5 Ottobre 2023
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5 Ottobre 2023

Elodie, “Il mio corpo è un manifesto, non voglio più giustificare uomini misogini. I maschi etero non mi interessano”

Elodie ha toccato in conferenza stampa tanti temi importanti, dai ringraziamenti a Milo Manara per la cover dell'album alla politica tossica.

elodie milo manara
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Elodie ha presentato questa mattina in conferenza stampa a Milano il suo nuovo clubtape Red Light, disponibile da mezzanotte, ideato come omaggio ai fan che sono andati o andranno a vederla ai live.

Non è un album e neanche un EP, il clubtape è un esperimento diverso che Elodie ha voluto fortemente dopo la sua data evento al Forum di Assago di qualche mese, affidandone la direzione artistica a Dardust.

Le novità, oltre questa di carattere prettamente linguistico, stanno nel fatto che le vendite non verranno conteggiate nelle classifiche e che i proventi andranno tutti in beneficenza all’associazione RED di Bono Vox.

elodie tra musica, politica e arte

Nel corso della conferenza sono stati toccati temi di varia natura, tutti cari a Elodie, partendo da come sia nato questo progetto:

“Durante la data al Forum mi giravo e vedevo gente simile a me sotto il palco. Lì ho realmente capito qual è il mio pubblico, ci tenevo a fare un progetto che raccontasse la musica con un immaginario forte.

L’immagine è forte tanto quanto il messaggio. Nel mio progetto è forte tanto quanto la musica, mi piace l’idea di potere esprimermi a 360° e invece mi sembra che siamo sempre molto rigidi quindi mi sembrava doveroso sfogarmi.”

La cover di Red Light è di Milo Manara, a cui Elodie dedica un pensiero dal cuore:

“Ho scoperto l’erotismo grazie al maestro Milo Manara e questo è uno tra i regali più belli che mi siano mai stati fatti.
Sono stata a casa sua e ha scelto lui questa foto. La foto che ha dato tanto ‘scandalo’ sui social.

Il maestro ne ha fatto arte, ha semplicemente cambiato un dettaglio della foto. Lui ha deciso di togliere la mia mano dai genitali, rendendo il corpo un punto di forza. Il nostro corpo è manifesto, è politica. Io sono una donna libera che ha anche una voce in questo momento storico ed è giusto che mi faccia sentire.

Mi è stato detto che non c’era bisogno di pubblicare questa foto, invece proprio ora c’era bisogno. Per me è arte, è libertà. Ho vissuto un una famiglia che mi ha insegnato a essere libera.”

elodie redlight

la psicoterapia come punto di svolta per aiutare se stessi e gli altri

Questa estate sono state molte le donne vittime di violenza e abusi e anche su questo tema Elodie si spende, da sempre, con tutta la forza che ha anche grazie a un percorso psicoterapeutico impattante:

“È stata un’estate molto brutta per uomini e donne, non bisognerebbe mai giustificare in nessun modo gesti sessisti e misogini. La vittima si fa convincere dal carnefice molto spesso ma bisogna essere lucidi e non aver paura, sensibilizzando l’uomo come categoria che deve darci una mano.

Non dobbiamo avere paura, in questo momento c’è uno scontro. Se andiamo a guardare la storia dell’essere umano, l’essere più maltrattato credo sia proprio la donna.

È un momento molto delicato ed è giusto puntare i piedi senza avere paura. Ne ho i coglioni pieni di giustificare la piccolezza degli uomini misogini. Gli uomini hanno paura di noi perché noi creiamo, siamo speciali.

Noi donne dobbiamo essere unite e non imitare gli atteggiamenti misogini e solo insieme possiamo creare un canale, un dialogo.

Da quando vado in terapia ho smesso di farmi problemi. Spesso ho dovuto difendere il mio esistere, il mio modo di essere, adesso sto davvero bene con me stessa e posso spendermi anche per gli altri.

Sono femminista e bisogna andarne fieri. Da quando sono andata in terapia sono andata a ritroso a sistemare e curare dei traumi, di solito infantili.

Quando ho scoperto qual era il mio trauma ho cominciato a cambiare il faro. Ho ancora tanti problemi con la rabbia che cerco di limare ogni giorno.

Anche quando vado sulla difensiva lo faccio in modo lucido, anche se è complicato farlo quando sei stata vittima di abusi psicologici, non fisici.”

Un tema, questo sociale, che viene ripreso anche all’interno dei suoi brani di Red Light:

“In uno dei brani parlo del Pride e del rispetto che la gente non ha verso la libertà di manifestare. Stiamo tornando indietro con la mentalità, sono molto arrabbiata.

Non è possibile che siano sempre le stesse persone a fare determinati discorsi, bisognerebbe sedersi al tavolo con loro e capire qual è il loro problema.

Non mi candiderò mai in politica, c’ho la terza media. Già di danni ne hanno fatti e ne stanno facendo tanti, ci vuole gente che sappia quello che fa.”

i riferimenti musicali del passato, l’estero e il rapporto con il rap

Elodie ha anche parlato delle influenze musicali all’interno del suo nuovo progetto:

“Sono rimasta nel passato con i riferimenti all’estero. Mi ricordo il Confession Tour di Madonna, avevo 17 anni e lei 46/47. Quando ho visto una donna così potente, in quel live, io mi sono innamorata di quel modo di fare musica.

Ovvio che non ci si può paragonare a Madonna però si può sognare. Lei mi ha dato la forza di dire che posso essere quello che voglio.

Ascolto anche Myley Cyrus, è potente, ascolto Rosalia, Tame Impala. Non ho una linea chiara e precisa, vado su ciò che mi piace”.

In riferimento al suo pubblico di riferimento, Elodie ha sviluppato un’idea chiara subito dopo il Forum di Assago:

“Il mio pubblico è la comunità lgbtqi+ di cui vado molto fiera, le donne come categoria generale e pochi, pochissimi maschi etero. In tutta sincerità rivolgermi musicalmente agli uomini etero non mi interessa, qui lo dico e qui lo sottoscrivo” 

Un’ultima battuta, dato che si parla di donne e di considerazione delle stesse all’interno della società, inevitabile non citare la parentesi legata ai rapper e ai loro testi molto spesso misogini:

“Di rap ce n’è tanto e ce n’è tanto anche scadente. Io non impazzisco per la trap e il rap anche perché sono molto giovani e non li capisco.

Probabilmente il loro è uno spirito di emulazione verso un tipo di società maschilista retrograda e ferma agli anni ’80 che non va più bene, ma non lo capiscono.

Il discorso di Baby Gang, invece, lo capisco perché pur non conoscendo la sua discografia rivedo tanta rabbia che, del resto, avevo anch’io.

Anch’io sono cresciuta in un ghetto dove c’erano catechismo, un medico e basta. Ti fa incazzare perché lo Stato ti mette lì e se ne frega.

Poi, come ho detto, non ci collaborerei mai con questo tipo di rapper neanche se mi offrissero milioni di euro, non abbiamo niente in comune. Cioè li tratterei come una mamma che li porta a scuola, a fare merenda, niente di più.

Attenzione: io non lo farei, ma se le mie colleghe lo hanno fatto va bene. Ognuno fa quello che vuole”.