7 Settembre 2025
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7 Settembre 2025

Lebonski Park è un ottovolante senza sosta, Salmo ribadisce chi è il vero Re

Un concerto‐evento unico, tra rock, acustico e dj set: il racconto della notte di Salmo a Rho Fieramilano.

Salmo in concerto al Lebonski Park 2025 a Rho Fieramilano, foto di Giuseppe Antonelli
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Salmo, Lebonski Park, la recensione del live del 6 settembre 2025.

“Possono passare anni ma Salmo resta il rapper da battere”. Parole di Lazza, pronunciate questa sera subito dopo l’esibizione a sorpresa sulle note di Ho Paura di Uscire 2, al Lebonski Park di Rho Fieramilano.

Parole inequivocabili quasi al termine di una serata durata quasi tre ore, dalle 21 alle 23:45 per essere precisi, che mettono una pietra tombale su qualsivoglia speculazione (sempre che ce ne fossero) su chi sia il numero uno.

Certo, il gusto è soggettivo e ci sono tante persone che non hanno una grande stima nei confronti del rapper sardo ma poco importa, si parte sempre dal presupposto che non si può piacere a tutti.

Ecco, magari a tutti no ma di sicuro a più di 50mila persone arrivate da tutta Italia, isole comprese, invece sì e lo dimostra l’affluenza nello spazio gigantesco di Fieramilano.

Più di 50mila persone è raro vederle ma se parliamo di Salmo, in realtà, non dovrebbe stupire più di tanto. Il suo ultimo album, Ranch, è considerato uno dei migliori di quest’anno a mani basse e l’attesa verso questo spettacolo unico era davvero alta.

Fare ciò che fa Maurizio Pisciottu è impresa quasi titanica da anni ma qui parliamo di un qualcosa di più: alzare l’asticella del buon gusto.

Il Lebonski Park è un piccolo parco giochi curato con gusto, dalla parte musicale fino a quella dell’intrattenimento pre-live ma procediamo con ordine e partiamo con il racconto di questo immenso, e raro, show (qui trovate la scaletta).

Salmo divide il live in tre atti e tre stili diversi

Il live inizia puntuale come un orologio svizzero, alle 21:00 in punto si comincia e per la successiva mezz’ora il palco si trasforma nel trono di un uomo indiavolato che non fa altro che rappare, muoversi e saltare sulle note dei suoi pezzi pregiati rock e hardcore della discografia.

Da Russell Crowe a Daytona, passando per On Fire e Bounce non manca proprio nulla e il pubblico supporta ogni singola nota con mani al cielo, salti e canti all’unisono.

Dal palcoscenico partono fiammate costanti che rendono l’atmosfera molto infuocata, seppur estremamente controllata in ogni minimo dettaglio.

A tal proposito, subito dopo il primo pogo, Salmo ferma il concerto per qualche istante per assicurarsi che nessuno si sia fatto male e che il pogo fosse stato divertente per tutti.

Una volta garantito che tutti stessero bene, lo spettacolo riprende e continua con un salto avanti e indietro nel tempo tra brani storici come PXM (Prega per me) e Il Figlio del Prete, fin quando non si entra nel clima dei feat con il primo ospite di serata: Fabri Fibra.

Insieme a lui si torna ai tempi di Playlist, uno degli album più riusciti e acclamati degli ultimi 10 anni del genere (e non solo), con Stai Zitto ma nessuno si sarebbe aspettato che si trattava solo dell’incipit di un concerto enorme.

Uno show da 40 brani in tre atti

Quaranta canzoni in totale divise in tre atti: rock, acustico e dance con DJ set.

La prima parte è durata un’oretta e 15 minuti e sono state cantate tutte quelle canzoni che avevano bisogno di una certa spinta sia da parte di Salmo che da parte della sua band, Le Carie, fino ad arrivare al pubblico che, in media, era composto da millennial.

Fibra è arrivato per mettere pepe a questo primo tempo che, subito dopo, è continuato con altri dieci brani seguendo la formula del vecchio e nuovo a intervalli regolari.

Un brano vecchio e uno nuovo e così via tra Cartine Corte e Giuda, Hellvisback e 90 MIN, Criminale e Il Cielo nella Stanza che è stata anche la canzone di chiusura di tutto questo momento fortissimo con la band.

Pochi minuti prima di quest’ultima canzone, Salmo ha riportato su un palco gigantesco Kaos che ha definito come suo mentore e uomo che gli ha fatto capire cosa avrebbe voluto fare da grande.

La cosa incredibile di questa prima ora è stata la tenuta fisica. Reggere così elevati e serrati senza mai fermarsi è roba da fenomeni veri.

Salmo durante la parte acustica del concerto Lebonski Park 2025, foto di Giuseppe Antonelli

La parte unplugged sorprende: arrangiamenti nuovi e ospiti

A questo punto inizia il momento centrale dello show e succede la magia: cambio palco, cambio strumenti, cambio abiti e si riparte con canzoni storiche o più recenti ma comunque rilevanti in chiave riarrangiata.

Chitarra classica, una batteria ridotta all’osso e strumenti, in linea generale, acustici anche per gli altri componenti. Tutti insieme hanno cambiato gli arrangiamenti di brani molto complicati sotto questo profilo come Aldo Ritmo o Sangue Amaro ma è andato tutto meravigliosamente bene e il pubblico era gasatissimo.

Questo blocco viene ricordato per altri tre feat importanti come quello con il giovane Centomilacarie, quello con il “figlioccio” della Machete Nitro e quello con l’icona totale Zucchero Fornaciari che “benedice” il suo pupillo.

Rispettivamente cantate Non Mi Riconosco, Marylean e Diavolo In Me con un trasporto, una voglia e un’energia inarrestabili.

Duetto tra Salmo e Zucchero durante il concerto Lebonski Park 2025 a Milano, foto di Giuseppe Antonelli

Lebonski Park diventa una discoteca a cielo aperto

Terminata la parte unplugged, durata tutto sommato un bel po’ considerando che stiamo parlando di un concerto di Salmo, è il momento di scatenarsi e dare fondo a ogni energia con un DJ set che è stato il fil rouge degli ultimi 45 minuti.

Neanche a dirlo, questa parte è servita e serviva per far ascoltare tutte quelle produzioni prettamente techno/hip hop che, in altri generi e contesti, risulterebbero poco collegate al resto.

È qui che entra in scena uno degli amici più cari di Salmo, Noyz Narcos, a cui fanno seguito Lazza e, penultimo in scaletta, Luca Agnelli.

Inutile dire che il pubblico era al settimo cielo, non si capiva più nulla di cosa stesse succedendo perché i giri del motore sopra e sotto al palco sono saliti a livelli spaventosi.

Impossibile fermarsi se viene fatto un DJ set dove partono, a ruota, Respira, Ho Paura di Uscire in tutte e due le parti, Mamma Sto Male, Fuori Controllo e un altro paio di missili terra-aria inarrestabili.

La scaletta, poi, si è chiusa con una sorpresa per tutti gli astanti: l’inedito, suonato in anteprima rispetto alla pubblicazione programmata per l’8 settembre, dal titolo Flashback, in cui Salmo ripercorre più di 20 anni di carriera partendo dall’estate del 2003 fino ad arrivare ai giorni nostri.

Salmo durante il dj set al Lebonski Park di Milano 2025, foto di Giuseppe Antonelli

Lebonski Park di salmo è una immersive experience

A mente fredda, il Lebonski Park di Salmo non si può definire “solo” un live. Il significato dietro questa data, la sua importanza, la sua rilevanza nella vita dell’artista e del pubblico presente l’hanno resa un’esperienza stellata.

Salmo è il Cannavacciuolo della musica: stella Michelin, cucina raffinata ma capace di stare lì e mangiare panino con la cotoletta fatta all’alba, accompagnata da una bella birra da 40 cl.

Lo spazio creato con questo piccolo parco giochi è stato molto carino da vivere tra scivoli, tori meccanici, altri giochi e la ruota panoramica anche se, in ottica futura, si potrebbe fare di più. Si può sempre fare e dare di più.

A conclusione di questo racconto cosa aggiungere di più se non che, per l’ennesima volta, Salmo ha dimostrato di essere un corpo alieno in questo momento nella musica ibrida italiana.

Solo un alieno riuscirebbe a gestire senza mai crollare 3 ore di scaletta dove ogni singola canzone (ricordiamolo, 40 in totale) è una megahit cantata a squarciagola dal pubblico.

Solo un alieno riuscirebbe a riempire il palco come se ci fossero 80 persone in scena, e invece è solo se non consideriamo la band, presente di certo ma in secondo piano nelle inquadrature a schermo.

Solo un alieno riuscirebbe ad avere l’idea di un parco giochi a un concerto, metterla in pratica e ricavarne i frutti nel migliore dei modi.

Quell’alieno è Salmo e dobbiamo tenercelo stretto.

Foto articolo di Giuseppe Antonelli