21 Dicembre 2022
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21 Dicembre 2022

Approvato il finanziamento dell’indennità di discontinuità. In prima linea Tosca, Diodato, Colapesce & DiMartino e tanti altri. Ecco sta succedendo…

Nella nuova legge di bilancio inizialmente scompare il provvedimento per tutelare i lavoratori dello spettacolo, oggi invece è stato approvato il finanziamento.

Indennità di discontinuità spettacolo
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indennità di discontinuità. le dichiarazioni

Paolo Fresu
Il governo deve assumersi una responsabilità importante, che è quella di riconoscere un ruolo ai lavoratori dello spettacolo. Non vogliamo mance, ristori, noi vogliamo essere lavoratori come tutti gli altri, che portano economia, pagano le tasse, contribuiscono allo stato sociale, che necessitano di vivere con una comunità che permette di lavorare. 

Carlo Testini (ARCI)
Questa battaglia sull’indennità di discontinuità è una battaglia secondo me cruciale e simbolica, se noi questa battaglia non la vinciamo vuol dire che francamente questo governo non sta prevedendo una crescita di questo paese con la cultura al centro e questo è un gravissimo errore anche per il futuro.

Sabina di Marco (CGIL)
Credo che sia essenziale capire che quando si parla oggi di questi lavoratori e queste lavoratrici dello spettacolo si parla di lavoro, è un passaggio epocale dal punto di vista culturale e vale per tutti, vale per le maestranze, vale per i tecnici, vale per gli artisti, che hanno trovato dei luoghi comuni di discussione e di elaborazione, e da questo non si torna indietro. Ci sono dei processi sociali che non si fermano e questo è uno di quelli, quindi bisognerà farci i conti qualunque governo venga, di qualunque colore sia.

Per noi quello che si sta paventando è assolutamente insufficiente, perché i soldi che si pensa di destinare non sono i soldi sufficienti per garantire neanche simbolicamente quello che rappresenta l’indennità di discontinuità. Deve essere chiara una cosa, che non è una misura assistenziale, è una misura che va a garantire il settore dello spettacolo, a garantire la creatività e la possibilità di lavorare, perchè la gente in questo settore lavora anche quando non è contrattualizzata.

Alberto “Bebo” Guidetti (Lo Stato Sociale/La Musica Che Gira)
L’indennità di discontinuità è uno strumento che imprime dignità al nostro mondo del lavoro. Siamo qui, in questa sala stampa con dietro la scritta Camera dei Deputati per far vedere che, non solo noi, ma decine di migliaia di persone sono lavoratori e lavoratrici che hanno bisogno di dignità. Non possiamo pensare di riempirci la bocca con la parola Cultura quando poi non c’è la cultura del lavoro.

Questo è un settore che non solo produce tenuta sociale, ma che impiega persone e produce reddito. Quello che mi sento di dire è che se da un lato il Governo dopo anni di battaglie ci ha ascoltato la scorsa estate, il nuovo governo non può pensare che con un colpo di spugna tutto quello che è stato fatto si possa cancellare. Dall’altro lato noi dobbiamo dimostrare che unendoci possiamo ottenere dei risultati. Quello che abbiamo fatto è solo un piccolo tassello di un percorso che è solo all’inizio.

Colapesce e Dimartino
Per l’ennesima volta, anche in questa legge di stabilità, viene dimenticato il ruolo della cultura e soprattutto vengono calpestati ancora una volta i diritti dei lavoratori dello spettacolo che si ritrovano privati di un diritto fondamentale come l’indennità di discontinuità.

La recessione non può essere la scusa per discriminare alcune categorie lavorative meno tutelate di altre. Tanta gente del nostro settore si ritrova costretta a cambiare lavoro, e più si va avanti più verranno penalizzate le piccole realtà che sono poi il vero motore della nostra musica.

Diodato
Dopo anni di duro lavoro di professionisti del settore, di studi approfonditi, di dialogo con le istituzioni, si è arrivati a un punto che segnerebbe una svolta decisiva per i lavoratori dello spettacolo e che permetterebbe al sistema culturale italiano di vedere riconosciuti i propri diritti e forse anche i propri meriti.

È un passo importante anche per il senso civico del nostro Paese. Riconoscere la discontinuità equivale a riconoscere l’importanza e la dignità di centinaia di migliaia di lavoratori, delle loro famiglie e a mettersi al passo di molti altri Paesi europei.

Tosca
Durante la pandemia è stato molto difficile sopravvivere per molti artisti e per il settore dello spettacolo. Eppure non ci fossimo stati noi a farvi compagnia, a tenere viva la speranza, cosa sarebbe successo? Non avere la musica, anche quella suonata dai balconi? Non avere libri? Non avere film, le vostre tanto amate serie televisive… Cosa succederebbe se si togliesse il mondo della cultura e dello spettacolo alle vite di tutti? Ci avete mai pensato? E avete mai pensato che tutto ciò è fatto da uomini e donne come voi che vivono, mangiano e mandano a scuola i loro figli , pagano le bollette esattamente come voi?

Abbiamo lottato per i nostri diritti e per quelli dei nostri lavoratori perché noi siamo precari per eccellenza. Abbiamo visto il Parlamento finalmente approvare una legge a nostra tutela. E ora tutto potrebbe svanire. Chiediamo che il nostro lavoro – quello di migliaia di persone – sia tutelato come tutti gli altri. Nessun trattamento speciale. Solo un diritto sacrosanto che al di là dei nostri confini è intoccabile e riconosciuto.

Una nota conclude il comunicato stampa di La musica che gira, ARCI, Forum Arte e Spettacolo, CGIL, ReteDoc, Centro studi DOC:

La dotazione non risponde alle richieste iniziali e ci auguriamo possa essere incrementata nel corso dei prossimi mesi. Ci auguriamo, inoltre, il coinvolgimento dei professionisti e delle professioniste del settore che hanno partecipato al processo virtuoso di confronto, iniziato nel 2020, che ha portato oggi a questo risultato. Confronto indispensabile per restituire una norma davvero condivisa che cambi il volto del settore per quanto riguarda diritti e tutele di lavoratori e lavoratrici. 

Ci auguriamo che si possa davvero concretizzare questa misura che scrive un nuovo capitolo per la tutela dei lavoratori dello spettacolo.

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