Non in mio nome, una manifestazione pacifica, civile e potente per Gaza e una presenza a sorpresa che ha lasciato il segno: quella di Ghali. Sabato 28 giugno 2025, a Roma, in piazza di Porta San Paolo, si è tenuto l’evento promosso dall’Associazione Schierarsi con la partecipazione di artisti, giornalisti e attivisti per chiedere giustizia e diritti per il popolo palestinese.
“Non in mio nome”: la manifestazione per Gaza e per la pace
Organizzata dall’Associazione Schierarsi insieme ad artisti e tecnici dello spettacolo, la manifestazione si è svolta dalle 15:30 alle 19 con l’obiettivo dichiarato di sostenere le popolazioni civili colpite dal conflitto, raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere e chiedere al governo italiano un intervento chiaro in difesa dei diritti umani.
La richiesta agli intervenuti era semplice ma decisa: solo bandiere italiane e palestinesi, nessuna sigla politica, nessuna strumentalizzazione. Tra i presenti Sigfrido Ranucci, Peter Gomez, Rula Jebreal, Moni Ovadia, Daniele Silvestri, Gemitaiz, Martina Martorano, Francesca Albanese, Margherita Vicario, Frenetik&Orang3 e Alessandro Mannarino. Una coralità di voci unite in un messaggio di pace e responsabilità collettiva.
Ghali e la sua “Casa Mia”: il messaggio in musica a non in mio nome
La presenza più inattesa è stata quella di Ghali. L’artista è salito sul palco a sorpresa per eseguire Casa Mia, il suo brano più diretto e intenso contro le guerre e l’indifferenza, diventato in questi mesi una sorta di inno silenzioso per chi chiede giustizia per la Palestina.
Con il suo intervento Ghali ha voluto ribadire, una volta di più, il potere della musica come strumento di dialogo, pace e riflessione. “In un momento in cui sta accadendo una delle più grandi ingiustizie della storia, vedere una piazza così piena e così attiva mi riempie il cuore di speranza. Penso sia molto importante ripartire dalla cultura e dall’educazione. Abbiamo le vere armi in mano noi, possiamo partire da noi”, ha dichiarato.
Parole che arrivano da un artista che ha fatto della sua identità culturale un elemento centrale del proprio percorso, e che ha saputo dare voce a chi troppo spesso resta ai margini del dibattito pubblico.
Una piazza trasversale per una richiesta universale
“Non in mio nome” ha dimostrato come la cultura – quella vera, che non teme di esporsi – possa ancora essere uno spazio di confronto reale. In piazza c’erano giornalisti, musicisti, attori, attivisti e cittadini. Nessun partito, solo la volontà di dichiarare il proprio dissenso verso le violenze in corso e sostenere concretamente chi ogni giorno rischia la vita nei territori colpiti dalla guerra.
Una manifestazione che, senza proclami, ha riportato al centro il valore della parola, del gesto, della responsabilità. E che ha visto proprio nella voce di Ghali uno dei suoi momenti più forti e sinceri.
Foto di Simone Cecchetti











