26 Gennaio 2020
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26 Gennaio 2020

Junior Cally a Sanremo 2020… e tanta gioia per tutti!

Il Festival ogni anno porta con sé tante polemiche e a marciarci su, a quanto pare, sono soprattutto i politici italiani. Non senza qualche gaffe...

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Junior Cally a Sanremo 2020… e scoppia la polemica. Ormai è chiaro, nell’Italietta 2.0 ogni manifestazione mediaticamente rilevante diventa occasione per far campagna elettorale, portare l’acqua al proprio mulino e guadagnare facile visibilità.

Un malcostume che non riguarda solo gli scellerati politici ma anche il mondo dell’intrattenimento tutto. E cosa c’è di più politico che – parappapaparapa – il Festival di Sanremo?

Già fisiologicamente predisposta a far montare polemiche, negli ultimi anni la kermesse griffata Rai 1 è diventata il sanguinoso campo di battaglia in cui gli addetti ai lavori regolano i conti in sospeso a suon di colpi bassi.

Ultimamente pure i politici adorano sfruttare il can can festivaliero per scatenare polemiche e rosicchiare qualche voto. Ricordate le amenità uscite lo scorso anno perché l’allora sconosciuto Mahmood – di padre egiziano – aveva vinto, tra l’altro con pieno merito, la gara?

Ecco quest’anno si è scavato se possibile ancora prima e più a fondo, all’inizio polemizzando sul povero Amadeus semplicemente per essersi incartato su una frase, magari poco felice ma non di certo meritevole di cotanta attenzione. Non era Pacciani, ragazzi. Non era Jeffrey Dahmer. Era il povero Amadeus! Uno che in carriera ha sgomitato molto meno di altri e un po’ a sorpresa si trova finalmente davanti l’occasione della vita. Capita di farsi prendere dall’emozione.

Ma il piatto forte è arrivato dopo e riguarda il ventottenne Antonio Signore, per tutti Junior Cally, professione rapper, o giù di lì.

Prima di andare avanti una puntualizzazione per gli amanti della musica in levare: non c’entra niente con il Junior Kelly giamaicano paladino della reggae music consapevole. Il Cally nostrano viene da Roma, è parecchio conosciuto nell’ambiente, con due dischi di discreto successo alle spalle, un contratto con la Sony e una sinistra maschera sul volto come tratto distintivo.

Niente di nuovo sotto il sole, l’avevano già indossata negli anni settanta i Kiss, a fine novanta gli Slipknot, senza scordare i Daft Punk e molti molti altri. La soluzione è nuova come mia madre tra tre anni. Per non parlare del rap.

Ricordate gli Insane Clown Posse? E come non citare i nuovi volti della drill e della trap come K Trap, M Huncho, Reekz MB, eccetera? Va detto che, seppur abusata, la scelta di indossare una maschera fa comunque sempre la sua porca figura.

Ma non andiamo fuori tema e invece chiediamoci: perché la polemica sul giovane mc romano? Come mai tanti politici (Lucia Borgonzoni, candidata della Lega alle regionali in Emilia; la senatrice Cinzia Leone del movimento 5 Stelle; il segretario dell’UDC Lorenzo Cesa; i capigruppo della Lega in Senato e alla Camera dei Deputati, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari; Daniela Santanché di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, vicecapogruppo vicario dei senatori di Forza Italia e parecchi altri) ne hanno chiesto l’esclusione dal Festival?

Perché cantanti famose come la Berté e la Vanoni lo hanno attaccato pubblicamente? Persino le donne della CGIL Napoli hanno esortato il pubblico a smettere di seguirlo. Per non parlare del Codacons, che ha mandato un avvertimento alla Rai dove sostanzialmente dice che se Junior Cally lancerà messaggi sbagliati, diseducativi o pericolosi dal palco dell’Ariston, l’azienda dovrà rispondere dei danni.

Un bel casino che a Sanremo non si vedeva da almeno il 2010, e cioè dai tempi dell’esclusione di Morgan, reo di aver ammesso innocentemente in un’intervista di sconvolgersi per vincere la depressione.

Come se a Sanremo di polvere non ne fosse mai transitata… ma si sa, in Italia stranamente è peggio il dire che il fare.

Torniamo all’oggi: come mai tutti contro Cally? Qual’é la sua colpa?
La sua colpa è scrivere testi sessisti, violenti, che apostrofano le donne con epiteti quali tro*a, putt*na, eccetera, eccetera. Testi che, dice qualcuno, addirittura istigherebbero allo stupro.

In particolare a finire sotto inchiesta è Si chiama Gioia, canzone datata 2017, che con il suo testo poetico e a modino recita:

Lei si chiama Gioia, beve e poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la dà. Sì chiama Gioia, perché fa la tro*ia, sì, per la gioia di mamma e papà. Questa non sa cosa dice, porca tro*ia, quanto chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ ho rivestito la maschera”.

Un testo abbastanza banale e stupido, come gran parte delle liriche di Cally, che a onor del vero ha un buon flow ma è ancora parecchio acerbo con le rime, ne chiude poche e rappa su basi abbastanza piatte.

Ecco l’unica colpa che vedo in lui è propria questa: fare musica essenzialmente di merda. Ma se è per questo a Sanremo è in buona, per non dire ottima, compagnia.

Certo, certi testi misogini, violenti, che fanno apologia alla maleducazione e al mal comportamento non sono belli da sentire ma stiamo parlando di canzoni, non manuali di comportamento. Le espressioni artistiche non è che si discutano e vadano smussate per essere socialmente accettate.

Possono piacere o non piacere, si possono applaudire oppure fischiare. Ma non censurare. Quello mai.

Il rap poi è un genere che fa dell’esagerazione, del paradosso e della “catchfrase” a tutti i costi la propria cifra stilistica, ma il più delle volte il tutto è cucinato su un sotto strato d’ironia, sul prendersi poco sul serio.

Il gioco è a chi la spara più grossa per chiudere una rima ad effetto, senza prendersela così tanto. Chi è stato a una battle sa bene cosa voglio dire. Non va preso tutto alla lettera. E Junior Cally non è certo il primo. Andatevi a sentire MR Simpatia, l’ultimo disco di Fibra prima di Tradimento e il passaggio in major e poi ne parliamo.

Poi è chiaro, ci sono contesti e contesti, e la fascia di pubblico che si siringa Sanremo va tutelata, è un programma per famiglie e difatti non è Si chiama Gioia a essere presentata in gara ma un’altra canzone dal testo di tutt’altro genere.

Quindi dov’è il problema?
Facciamo la censura retroattiva?
In rete e sui giornali vedo citare dai miei colleghi tutte le canzoni con messaggi discutibili realizzate da tanti musicisti saliti poi sul palco dell’Ariston, da Vasco agli Afterhours, passando per un insospettabile Marco Masini.

Lodevole ricordare questi artisti ma io resterei a parlare di rap, un genere che ha altre regole e un immaginario tutto suo. E mi soffermerei pure sull’ignoranza di gente che parla senza conoscere.

Tanti anni fa a Sanremo è andato come super ospite strapagato anche il monumentale Eminem e tutti zitti.

Probabilmente allora l’Italia era un posto migliore oppure i politici non conoscevano l’inglese visto che, soprattutto nei primi dischi, il rapper originario di Detroit non è che decantava l’odiata madre e l’ex moglie Kim come Leopardi con Silvia. Ci andava giù talmente pesante che quando usava la parola bitch sembrava un complimento.

Comunque vada a finire, il “Junior Cally Case” qualcosa di fantastico ce l’ha regalato, parlo di uno dei più belli intervalli comici in quattro righe degli ultimi 20 anni. Peccato che il capocomico, al solito, non si sia reso conto di quanto ci abbia fatto ridere.

Il rubicondo Salvini ha infatti twittato:

A proposito mi vergogno di quel cantante che paragona Donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana“.

Sì lo so, sembra una barzelletta ma giuro che ha scritto così.
Quindi amici, ricordate bene: con le telecamere accese le donne vanno rispettate.

A casa vostra invece mazzuolatele pure senza pietà, possibilmente ascoltando a palla i canti degli alpini… giù il cappello del disgusto.

E tanta gioia per tutti…