31 Gennaio 2024
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31 Gennaio 2024

Fake Label, le testimonianze: “in cambio di distribuzione su Spotify mangiano le nostre royalties senza fare nessuna promozione”

Il secondo appuntamento con la rubrica "Dillo all'Avvocato" parte proprio dalle vostre mail

Fake Label
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FAKE LABEL” e “BEDROOM CONTRACTS” è il tema del secondo appuntamento con “Dillo all’Avvocato“, la rubrica in cui Fabio Falcone, avvocato specializzato in Musica, Discografia e Diritto D’Autore oltre che cantautore (Pianista Indie) si occupa dei temi scomodi del mondo della discografia, quelli su cui molti emergenti ci pongono domande perché spesso in rete non si trovano risposte chiare.

Questa rubrica nasce grazie soprattutto alle vostre richieste e dopo il primo articolo su contratti fonografici ed editoriali (lo trovate qui), come promesso, Fabio Falcone ci introduce in un nuovo argomento che nasce proprio dalle mail che gli avete fatto pervenire scrivendo alla mail info@allmusicitalia.it con oggetto “Dillo all’avvocato”.

Lasciamo quindi la parola all’Avvocato Falcone e al suo nuovo articolo che, pur mantenendo la cifra stilistica di chi con leggi e contratti ha a che fare ogni giorno, prova ad avere un approccio chiaro, “pop” oseremmo dire.

Fake Label e Bedroom contracts

Ciao a tutti, oggi proverò a rispondere ad alcune delle mail dei lettori di All Music Italia, che ho ricevuto dopo la pubblicazione dell’articolo sui “Minestroni contrattuali”.

Laura mi scrive:

Prima di tutto grazie, perché siete l’unico posto dove si parla di contratti discografici in modo chiaro.

Noi ragazzi siamo quotidianamente assaliti da fantomatiche etichette indipendenti che ci propongono contratti dove in cambio di distribuzione su Spotify, mangiano le nostre royalties senza fare nessuna promozione alla nostra musica. E non si vergognano nemmeno un po’ ! Ma se lo fanno con tutti ed il nome gira, quanto dureranno queste etichette mi viene da pensare ? Perché i nomi sono sempre quelli li. Eppure…

Io e un mio amico abbiamo ricevuto la stessa mail a distanza di 2 giorni dalla stessa etichetta. O siamo Bruce Springsteen e Patty Smith o questi sono degli approfittatori neanche troppo furbi.

Volevo quindi chiedere all’avvocato quando secondo lui e per la sua esperienza è il momento giusto per firmare un contratto discografico e con chi. Mi spiego meglio, se posso mettere la mia musica su Spotify con ad esempio Tunecore, perché dovrei passare per uno che prende il 50% per farlo per me. Pensano che siamo una generazione di stupidi forse ?

Grazie se riceverò una risposta.
Laura

Ciao Laura, innanzitutto leggo molta consapevolezza nelle tue righe e questo è importante, poiché non tutti i giovani artisti in cerca di una strada ne sono provvisti, complimenti.

Il fenomeno delle “Fake Label” è purtroppo una delle piaghe della “Fantadiscografia digitale” ma con un po’ di attenzione e buon senso, sono facilmente arginabili.

Una casa discografica seria, dove lavorano dei professionisti veri, con una carriera di profilo ed una visione solida, di solito la si riconosce facilmente, vuoi perché si tratta di Label ben note, vuoi perché gli artisti di cui si occupa sono artisti che hanno uno storico.

Il consiglio migliore che posso darti è quello di assumere informazioni prima di firmare un accordo, rivolgersi a chi ha più esperienza, chiedere, domandare, essere curiosi, approfondire, studiare.

Di solito la “Fake Label” hanno l’obiettivo di collezionare il più alto numero di giovani artisti come fossero “figurine panini” senza offrire nulla in cambio ad eccezione della distribuzione sugli store, cosa che puoi fare benissimo da sola.

Questo fenomeno veniva predetto dal saggista e giornalista statunitense Chris Anderson già venti anni fa nel noto libro “La coda lunga”.

Ogni tanto alcune “Fake Label” contattano anche me, quando mi capita di pubblicare nuova musica, non risparmiano nessuno perché il loro interesse non è la musica ma i numeri.

Prometto che approfondirò questo argomento in uno dei prossimi articoli, dato che è di interesse generale.

Attenzione però, esistono anche piccole case discografiche di grande valore che hanno dimostrato di poter realizzare progetti rivoluzionari partendo dal basso e dal web. Delle bellissime realtà, delle piccole “Boutique” dove le cose vengono fatte per bene.

Quindi ribadisco che la parola chiave è “Studiare”, mantenere le antenne alzate ed eventualmente chiedere in giro a chi ha più esperienza. Mai lasciarsi travolgere dall’entusiasmo, dalle facili promesse di viralità e successo, nemmeno il discografico più potente al mondo può garantire il successo di un progetto, figuriamoci lo
sconosciuto che vi intercetta su Instagram o TikTok.

Il momento migliore per firmare un contratto è quando si ha “potere contrattuale”.

Ti faccio un esempio: se solo con le tue forze e magari grazie all’inserimento della tua canzone in una playlist editoriale, sei riuscita a rosicchiare il tuo primo “milioncino” di stream o giù di li, è proprio in quel momento che hai un piccolo potere contrattuale ma allo stesso tempo è proprio quello il momento in cui sei come il “miele per le api”.

Arriveranno quindi le “Fake Label” ma probabilmente anche le case discografiche vere, perché sono loro ad aver bisogno di te – in quel preciso istante – non il contrario.

E’ quello il momento in cui dovrai respirare profondamente e, prima di lasciarti travolgere dalla fretta di firmare, rivolgerti ad un esperto in materia. Se la tua musica ha un valore commerciale, ci sarà una reale offerta della controparte, a quel punto si tratterà solo di valutarla ed eventualmente negoziarla.

Contratti, un argomento …

Ho selezionato altre due mail, la prima di Matteo e la seconda da Mara che mi scrive dalla mia amata Bologna. Partiamo dal primo…

Ho firmato un contratto discografico a 18 anni. Sul contratto non vi era riportato nulla sulla parte editoriale e non ho firmato altri contratti ma mi sono state chieste le edizioni che, ammetto la mia ignoranza, non sapevo esattamente cosa fossero. Ho firmato i depositi.

Dopo un paio di anni di lavoro, anni in cui non ho mai ricevuto nulla per le mie uscite ma mi è stato spesso detto che ero una spesa a perdere per l’etichetta, ho deciso di andarmene. Il lavoro non ci stava portando da nessuna parte e a me è mancata la fiducia.

E qui, pur sapendo che è difficile giudicare un singolo caso senza dettagli approfonditi, ma sapendo che la mia storia è quella di tanti, vorrei chiedere all’avvocato: con questi presupposti quali ripercussioni può avere la mia scelta di interrompere i rapporti considerando che lascerò alla mia etichetta edizioni e master di quanto fatto in questi anni?
Posso recuperare la mia libertà e la mia serenità ?

Questa invece la mail di Mara:

Ciao sono Mara da Bologna e ho letto l’articolo e l’ho trovato molto interessante, vorrei fare una domanda all’avvocato.

Mi hanno detto che se firmo un contratto discografico è obbligatorio dare le edizioni alla casa discografica, è vero?

Nell’ultimo contratto che mi hanno spedito mi chiedono di pagarmi il disco e dargli le edizioni, ora da quello che ho letto dal suo articolo capisco che c’è qualcosa che non va, anche perché se mi pago il disco perché devo dare anche le edizioni, il disco è mio.

C’è molta confusione su queste cose e credo che in tanti se ne approfittino, grazie del lavoro di conoscenza per noi ragazzi che state facendo.
Mara

Ciao Matteo e ciao Mara, i vostri casi andrebbero analizzati con attenzione ed è necessario visionare i contratti che avete firmato ma quello che accomuna le vostre due esperienze è di sicuro la questione Editoriale.

Le Edizioni non hanno nulla a che vedere con il “Master” e nessuno vi può obbligare a cederle. Nel caso di Mara poi, che addirittura ha sostenuto le spese inerenti la registrazione del disco, direi che è consigliabile negoziare separatamente le due questioni, proprio come indicavo nel precedente articolo.

Nel chiudere voglio salutare anche Marco di Pavia che mi scrive quanto segue.

Buongiorno mi chiamo Marco, sono un Producer e Manager di Pavia.

E’ vero che il manager e chi fa la PROD anche solo mix e master devono firmare la Hit ? La mia domanda nasce dal fatto che a me hanno sempre imposto così e lo stesso sto facendo io con i miei artisti ma vorrei capire se è previsto dalla legge.
Grazie della risposta e complimenti per tutto.
Mark

Trattasi di argomenti molto interessanti che evidenziano svariate criticità tra le quali il ruolo sempre più centrale del “Producer”, questo sia nella fase di realizzazione del brano che in quella di composizione e scrittura ma anche – e aggiungo purtroppo – la totale assenza di nozioni e conoscenze del meccanismo industriale e legale.

Se è infatti vero che i “Bedroom Producer” sfornano le Hit, è anche vero che i Bedroom Producer firmano i “Bedroom Contracts” ed è fondamentale conoscerne il meccanismo ed i contenuti, proprio come si conosce il funzionamento di una “Daw”, perché se è pur vero che si tratta di un “Game” è anche vero che il gioco riguarda la vostra carriera e forse la vostra vita.
Mi riprometto pertanto di ritornare anche su questo argomento davvero molto delicato.

Credo sarà necessario fare chiarezza, parlare in modo semplice e divulgare conoscenza. Sperando di esservi stato d’aiuto o quantomeno di aver stimolato la vostra curiosità, vi saluto e vi
ricordo che se volete conoscermi meglio, potete visitare il mio sito QUI.

A proposito, nel darvi appuntamento a dopo Sanremo con un nuovo appuntamento di “Dillo all’Avvocato” ci tenevo a dirvi che sabato prossimo 3 Febbraio sarò in concerto a “ROMA – Largo Venue”, magari ci si vede di persona li, vi aspetto.

Avv. Fabio Falcone
Musica, Discografia e Diritto D’Autore.