10 Febbraio 2017
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10 Febbraio 2017

SANREMO 2017 – terza serata: Fiume VS Traversa, le pagelle dei nostri critici a confronto

Sanremo 2017 terza serata e terzo appuntamento con le pagelle a confronto dei nostri critici Fabio Fiume e Federico Traversa

sanremo 2017
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Terzo appuntamento con le “ScontroPagelle” dei nostri critici musicali, Federico Traversa e Fabio Fiume, che si confrontano sulla terza serata di Sanremo 2017.
Maldestro – Canzone per Federica

Fiume: Che bella melodia questa canzone, con un bel testo di cantautorato intelligente che lascia ampio spazio ad una melodia d’inciso riconoscibile. Chic le lenti in tinta con la barba ed il ciuffo.
Sette

Traversa: Maldestro ha un nome che è tutto un programma e una certa somiglianza estetica a Dargen D’Amico. Mi piacerebbe sentirlo, anche perché il cantato, e soprattutto il testo, sembra interessante. Sfortunatamente mio figlio di tre anni me lo impedisce urlandomi nell’orecchio il suo mantra: “Ben e Holly, vedere Ben e Holly”. Comunque la canzone c’è, in bilico fra pop d’autore, un filo d’elettronica e cantautorato d’autore.
Sei ½

Tommaso Pini – Cose che mi danno ansia

FF: Pini ha una canzone molto carina, easy che però ha un limite… ti stanca in fretta. Girando già da un po’ per radio ha finito con lo stancarmi. Magari è un limite mio però… tant’è!
Sei =

FT: Tommaso Pini ha un look da cappellaio matto versione emo e una voce che ricorda il primo Mengoni. Prova a far ballare l’Ariston spingendo l’acceleratore sui soliti arrangiamenti dance ibridi che tanto vanno in questo periodo. Niente per cui spellarsi le mani ma certamente non sfigura.
Sei

Valeria Farinacci – Insieme

FF: Canzone talmente classica che nemmeno Gigliola Cinquetti l’avrebbe accettata, è riuscita persino a cantare una frase come :”è aprire un panificio che domani panificherà” … E pensare che Giuseppe Anastasi ha sempre meritato le mie lodi come autore….
Quattro =

FT: Valeria Farinacci sembra la versione hippy e addolorata di Carmen Consoli. Più che Sanremo sembra Tale e quale show. Parlo di aspetto non di sonorità. Il brano è la solita storia d’amore struggente che il festival crea come un dr Frankstein del sentimento. Bella voce, per carità, ma mi arriva poco o nulla.
Cinque

Lele – Ora Mai

FF: Anche Lele gioca sul sicuro, con una canzone di stampo classico, ma ci mette una grandissima grinta, che diventa ovviamente trascinante, grazie anche ad un inciso che incalza lasciando poco tempo pure per prender fiato.
Sei ½

FT: Lele ha personalità e voce molto versatile. Il pezzo è nelle sue corde e lo porta a casa senza sbavature. Piacerà alle pivelle e anche alle loro mamme.
Sei ½

Cover dei campioni

Chiara – Diamante

FF: Canzone di rara bellezza, resa benissimo, con un piglio affascinante da parte della voce della brava vocalist e ipnotica grazie al violino del maestro Pagani.
Otto

FT: Nella serata delle cover Chiara interpreta Diamante di Zucchero. Niente da fare, lei è così, i pezzi un minimo ritmati le stanno sul cazzo. La sua interpretazione del classico di Zucchero è abbastanza anonima, così l’emozione vira altrove, probabilmente a un rave con Vessicchio. Continuo a pensare che questa ragazza sia mal consigliata e non abbia ancora trovato qualcuno capace di far uscire il suo innegabile talento.
Cinque

Ermal Meta – Amara terra mia

FF: Meta da sfogo a due registri diversi in questa cover particolarissima, di un brano non così ricordato. Merito alla scelta non solita ed all’interpretazione drammatica e potente.
Otto ½

FT: Nella serata delle cover Ermal Meta interpreta Amara Terra Mia di Modugno. La sua versione è da tagliarsi le vene, se possibile più triste dell’originale. Mio figlio sta piangendo e io per consolarlo gli racconto che Ermal Meta non esiste. Però è bravo assai.
Sette

Lodovica Comello – Le mille bolle blu

FF: Resta una delle canzoni più inutili della carriera di Mina, almeno se paragonata alle tante pietre miliari. Lei resta nel registro simpatia, che era lo stesso proposto da Mina durante la sua unica partecipazione festivaliera.
Sei

FT: Lodovica Comello ci regala una scanzonata versione di Le Mille Bolle Blu, Sanremo si trasforma nell’Acquafan a ferragosto e Carlo Conti finalmente non si sente in colpa per aver rubato la negritudine a Michael Jackson.
Sei

Al Bano – Pregherò

FF: Ed Al Bano ritrovò il cappello di Amanda è libera ma anche la canna che un paio di sere prima sembrava aver perso. Il pubblico apprezza e sinceramente lo siamo tutti, perchè alla fine Sanremo, come spesso detto , è anche Al Bano.
Sei ½

Ft: Al Bano si cimenta con Pregherò, versione italiana di Stand By Me cantata tanti anni fa dal moleggiato. L’impressione è che il guerriero di Cellino, complice l’età e il cuore capriccioso, non sia al massimo della forma e preferisca evitare di prendere eccessivi rischi. E come dargli torto? La sua voce al 50% vale comunque quellla di tutti gli altri messi insieme
Sei

Fiorella Mannoia – Sempre e per sempre

FF: De Gregori è porto sicuro per Fiorella, che è anche la sua interprete migliore.. spesso persino migliore di lui. Perchè sarò ripetitivo ma Fiorella con occhi e parole ti fa un buco dentro.
Nove

FT: La Mannoia opta per un classico dell’amico De Gregori, Sempre e per sempre. È il suo festival, lo si sapeva, e lei non sbaglia un colpo, macinando note ed emozioni con spaventosa naturalezza. In culo a quelli che dicono che di pelo rosso non è neanche buono il vitello.
Sette

Alessio Bernabei – Un giorno credi

FF: Ma perchè scegliere una cover di cu non riesci a prendere le note? Menomale che Bennato è vivo e vegeto, altrimenti si rivolterebbe nella tomba, invece probabilmente dovrà pure educatamente ringraziare.
Tre

Ft: Alessio Bernabei superato il test della paternità che lo voleva figlio di Conti (tranquilli, non lo è) ci regala Un Giorno Credi del menestrello Bennato. Gira voce che Edoardo, ascoltata la canzone, abbia giurato fedeltà all’Isis.
Quattro ½

Paola Turci – Un’emozione da poco

FF: Confesso che questa è una canzone che mi procura un po’ d’orticaria. Paola l’ha scelta per i suoi buoni motivi, ma la Oxa ha fatto talmente tante cose che “costringerla” sempre in questo pezzo, ricantato in ogni edizione di talent, fa davvero male. Paola di suo esegue bene, ma le avrei voluto sentir cantare altro.
Sei

FT: La Turci opta per Un Emozione da Poco dell’Annona Oxa. Grintosa, rock e bella da morire. Sbaglia qualcosina ma il pathos c’è tutto. Bentortata Paoletta.
Sette

Ed arriva Mika

FF: Sono passati 10 anni dal suo debutto a Sanremo, che lo accolse come star dal tripudio mondiale ed oggi lo accoglie come superstar più nostra che di altri. Poi però giuro che apprezzo lo sforzo e l’omaggio ma la voce di George Michael era velluto su questa meravigliosa canzone, Jesus to a child,… già dall’intro.

FT: Ottimo professionista, sa fare bene tutto senza eccellere in niente. Sanremo è il suo habitat naturale, non mi stupirei se prima o poi finisse a condurlo.

Gigi D’Alessio – L’immensità

FF: Lo aveva detto e lo ha fatto: Gigi ha cambiato il tempo della canzone. Il risultato non è chiarissimo, ma forse il problema è perchè uno la canzone la conosce da decenni in un altro modo. Al piano è un asso, ma la canzone mi è parsa strana assai…
Cinque

FT: Gigione nazionale rifà l’immensità di Don Backy, che è un pezzo tanto bello quanto difficile. L’artista innamorato di Maradona ci regala un’esibizione di livello, prendendosi anche qualche rischio e guadagnandosi un applauso meritato.
Sette

Francesco Gabbani – Susanna

FF: Porta il Celentano più scanzonato Gabbani ed anche in questa versione di Susanna, contaminata di elementi orientali nell’arrangiamento, dimostra di aver conquistato il pubblico. A Gabbà te vonn bene!
Sette

FT: Smaltito il proprio karmageddon, Gabbani si diverte con la celebre Susanna di sua maestà Adriano. E nel coverizzarla ci mette anche tanto del suo. In questo festival il giovanotto non sta sbagliando un colpo.
Sette ½

Marco Masini – Signor Tenente

FF: Masini omaggia Faletti, riattualizzando una canzone che inevitabilmente è ancorata ad un periodo specifico. Certo Faletti recitava e faceva l’accento siculo; lui non sapendo, ha svoltato il compito con un arrangiamento da dancefloor.
Sei ½

FT: La versione di Signor tenente, celebre pezzo del grande Giorgio Faletti, che presenta all’Ariston Marco Masini è di una bruttezza disarmante. Distrugge il pathos che fece grande la canzone di Faletti, che non era un cantante ma sapeva comunicare emozioni come pochi. Masini invece drammatizza e grida, e si becca l’applauso dell’italietta.
Quattro

Michele Zarrillo – Se tu non torni

FF: Certe canzoni sono figlie di un’interpretazione particolare e questa è talmente attaccata alle note basse ed introspettive di Miguel Bosè, che gli acuti di Zarrillo, seppur gran cantante, levano tutto il pathos.
Quattro

FT: Zarrillo sorprende con Se Tu Non Torni, magnificamente portata al successo anni fa da Bosè. Adattissima alla sua voce, Michele la interpreta con eleganza, cucendo emozioni morbide come la tela di un sarto. Peccato per la sbavatura sul finale quando sceglie di andare troppo su.
Sette =

Elodie – Quando finisce un amore

FF: Elodie sceglie una canzone difficilissima di Cocciante, che però affronta con rispetto ed una bella carica interpretativa. Forse un tantino pesante per una così giovane donzella. Il pubblico applaude tanto, ma stasera applaude tutto!
Sei

FT: Elodie si cimenta con Quando finisce un amore di Cocciante, una scelta coraggiosa. L’esecuzione però zoppica, è troppo gridata ed emoziona poco. Si riprende sul finale, però quanti rischi.
Cinque ½

Samuel – Ho difeso il mio amore

FF: Ohhhh! uno che si ricorda che i Nomadi non sono solo Io vagabondo. Bravo Samuel, stiloso anche nella scelta della cover,m eseguita bene e con personalità.
Sette ½

FT: Samuel fa Ho Difeso il mio amore dei Nomadi. Una scelta inaspettata che accogliamo con piacere. La sua versione è un po’ annacquata, meno potente dell’originale e finisce per annoiare un po’. Daitarn III era decisamente più nelle sue corde.
Cinque ½

Sergio Sylvestre & Soul System – La pelle nera

FF: Ma si offende qualcuno se dico che nonostante la voce bellissima Sergio sbaglia tanto quando canta? Il tempo poi mi è sembrato un concetto un tantino opinabile… ma applaudono e forse allora io non ho capito.
Quattro

FT: Sylvestre che canta la Pelle Nera è razzismo all’incontrario. Soprattutto verso Carletto Conti. Devo ricordarlo ai vertici Rai. Comunque lui con quella voce può fare quello che vuole e la sua ghetto version è decisamente divertente.
Sei ½

Fabrizio Moro – La leva calcistica del 68

FF: Ed è uscito pure il sorriso. Canzone d’atmosfera, interpretata a modo suo, tanto che sembra una canzone di Moro. Eccessi di personalità.
Sei

FT: La leva calcistica della classe 68, ancora di Francesco De Gregori, è la scelta del buon Fabrizio Moro. Al solito tutto fatto molto bene, con misura e intensità. Un unico consiglio: “Ah Fabrì, e levatela una volta la faccia da maudit dei fotoromanzi. Guarda che sorridere non ti fa meno figo“.
Sei

Michele Bravi – La stagione dell’amore

FF: Letteralmente rivoltata, diventa un uptempo moderno. Il problema è solo uno e cioè che un capolavoro del genere è sempre moderno e non ha bisogno di upgrade. Lui la fa comunque sua e gli sia sufficiente
Sei

FT: Se fai La Stagione dell’Amore di Battiato per me parti già dal 6 e puoi solo salire. Michele Bravi omaggia il maestro con misurato rispetto, quasi eccessivo. Però non sfigura e non è poco.
Sette =

E torna la gara…

Ron – L’ottava meraviglia

FF: Non cresce, ne decresce, per il semplice motivo che è un brano proprio in stile Ron, quel che ti aspetti da Ron, quel che doveva cantare Ron.
Sei

Ft: Ron, sarà l’ora tarda, stasera sbaglia parecchio, soprattutto all’inizio. Il pezzo comunque non è malvagissimo e molto sentito. Dai che passi, Rosalino, ora però vattene a dormire che la notte è piena di pericoli.
Sei

Raige & Giulia Luzi – Togliamoci la voglia

FF: Non succede spesso che un pezzo cali ad ascolti successivi. Davvero però se a questo brano togli quella chitarrella country o western che si voglia, resta proprio poco.
Cinque

FT: Il pezzo peggiore del festival, a mio modo di vedere, è questo di Raige e la Luzi. Arrangiamenti giocattolo, testo ignorante come pochi e ritornello che fa rimpiangere quando Salvi andava a spostare la macchina.
Quattro

Bianca Atzei – Ora ci sei solo tu

FF: Voce e viso particolari, non quanto la canzone che comunque si lascia cantare. Peccato per la frase con cui parte l’inciso. Kekko qualcosa di meglio non usciva? Comunque migliora ascolto dopo ascolto.
Sei +

Ft: Bianca Atzei strappa la sufficienza con un’interpretazione sicura di una canzone forse banalotta ma che alla fine si salva grazie al tiro retrò e all’interessante timbro della nostra.
Sei

Clementino – Ragazzi fuori

FF: Come rapper Clementino è proprio un numero uno: fiati, slang, interpretazione e persino canto, certo accennato, ma almeno non vittima dell’autotune! E il brano non capisco come mai sia finito tra gli eliminabili.
Sette

Ft: Clementino aka il paraculo non meritava di essere a rischio esclusione. Il suo brano non sarà un capolavoro ma di certo in questo festival si è sentita roba ben peggiore.
Sei ½

Giusy Ferreri – Fa talmente male

FF: Meglio dell’altro ieri, ma comunque non ancora ripresa del tutto. C’è un problema vocale e si sente. Il brano resta fortissimo per le radio e se anche uscisse si riprenderà poi.
Sei ½

FT: Giusy la prima sera ha cantato male un pezzo che male non era. Stasera ritrova un minimo di serenità, sbaglia ancora qualcosina, ma lo interpreta come lo aveva pensato in origine. E la differenza si sente.
Sei ½

Nesli & Alice Paba – Do retta a te

FF: Finiscono come Baldi e Alotta all’epoca di Non amarmi, mano nella mano. E niente, il duetto è sempre di presa anche quando la canzone è così così.
Sei

FT: Nesli e Alice Paba non mi sono piaciuti la prima sera e li ho stroncati duramente. Risentendoli non cambio idea. Il brano è di una banalità sconcertante, roba da titoli di coda di un fiction Rai per teenager.
Quattro ½