5 Febbraio 2020
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5 Febbraio 2020

Eugenio in via di Gioia: “Arriviamo dalla strada e suoneremo in strada anche a Sanremo”

"Abbiamo guardato la performance e siamo stati bravi.Tecla ha una bellissima voce..."

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Sanremo 2020. Dopo l’eliminazione, un po’ a sorpresa diciamolo, degli Eugenio in Via di Gioia nella sfida contro Tecla Insolia, la band si è presentata regolarmente questa mattina in sala stampa per rispondere alle domande dei giornalisti.

Cosa vi è mancato sul palco per arrivare a quel 0,6% in più necessario per passare?

Non lo sappiamo, se lo sapessimo ve lo diremmo.

Abbiamo guardato la performance e siamo stati bravi. Ce lo stiamo chiedendo anche noi.

Voi siete anche degli improvvisatori. Se doveste fare un’improvvisazione in sala stampa, cosa fareste?

A noi piaceva entrare con il nostro spirito di sempre, della strada e della spontaneità.

Cantare un brano che abbiamo scritto nel 2014 inerente a dei concorsi a cui inizialmente aveva partecipato Eugenio… perché noi siamo abituati a perdere a tutti i concorsi a cui partecipiamo.

E’ un’altra sconfitta da appendere al petto.

Ci piace metterci in gioco e questo ci aiuta a crescere.

Cosa vi siete detti prima di andare in scena?

Ci siamo caricati a vicenda promettendoci di suonare benissimo perché sapevamo che avremmo avuto solo 3 minuti, dovevamo suonare benissimo e divertirci.

Per fortuna questo è avvenuto. Il nostro maestro e l’orchestra sono stati impeccabili. Siamo felicissimi.

In neanche un anno avete fatto il concerto del 1° maggio e Sanremo. Dove vi sentite più a vostro agio e cosa vi aspettate dal futuro.

Sono due situazioni diverse. Il Primo maggio è più legato al nostro percorso indipendente, forse ci sembrava un percorso più naturale.

Sanremo è stato un percorso a gradini, ci piace andare a piccoli passi. Il Festival è più televisivo, il 1° maggio suoni davvero davanti ad un sacco di persone.

L’accoppiamento di ieri sera vi ha sfavorito?

Secondo me non esistono accoppiamento favoriti o sfavoriti.

Il meccanismo della sfida porta a continui ribaltamenti di prospettive e logiche, diverse da quelle a cui siamo abituati a metterci a contatto.

Fino al giorno prima infatti noi eravamo i favoriti dai giornali.

Sicuramente Tecla sulla carta può sembrare sfavorita, ma ha una grande voce e una bella canzone.

Che idea avevate del Festival in passato? Avete qualche ricordo?

(Rispondono singolarmente)

Sono stato fulminato da La Terra dei Cachi di Elio e le storie tese. Mi sono appassionato e l’ho sempre seguito.

Gianna di Rino Gaetano. Ho quest’immagine di lui, era molto forte e ha catturato, a posteriori, anche la mia.

Tutti i festival di Pippo Baudo che guardavo con mia nonna.

Io, invece, Tutti i miei sbagli dei Subsonica.

Avete intenzione di ritornare al Festival di Sanremo?

Tra i Giovani non possiamo più partecipare.

Inglobiamo altre 4 persone nella band e partecipiamo in 8 singolarmente, così vinciamo.

Ci piacerebbe partecipare di nuovo, l’adrenalina, le luci è tutto bellissimo.
E comunque la canzone continua a vivere oltre Sanremo.

Useremo il Festival per continuare a raccontarci e perché non sfruttare eventualmente un’altra occasione?

In che modo viene fuori la vostra torinesità?

Secondo me emerge tantissimo. Per quanto ci sentiamo diversi come stile e approccio alla musica ai Subsonica, ci sentiamo simili per l’introspettività, la grande precisione che crediamo di riuscire ad inserire in ogni nostro brano, la dedizione al lavoro come degli operai della Fiat.

Ci vediamo ogni giorno in ufficio dalle 9 alle 18, ma non timbriamo il cartellino. Se uno arriva tardi, lo sgridiamo. La dedizione e l’impegno continuo.

Torino ci ha accolto per le strade, noi suonavamo così. Siamo nati dalla strada e lo faremo anche in questi giorni.

Domani sera suoneremo delle cover con Luca Barbarossa, probabilmente nella via davanti all’Ariston alle 18.30. Cercheremo un posto non troppo affollato. Concorreremo anche noi alla serata cover.

Se aveste avuto la possibilità, con chi avreste duettato?

(Rispondono singolarmente…)

Neffa, sono un suo grande fan.

Luca Barbarossa, ci ha voluto bene fin dall’inizio quando ci ha ospitato in radio. Abbiamo fatto un percorso simile, anche lui è nato per strada e ha partecipato a molti Sanremo. La sua carriera è fatta di sconfitte e rinascite.

I Pinguini che sono nostri amici ma anche Raphael Gualazzi.

Willy Peyote, abbiamo già fatto una canzone insieme.

Qual è la differenza tra la vostra gavetta ed un talent?

Sono percorsi importanti, ma molto diversi. Ogni musicista ha un percorso adatto a sé, a noi il talent non ha mai affascinato, ma altri sono proprio a loro agio.

Non c’è una strada giusta ed una sbagliata, bisogna solo trovare quella più adatta.

Il nostro percorso, fatto di piccoli passi, forse ci dà dei paracaduti, non può crollare all’improvviso. Poi magari mi sbaglio.

Forse non c’è corrispondenza tra il riscontro televisivo e quello dei concerti e forse questo non fa per noi.

Qual è per voi la strada migliore per un Emergente per arrivare a Sanremo?

Costanza, pazienza e perseveranza. Rialzarsi dopo una sconfitta e in questo noi siamo dei professionisti.

Lavorare sui propri punti di forza e migliorarsi. Non c’è una ricetta.

Non esiste un percorso vero, ma esistono tante possibilità.

Tra qualche anno, quando i giovani riguarderanno la vostra performance di ieri sera, cosa vi aspettate leggessero?

Vorremmo che si leggesse il grande disagio che stiamo vivendo noi in questo momento.

Parliamo di questo tsunami che travolge con le sue notizie le nostre giornate e ci rende inermi. Vorremmo che si percepisse la voglia di cambiamento, mettersi in ballo e rischiare.

Nel gusto trovare la propria disfatta, rinascere dalla collettività e dalle relazioni che spesso si perdono in questa realtà.

Il singolo deve acquistare più consapevolezza per diventare più forza.