Musicultura 2026 fa segnare un nuovo primato. La XXXVII edizione del festival supera qualsiasi precedente e chiude le iscrizioni con 1.328 artisti candidati. Un numero mai raggiunto nella storia del concorso e, soprattutto, un unicum a livello nazionale se si considera la regola fondante del progetto: può partecipare solo chi scrive e interpreta i propri brani.
Un risultato che parla da solo e che conferma, ancora una volta, la forza attrattiva di un festival che negli anni si è ritagliato un ruolo netto: Musicultura non è semplicemente un palco, ma uno dei laboratori più credibili della canzone popolare e d’autore italiana.
“Non pensavo si potesse crescere ancora e invece è successo“, racconta il direttore artistico Ezio Nannipieri. “Questa valanga di iscrizioni è un bellissimo segnale di fiducia che ci arriva da tutta Italia. Ora sta a noi interpretarlo con passione, curiosità e serietà. Il lavoro da fare è tanto, ma un exploit del genere è di buon auspicio“.
Un “exploit”, appunto, che va oltre il semplice aumento di numeri: nell’arco delle ultime cinque edizioni il festival aveva oscillato stabilmente attorno ai 1.100 partecipanti. Il 2026 rompe l’argine e rilancia, confermando Musicultura come uno dei pochissimi spazi in cui la forma-canzone viene trattata come un gesto culturale prima che commerciale.
LE REGIONI PIÙ PRESENTI E IL PESO CULTURALE DI MUSICULTURA
Le regioni più rappresentate? Lombardia e Lazio in testa, seguite da Toscana ed Emilia-Romagna: un segno evidente che la geografia creativa del Paese continua a spingere forte, soprattutto quando trova casa in un contesto libero da logiche televisive e marketing-first.
Ma il vero valore di Musicultura sta nella sua capacità di essere insieme punto di approdo e punto di partenza. Qui le nuove generazioni trovano attenzione, ascolto reale e un sostegno economico concreto: dal celebre Premio Banca Macerata da 20mila euro per il vincitore assoluto ai numerosi supporti lungo le varie fasi del concorso.
Musicultura 2026 si conferma così un’eccezione: un festival che non segue il rumore del mercato, ma lo anticipa. Una piattaforma che evolve con il tempo, mantenendo però inalterata la propria identità.
Musicultura ogni anno continua a dimostrare quanto la canzone d’autore italiana sia viva, vitale e affamata di spazi veri, lontani dalle logiche televisive. Un segnale forte, che dovrebbe però tradursi anche in sostegni concreti: perché questi talenti hanno bisogno di palchi, non solo di attestati. E il mondo del live, in un’Italia che nel post-lockdown assomiglia sempre più a un deserto, resta la vera urgenza da colmare.











