11 Agosto 2025
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11 Agosto 2025

Gaia, sui social il racconto della “diabolica trinità”: ansia, senso di vuoto e solitudine

Con un lungo flusso di coscienza l'artista ha raccontato la sua battaglia interiore, mostrandosi anche fragile

Gaia parla di ansia, senso di vuoto e solitudine in un post sui social
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Gaia, Sanremo 2025 e poi… un treno diretto Roma-Milano, un déjà vu inevitabile e tre insopportabili “inquilini“: senso di vuoto, ansia e solitudine.

Sono queste le coordinate del manifesto emotivo (perché è molto più di un semplice sfogo) che la cantautrice ha condiviso sui propri canali social, consegnando ai propri fan (e non solo) un flusso di coscienza tanto intenso quanto doloroso, che alterna introspezione, ricordi e riflessioni universali, toccando corde di cui chiunque si sia mai trovato a fare i conti con il proprio mondo interiore riconosce immediatamente la vibrazione.

La cantante – reduce dalla partecipazione al Festival di Sanremo 2025 con il brano Chiamo Io Chiami Tu – racconta infatti la difficile convivenza con quella che lei stessa definisce la “diabolica trinità“, ovvero l’ansia, il senso di vuoto e la solitudine.

“Oggi la diabolica trinità è venuta a farmi visita. Senso di vuoto, ansia e solitudine sono arrivati per rimanere più del solito. Hanno preso spazio nel mio corpo come se fossero loro i proprietari di casa. Si sono insediati con approccio apparentemente cortese e in poco tempo hanno dettato legge, imbavagliandomi l’anima e rendendola ostaggio“.

Queste le parole dell’artista, che spiega poi come questi stati d’animo non facciano altro che alimentare “loop mentali pari a certi gironi dell’inferno“, la cui uscita diventa “una sfida karmica difficile da tagliare“.

GAIA: I VIAGGI ALLA RICERCA DI UNA RISPOSTA

In treno Gaia ripercorre la sua “primavera emozionale“, pensando ai primi amori sbocciati nella città eterna, ma anche alle “prime responsabilità che mi richiamavano verso il freddo Nord” e ai “primi sensi di vuoto non più colmabili da una carezza di papà o una tenera rassicurazione di mamma“.

Ed ecco che, quando sia dentro di te che intorno a te, nulla sembra poterti aiutare, l’unica cosa da fare sembra quella di partire, convinti che più si andrà lontano più si otterranno risposte. Ma purtroppo non è così…

Ho viaggiato molto, sia internamente che nel mondo, alla ricerca di una risposta, una soluzione, un metodo che potesse placare questa incessante necessità di riempire.

Ho raggiunto le foreste dell’Acre Amazzonico, le infinite distese di spiagge vulcaniche islandesi, le umide risaie vietnamite e, nonostante abbia aggiunto innumerevoli esperienze e lezioni al mio bagaglio di vita, non sono ancora arrivata ad una conclusione“.

Forse, perché – come scrive Tiziano Terzani in Un altro giro di giostra – “il vero guru è quello che sta dentro di te“.

 

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PRENDERSI CURA DEL PROPRIO DOLORE

In un’epoca in cui sembra vincere chi corre più veloce, Gaia ci ricorda così di quanto sia preziosa la lentezza e di quanto sia importante darsi tempo e prendersi cura delle proprie ferite, “assaporando” anche il dolore, senza ricorrere ad anestetici usa e getta.

“Scegliere di abbracciare la propria evoluzione personale spesso significa sacrificare dei piccoli piaceri momentanei o rush dopaminici che possono tranquillamente diventare degli inutili cerotti posti sopra una ferita profonda e ancora aperta.

Questa ferita va fatta respirare, ossigenare. L’ansia di risolvere un problema è essa stessa il problema. Un cane che si morde la coda, un’apparente risoluzione che sotto forma di “cura” va ad infettare più in profondità”.

GAIA E LA BAMBINA INTERIORE

Il passaggio più toccante del testo condiviso da Gaia sui social è, senza alcun dubbio, quello che riguarda la sua bambina interiore.

Qui la cantante mostra infatti la parte più fragile di sé e scrive:

La bimba che è in me vorrebbe solo essere vista, amata, accettata, cercata. Senza dover per forza fare ‘la brava’, servire a qualcosa o qualcuno, non dando mai e poi mai fastidio. Lei vorrebbe non dover cercare validazioni da sconosciuti solo per ricordarsi che è speciale così com’è. Senza bisogno di fare, ma semplicemente di essere“.

Ma il problema è che “non interagiamo quasi più tra di noi, a meno che non ci sia una sicurezza nello scambio tra le parti. Sappiamo cosa ognuno abbia da offrire ancora prima di averci a che fare.

Agiamo spinti da intenzioni egoiche travestite da azioni eroiche e ci rinchiudiamo in noi stessi ogni volta che qualcuno riconferma la teoria dell’inevitabile solitudine e dell’opportunismo ‘eticizzato’“.

Insomma, come in un viaggio che non finisce mai, le parole di Gaia restano sospese tra il dolore, l’inquietudine e la speranza, ricordandoci che a volte il treno più importante è quello che porta dentro di noi.