5 Ottobre 2017
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5 Ottobre 2017

Pianeti segna il debutto discografico di un poeta urbano, Ultimo

Dopo aver pubblicato i singoli "Chiave", "Ovunque tu sia", "Sabbia" Ultimo esce con l'album d'esordio targato Honiro, "Pianeti"

Ultimo
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Debutta domani sul mercato discografico con un album d’esordio intitolato PianetiNiccolò Moriconi, in arte Ultimo.
Il cantautore romano classe 1996, negli scorsi mesi ha pubblicato, dopo aver vinto un Contest organizzato da Honiro Label, i singoli Chiave, Ovunque tu sia e Sabbia.

L’album Pianeti esce accompagnato da un nuovo singolo che porta lo stesso titolo dell’album.

In questo disco ci sono più cose che avrei voluto vivere che cose che ho vissuto ed il bello è proprio qui: la musica è amica della fantasia, ed io le porto sempre in tasca con me. Non credere a niente che non sia fantasia. Il mondo è un posto misero se lo guardi con gli occhi di tutti.

Distinguiti, vola alto – continua Ultimo – Ognuno di noi ha passato, passa e passerà momenti in cui guardandosi allo specchio non vedrà altro che una persona, ed è in quel momento che tu devi prendere in mano un sasso e trasformarlo con la fantasia in un pianeta“.

Ultimo si aggiunge al roster di artisti della scuderia di Honiro, una delle label indipendente più attive nel panorama hip hop italiano, che ha nel suo cast artisti quali Briga, Mostro, Sercho e Schiva.

Qui di seguito il racconto di Ultimo, traccia per traccia, delle canzoni contenute in Pianeti:

CHIAVE

La prima è sempre la prima. Non è una scelta casuale che il disco inizi con lei. Ricordo ancora quando entrai per la prima volta in studio da Yoshimitsu e Manusso e dissi “voglio esordire con questa“.
Mi piace pensarla più come un inno che come un brano…
La chiave è un simbolo magico: apre e chiude ogni cosa. Quando ho iniziato questo percorso mi sono detto “con questa devo aprirmi il destino. Ho sempre appesa al collo una chiave, apre la testa ad ogni rivale…

IL CAPOLAVORO

Nasce in uno stupido pomeriggio di agosto. È l’unico brano del disco in cui la musica l’ho scritta insieme ad un altro musicista. Un giorno Yoshi mi inviò una nota vocale su whatsapp e dopo 15 minuti gli rinviai il brano finito. Il titolo può ingannare, può far pensare alla canzone perfetta… invece è tutt’altro; nel testo io ammetto che lei era la sola nota che riusciva a far uscire da me il capolavoro che ho dentro, e che ora sembra non appartenermi più. È una nostalgia che mi porto dentro di quello che ero, che eravamo insieme… quando tutto sembrava troppo più facile di ora.

PIANETI

Il singolo dell’album. Il titolo dell’album. Molti di voi mi hanno chiesto il perchè di questa scelta… Io sono un sognatore, da sempre… e non ho mai voluto perdere la mia voglia di evadere. Mi spiego meglio. A me il mondo sta stretto, è un posto pieno di convinzioni inutili che la maggior parte della gente indossa. Io no, o almeno utopisticamente parlando, cerco di convincermi che sono il più lontano possibile dalla realtà. Non c’è stato giorno che Dio ha creato in cui non mi sono perso nella fantasia.

L’amore si sa, c’è chi non lo dice, ma si sa, è il motore di tutto… e quando mi sono ritrovato a non riuscire a mostrarlo come volevo, e che non veniva recepito come io volevo, ho deciso di scrivere una canzone sull’attesa (come anche il video stupendo di Emanuele Pisano può confermare). Ho scelto di non scegliere. Sapendo che almeno nella fantasia, quello che nel mondo è un semplice sasso, io posso trasformarlo in un pianeta.

MILLE UNIVERSI

Incomprensione e rabbia. E’ la canzone più “cruda” del disco. Un viaggio nella consapevolezza di non riuscire più a controllare le cose. Lo scrissi un anno fa dopo aver terminato un discorso con uno dei tanti giullari che si spacciano per artisti e poi passa le giornate a capire come rimorchiare qualche ragazzina sui social. Ricordo che mi diede un fastidio tale da volergli spaccare la birra in testa. Si vantava di stronzate come i seguaci su Instagram, modi infimi su come arrivare ad essere più popolare, come rubare idee di qua e di la, e tutto con l’aria da superiore di chi pensa di essere davvero convinto di esistere. Tornai a casa e come prima frase mi uscì spontanea “a me serve di più di un telefono nuovo…“. Doveva essere chiaro quello che NON volevo. Maledette le persone.

SABBIA

Nella track-list è subito dopo Mille universi e non è un caso. Hanno molto in comune. In entrambi i pezzi esterno una difficoltà ad associarmi alle cose e alle persone; con la differenza che in Sabbia mi esprimo al futuro sperando che le cose cambino (“Voglio che un giorno si sappia…“) Mi piace pensarla come una canzone contro la resa. Perché tutti noi infondo siamo granelli che riempiono una spiaggia… e tutti noi abbiamo la possibilità di essere distinguerci, ognuno di noi resta unico se lo vuole.

RACCONTERO’ DI TE

Questo brano insieme a Giusy sono gli unici che ho scritto quando avevo 16 anni. Ero appena tornato da Cracovia e anche ora il solo ripensare a quel viaggio mi sta provocando una nostalgia incolmabile. Vivevo la mia prima relazione con una ragazza e quando tornai mi accorsi che per sempre qualcosa sarebbe cambiato… ma l’amore in quel caso fu solo un odore da inseguire per arrivare ad altro; infatti iniziai a scrivere d’amore per poi arrivare a parlare di qualsiasi cosa in quel momento mi faceva sentire vuoto. Avevo solo voglia di immaginare la mia vita tra vent’anni, e sapere quali fossero le cose che avrei voluto raccontare.

Un concetto fondamentale che ripeto spesso anche parlando tutti i giorni lo esprime nella parte in cui scrivo : “Le volte che ho respinto e dicevano “sei un viziato” perché ho sempre avuto tutto e ho amato ciò che mi è mancato…vai a spiegarglielo a chi predica soltanto che è proprio chi ha avuto il pane che desidera qualcos’altro“; ovvero che non è vero che chi ha avuto tutto dalla vita non ha un motivo per lamentarsi semplicemente perché ha un piatto caldo a tavola, anzi, è proprio chi ha il pane assicurato, che cerca altro, ed è chi ha altro che cercherà altro ancora.

GIUSY

Un manifesto sulla fragilità femminile, che da sempre mi affascina. La cosa assurda che mi succede con questo pezzo è che l’ho scritto a 16 anni ma ogni volta che lo ascolto scopro in quello che dico nuove sfaccettature, ed è l’unico brano in cui trovo forza. Tante volte mi viene chiesto: “ma cosa provi quando ascolti i tuoi brani?” Io rispondo che se li ascolto è per aggiustare dettagli tecnici o perchè voglio cambiare qualcosa… con Giusy no, lei mi da forza nella vita quando sono giù, trovo nelle mie parole forza per me, e non c’è cosa più intima musicalmente parlando… che anche se le cose vanno male e se la vita si ribella, io posso sempre ribellarmi più di lei.

OVUNQUE TU SIA

Voglia di evadere che si ripresenta. E’ il mio “mal di mondo” che si ripresenta. Nel brano racconto i postumi di una storia d’amore finita, cercando di saturare i dettagli che più mi hanno colpito. Ho cercato di richiudere nelle strofe quello che materialmente mi mancava, (“è rimasta la collana che ti avevo regalato…“), sfociando nel ritornello con un urlo di speranza e di richiesta: “portami via, dove il mondo è un’idea…dove ancora sei mia…” E’ una canzone uscita a Maggio come mio secondo singolo, e secondo me ha un filo musicale coerente.

LA STORIA DI UN UOMO

Questa è la storia di un uomo pieno di speranze che è partito in cerca d’amore. Oggi guardandosi intorno tra i ragazzi che scelgono l’amore sembra trovare solo ovvietà. Qui invece c’è una persona pronta a scavalcare il mare che lo divide dalla donna che vuole, soltanto per averla accanto. Nel brano ci sono “botta e risposta” tra i due protagonisti, con l’uomo che forse quando capisce di aver viaggiato per la donna sbagliata, torna nella sua città, ed un pomeriggio sovrastato dalla nostalgia chiama la ragazza disperato e vomita al telefono tutto l’amore che prova per lei, e lei non sa fare altro che chiedergli se è ubriaco… Lui confessa di aver avuto forse un comportamento infantile, ma almeno pieno di purezza e sincerità.

L’amore è lacuna, si ama ciò che non si ha, come il giorno ama la luna“; questa è la frase che racchiude questo pezzo perché forse, saremo sempre tutti quanti affascinati dall’impossibile e sarà sempre il passo da compiere quello che riteniamo giusto.

WENDY

E’ davvero possibile fantasticare su una persona che neanche si conosce fino ad averla con se tutti i giorni? Si. Senza veli confesso di farlo da sempre. Wendy è la donna che sogno mentre torno dallo studio a casa, è lo spazio di luce tra la siepe, è la bellezza rassicurante che mi culla ogni notte, è il sogno che non si deve mai avverare. Il blu nei suoi occhi mi conosce come nessuno. Io non mi ritengo un ragazzo romantico, ma mi ritengo abbastanza fragile da poter capire che solo immaginando l’amore lo si può vivere in modo perfetto.

Mai e poi mai vorrei Wendy vicino a me, oppure parlare di cose stupide con lei di cui parlano tutti perché lei è perfetta così: tra il sogno e la speranza. “Ti prego Wendy non finire come loro, con il cuore sotto terra e con il sogno di un lavoro!” Questa è l’unica cosa che ti chiedo.

L’UNICA FORZA CHE HO

Questo brano arriva dopo Wendy, la traccia precedente, perché è la coscienza che ogni tanto riemerge. Quando ti accorgi che l’unica forza che hai rimane nel sogno e tu devi tornare alla realtà delle cose quotidiane, della burocrazia, dei caffè, della macchina che si rompe, ti senti piccolo da far schifo… e questo succede a me molte volte lasciandomi un amaro in bocca. C’è l’amarezza di aver voluto esternare un amore e non averlo tenuto dentro: “vedi quanto costa poi parlarne? Dirti che ti voglio veramente? Che non ho visto mai occhi più grandi? Blu come il cielo che avevo davanti…” e si torna al discorso di Wendy… ovvero che, almeno per me, vale la pena vivere dentro le cose, compreso l’amore, che tanto una volta urlato, non ne rimane altro che parole su parole.

SOGNI APPESI

La canzone più bella che abbia mai scritto. “Dalla parte degli ultimi per sentirmi primo…“. Non penso serva aggiungere altro.

L’ELEGANZA DELLE STELLE

Arrangiamento sublime di Yoshimitsu e Manusso che mi ha lasciato senza parole. Anche qui è la solita storia… Mi sta stretto il mondo e immagino una parte di quello che vorrei cambiare se solo ne avessi la possibilità. In questo brano riesco a percepire quanto il mio maestro Lucio Dalla mi abbia influenzato. Il suo modo di elaborare i testi mi ha condizionato per sempre (senza voler assolutamente paragonarmi ad un Dio della musica come lui).

Saresti la risorsa per ogni sorriso, sarebbe la tua vita il tuo film preferito; e poi se mi credessi ti porterei in salvo dallo smog, dagli spari di un mondo violento…” E’ di nuovo il mio ribrezzo per certe sfumature del mondo che mi spingono a volerlo vivere senza farne parte… utopia? Si.

STASERA

Il brano più intimo del disco. Non a casa l’outro. L’ho scritto immaginando come vorrei che fosse la persona che voglio vicino. Analizzo i particolari di lei, è un pezzo che illumina le sfumature che amo della donna. “Tutto quello che chiedo è avere te che detesti litigarci il cuscino, mentre di notte calpesti.

Non c’è cosa più bella di vedere una donna dormire, e vedere finalmente le sue mille angosce spegnersi sul viso… vederla chiusa in se stessa e sentirla respirare piano; sdraiarsi vicino a lei rivolendo il tuo cuscino che nel sonno lei sta abbracciando, e mentre lo riprendi lei si oppone tenendoselo stretto ma cedendo alla fine… “lamentandosi” con un tenero capriccio calpestando le lenzuola per aver sfiorato il suo sonno. Tutto questo dopo averle chiesto a fine cena “Resti stasera? Fuori piove e non ho voglia di altro…

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