Luvespone & Moby Rick – Odisseo
Hip hop e reggae che si fondono facendo guadagnare calore alla parte hip hop e contenuto alla parte reggae, genere spesso in Italia proposto solo come divertissement estivo. Ed il contenuto spiega che vivere in questo tempo significa accettarne la relatività. Va in difficoltà chi non sa farlo.
Sei ½
Marco Mengoni – Ma stasera
Lavorato con i Purple Disco Machine ne è proprio figlio. Marco ci sta benissimo sopra, cavalcando queste sonorità 80 in maniera pressoché perfetta, come se fosse un figlio artistico di quegli anni. E a dire il vero ci voleva proprio una canzone italiana che suonasse diversa da tutto il resto. Mengoni si fa attendere, ma non sbaglia. E non ha nemmeno bisogno di stabriliare con la voce per raggiungere risultato.
Sette ½
Mille – La radio
Con una scelta interpretativa vicina quasi ai cartoni animati, con una nota che s’avvicina al momento escalation di Rumore di Raffaella Carrà, il pezzo è in realtà una sorta di riparo offerto dalla radio, da una musica italiana che può salvare anche dalla convinzione che “un noi forse non c’è stato mai”. Manca ancora il pezzo della vita ma Mille è sicuramente un’artista originale e da tenere sott’occhio.
Sei ½
Leonardo Monteiro – Balleremo
Ci sono delle buone intuizioni in questo nuovo pezzo di Monteiro, con sentori che arrivano dagli anni 60 per le strofe ed un inciso che in realtà non c’è per davvero o, per lo meno, non è riconoscibile come tale. Molti echi, chitarre latine, ritmica calda che ispira il movimento e voce che stavolta risparmia qualche manierismo di troppo ed appare bella mostrando il reale colore, nonostante gli echi.
Sei ½
Motta – Quello che non so di te
Forse Motta avrebbe dovuto sceglierlo come primo singolo per il lancio dell’album. E’ infatti dotato di una maggiore energia che lo riporta per sonorità di band indie anche di una decina d’anni fa. E si riesamina una felicità che spesso si ha ma non si riconosce. Stupisce però la relativa breve durata perché un brano del genere, qualora non avesse altro da dire nel testo, dovrebbe lasciar fare alla parte musicale, alle chitarre, alla ritmica. Peccato.
Sei
Nyo – Tutto finisce
Nelle strofe c’è un po’ troppo Mahmood, di cui però non ha la stessa bella e particolare voce, un po’ Aiello in altre, di cui però non ha la stessa riconoscibilità. In un paio di momenti la batteria avrebbe dovuto diventare più concreta; avrebbe aiutato il pezzo a crescere e guadagnare potenza.
Cinque
Gatto Panceri – Resta in piedi
E’ una canzone questa di Panceri molto essenziale musicalmente parlando ed è una ricerca di un vero e proprio slogan. La percezione è quella della ricerca di un messaggio positivo. Chiaramente, come tutte le canzoni slogan si trascura un po’ la linea melodica per far emergere la frase topica. Sicuramente sentita una volta non la scordi.
Sei
Pierpaolo & Giorgina – L’estate più calda
A quante canzoni assomiglia questa? A parte la stupidera estiva, per quale motivo ci si dovrebbe soffermare ad ascoltare questo pezzo? Ah ok, ci stiamo muovendo, schiuma sulla pista, cocktail colorati, l’amico non fisicato da spingere in piscina… certo, che ridere e poi? Che resta di questa prova artistica? Niente.
Quattro
Tommaso Primo – Cavalleggeri è New York nella testa di Laura
Delicata storia di quartiere, di una fantasia che trasforma i luoghi familiari in una megalopoli sognata, di vita diversa, di sogni. E da sfondo un sentimento cantato in maniera delicata, a mo’ di serenata, con chitarra e poco altro a confermare il senso melodico di una canzone che nella sua religione più remota finisce con l’essere estremamente diversa e moderna.
Sette
Cassandra Raffaele – Antidoto
Credo che abbia raccolto molto meno di quanto meritasse Cassandra Raffaele, qui al servizio di un pezzo molto bello melodicamente da cantare, che le permette di mostrare non solo estensione ma anche varietà d’intenzione. Melodia d’archi ed elettrificazioni, bassi e batteria d’altri tempi.
Sette
Sealow – Notti vicine
Un po’ vuota nella base, praticamente affidata tutta ad un effetto ritmico e su cui si poggia una voce acerba. Il pezzo non sarebbe nemmeno male di suo; è a metà strada fra pop e rap, di quelli però delicati. Però il tutto è davvero troppo solo abbozzato; con una produzione più potente avrebbe potuto funzionare di più.
Cinque
Ema Stokholma – Menage a trois
Mi chiedo: ma Ema, spesso chiamata anche in contesti musicali a giudicare, a parlare di artisti, davvero è contenta di questo pezzo? Prodotto dance nemmeno troppo originale su cui c’è un testo di frasi fatte e nomi sciolinati uno dietro l’altro, come testo. Il tutto più recitato, anzi annunciato, che cantato.
Quattro
Anna Tatangelo & Beba – Sangria
Canzone di matrice latino/urban che accetta però di non cadere in stereotipi estivi che debbano per forza chiamare la gente in pista al ritmo di reggaeton. Qui è tutto più sensuale e se si accetta di andare in pista è solo per un gioco di seduzione, per guardarsi e dare vita alla corsa che regge il mondo, quella fra preda e predatore. A me questa nuova Tatangelo piace perché è centrata, credibile, padrona di sé, della sua voce che sa esattamente dove andare e con quali intenzioni.
Sette
Tazenda – Splenda
L’impasto corale mi ha fatto pensare ad alcune cose “de andreiane”. Il pezzo però manca di mordente, di una linea melodica che lo renda riconoscibile e canticchiabile; tranne l’inizio delle strofe che è praticamente Guantanamera. Hanno fatto molto, ma molto meglio.
Cinque=
Virginio – Brava gente
E’ una visuale di noi italiani piuttosto nitida, tutti potenzialmente brava gente, con una scenografia eterna che già è stata preziosa per il più grande cinema ed ancora non perde fascino, ovvero Roma. Un discorso universale di possibilità d’incontri, di lasciarsi andare, di ballare perché si ha voglia, senza pensare a che sarà domani. Arrangiamento carico, qualche suono un po’ abusato ma tutto sommato nuovo nella produzione del cantautore di Fondi.
Sei ½
wLog – Musica cocktail
Su una base cocktail wLog sembra diventato di colpo, per modo di cantare, uno della nuova scuola cantautorale romana, alla Gazzelle, per intenderci; un po’ le parole biascicate, un po’ questa maniera seccata di cantare, come se si fosse li quasi per caso. Il pezzo è allegro e anche comunicativo per quel che racconta nel testo e che, tutto sommato, rende bene l’idea proprio perché cantato così.
Sei ½











