14 Aprile 2015
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14 Aprile 2015

LIBERA – ANNA TATANGELO – DOPPIA RECENSIONE

Leggi su aLLMusicItalia la doppia recensione di "Libera" il nuovo disco di Anna Tatangelo.. a chi sarà piaciuto il disco tra Fabio Fiume e Simone Caprioli?

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Libera è sia il titolo della canzone che Anna Tatangelo ha presentato a Sanremo, che quello del suo nuovo album.
Un album che qui in redazione ha diviso al punto che, come già successo, abbiamo deciso di realizzare un doppia recensione… una di Fabio Fiume e l’altra di Simone Caprioli.
E voi, da che parte state?

LIBERA – ANNA TATANGELO – RECENSIONE DI SIMONE CAPRIOLI

Una scelta bizzarra quella di Anna Tatangelo: intitolare un disco Libera e farsi ritrarre dentro una gabbia in copertina. C’è qualcosa che non quadra già dalla prima occhiata in questo album, ma Anna è da sempre un’artista dalle scelte controverse ed inizialmente, va detto,  le ho voluto credere.
Sono passati tredici anni dal suo debutto al Festival di Sanremo quando ancora bambina prodigio s’imponeva tra Nuove proposte promettendo un percorso glorioso sulla scia delle canzoni che qualche anno prima avevano regalato il successo a Laura Pausini; in questi anni (2015 compreso) sei album e sette partecipazioni al Festival , concerti affollatissimi ed anche un po’ di televisione, il tutto nell’attesa della consacrazione definitiva, che però non è arrivata mai. Neanche stavolta.

Il problema di Anna è che fa questo genere come il 70 percento delle cantanti donne d’Italia, e lo fa da oltre dieci anni senza mai, secondo me, aver trovato la canzone giusta che le abbia permesso di fare il salto, e posizionarsi credibilmente tra le grandi interpreti del pop nostrano. E dire che volendo, Anna potrebbe mangiare in testa a molte sue colleghe più blasonate e celebrate di lei per estensione vocale, controllo, una bellezza mozzafiato, e un carattere forte che molte volte l’ha salvata dai tormenti gossipari di questi anni. Peccato, perché per assurdo Libera, il brano in gara al Festival quest’anno, è stata una delle sue migliori prove sanremesi, ma quella andata peggio (eliminata prima della finale), e di Kekko Silvestre autore per altri: un testo semplice, una bella melodia e un inciso che resta pur senza voler dire niente di nuovo o salvifico per la musica italiana. Questo disco  manca di personalità, appeal o molto più banalmente di una direzione precisa come preannunciato già dai singoli usciti nei scorsi mesi  (Occhio per occhio, Muchacha, Senza dire che) : si apprezzano giusto le buone intenzioni mid tempo di Tu non cambiare mai, la melodia di Vento di settembre (regalata dalla penna di un “redivivo” Daniele Stefani), la leggerezza di Non volevo niente e la titletrack. Tutto il resto è poco convincente e sa di riempitivo non rendendo nemmeno giustizia talvolta alla voce di Anna che in alcuni episodi (vedi Ed io ti amavo) fatica addirittura ad uscire dal proprio giardino ed aprirsi al pieno delle sue possibilità, che sono molte. Che ora è ha tutta l’aria di un adattamento in italiano mal riuscito di un testo in inglese e denota diversi problemi metrici nelle strofe, soffocando le buone intenzioni melodiche dell’inciso; Ieri, ballata scritta da Gigi D’Alessio non spicca mai il volo e potrebbe essere la cover di almeno altri 3 pezzi suoi. Occasione sprecata anche con la cover di Dio come ti amo, brano già riproposto in passato da numerosi artisti, che in questa versione jazz soffre un arrangiamento poco funzionale alla sua natura emotiva e passionale, e sembra una traccia tra le tante più che la rilettura di un capolavoro della musica di Domenico Modugno.

Un disco che non si lascia ricordare e non aggiunge niente (o quasi) al repertorio già noto di Anna Tatangelo; Speriamo nella prossima volta magari con un grande autore al fianco e un po’ di coraggio in più. Anna io ti credo ancora!

CANZONE MIGLIORE: Libera
VOTO: 5/10


LIBERA – ANNATA TATANGELO – RECENSIONE DI FABIO FIUME

Capita in musica, a volte, che possa arrivarti qualche sorpresa e quando questa ti arriva da una cantante indiscutibilmente brava, tra le più intonate dell’intero panorama musicale nostrano, ma che aveva dalla sua non pochi peccati riguardanti opinabili scelte musicali ed un filo addirittura peggio per quel che riguarda i contenuti dei brani proposti, non può che farti piacere. Eh già, perché Anna Tatangelo il suo posto al sole nella musica italiana lo ha sempre legittimato con tecnicismi vocali non trascurabili, messi al servizio di una presenza scenica importante e, cosa che come sempre si sottolinea, una bellezza che a differenza delle scelte artistiche è tutt’altro che opinabile ed indubbiamente aiuta.
Oggi però Anna rimescola un po’ le carte ed arriva sul mercato con il miglior album realizzato fino a questo momento, dal titolo quantomai esplicativo del suo momento di vita, ovvero Libera. Ad esso Anna pare aver affidato tutte le sue speranze di sentirsi libera effettivamente, soprattutto da pesi gossippari che spesso hanno spostato le attenzioni da ciò che proponeva verso contorni più strettamente privati o quantomeno frivoli. In che modo? Sfoderando un disco pop dalle molte sfaccettature che la materia permette, affidandosi a vari autori che le hanno permesso approcci diversi come interprete e arrangiamenti, sempre ad opera del fido amico Adriano Pennino, più variegati.

I temi ricorrenti nei testi sono sostanzialmente tre: l’amore, i rapporti problematici o speranzosi e l’essere donna, che fortunatamente qui non fa connubio col sapere o meno riempir una minigonna, ma con lo sviscerare passioni, seduzioni, ardori o impeti decisionali. Anna si completa affiancando alle già decantate caratteristiche tecniche un ventaglio interpretativo decisamente più ampio che in passato; sfodera dolcezza nel pezzo migliore del disco, che arriva quasi in chiusura di tracklist, quella Vento di Settembre , firmata da una dimenticata vecchia promessa, Daniele Stefani, dove inusuali falsetti armonizzano un inciso che forse a voce piena non avrebbe avuto la medesima forza, tra chitarre che ricordano soluzioni “danielesche” , non nel senso dello Stefani, ma nel senso del grande Pino.
Camba e Coro dopo i vari amici di Maria e l’ultimo Masini sanremese, arrivano in Libera a firmare due possibili singoli: il momento dance Inafferrabile , con voci distorte ed inciso aperto e la ficcante e riuscita Non volevo niente, che entra in testa ed è già immaginabilissima come video, con vento tra i capelli tra spazi aperti a strapiombo sul mare. Tante polemiche come autore per la Tatangelo ha poi suscitato il “Kekko modaiolo”, Francesco Silvestre, che qui firma tre pezzi, tutti noti; certo che Muchacha è indubbiamente discutibile, ma non per il brano volutamente estivo ed ammiccante, ma forse proprio per quel termine. Provate a pensare se il sostantivo iberico fosse stato sostituito dal nostrano ragazza, non sarebbe diventata di colpo meno kitsch? Tra i suoi il pezzo forte è indubbiamente Senza dire che, forse bruciata erroneamente anzitempo per far posto in quel di Sanremo alla title track, che pur se ariosa e ben scritta e altrettanto interpretata, non riesce a scardinarmi dalla mente l’immagine di canzone di uno spot per assorbenti, cosa ancor più rafforzata dal video. A primo ascolto ho poi bocciato il pezzo scritto da uno storico paroliere come Berlincioni, quella Ed io ti amavo dove nei primi passaggi si aggrovigliano tra loro specchi di Archimede, vascelli di sogni ed anima bianca dello zucchero a velo. Avendo però la possibilità di sentire più volte il disco, mi sono accorto del punto di forza che è in realtà questa canzone, perché, scellerato passaggio testuale a parte, riesce a raccontare in maniera immediata e passionale quanto l’amore possa annullare il nostro mondo, non farci vedere nulla, giustificando tutto proprio per sua causa, il tutto su una base con chitarre dal sapore dei primi anni 80 ed una bella nota tra gli incisi finali, che merita menzione, per la improvvisa e riuscita sfumatura soul. E Gigi può mai mancare? No, non manca ed anzi, conferma lo stato di grazia melodico che pare aver ritrovato con una bella Ieri, su cui la compagna fornisce prova convincente con note dritte, sicure e crescendo finale che in live strapperà sicuro calorosi applausi.
La Tatangelo fa musica popolare, fa canzoni che la gente può canticchiare in doccia, non fa certo musica per cambiare il mondo e Libera non la slaccia da questo concetto. E’ però finalmente un disco che supporta realmente la sua bravura e soprattutto cancella quell’immagine fredda e distaccata da copertina di giornale glamour, per rendercela appassionata, toccabile, terrena, una che inviti ad una cena tra amici, sapendo che non dirà di no.

CANZONE MIGLIORE: Vento di Settembre
VOTO: Sette