28 Gennaio 2016
di Direttore Editoriale
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28 Gennaio 2016

INTERVISTA ad ARISA: “Se la musica tornerà a dare dei contenuti, la gente tornerà a comprare dischi”

In occasione della sua partecipazione al prossimo Festival di Sanremo abbiamo incontrato Arisa ad una round table per parlare del suo nuovo disco

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L’appuntamento con Arisa è per il primo pomeriggio nella sede milanese della sua casa discografica, la Warner Music Italy. L’occasione è la presentazione del nuovo disco, Guardando il cielo, in uscita durante la settimana del Festival di Sanremo, la quinta della sua carriera (a cui si aggiunge quella dell’anno scorso come presentatrice).

Quella che incontriamo è un’Arisa comunicativa e solare, una donna con tanta voglia di raccontare le cose che ha scoperto di sé del mondo, in questi anni. Io, vengo subito ribattezzato simpaticamente “il detrattore” per lo scambio di opinioni che abbiamo avuto apertamente sul web due anni fa riguardo ai risultati di vendita dell’album Se vedo te. Dopo i saluti ci si accomoda e si parte subito con le domande dei colleghi.

Che Sanremo sarà?

Sarà un Sanremo bello perché il cast è bellissimo, c’è un sacco di gente che ama la musica e che ha fatto della musica la sua ragione di vita… persone che colgono le occasioni di riunione per divertirs.

Cosa ti aspetti?

Mi aspetto un Sanremo pieno di luci, con dei bei locali aperti fino a tardi… di divertimi e di fare arrivare questa canzone, che è la ragione per cui torno a Sanremo, a più gente possibile. Questo brano è come il vestito che tieni per le feste, è una canzone che aspettavo da tempo di cantare e adesso è arrivato il momento di farlo perché ho potuto viverla, prima la vivevo ma non in un’accezione così palese e invece quest’anno ho avuto l’occasione di testare il testo di questa canzone sulla mia vita e non vi nascondo che mi ha dato anche tanta forza.

In seguito al tuo Sanremo avevi dichiarato di non sapere cosa ne sarebbe stato della tua carriera in quanto le vendite in generale sono basse… avevi dei dubbi?

No, io non ho dubbi sul mio futuro, è tutto un punto interrogativo per tutti perché nessuno di noi sa cosa accadrà domani ed è anche bello lasciarsi trascinare dallo scorrere degli eventi, da ogni giorno che riserva un regalo.
Sicuramente la musica sta attraversando un periodo non facile ma credo anche che dobbiamo inventarci dei nuovi modi di fare musica, per ritornare ad essere parte integrante della vita delle persone; le persone devono avere la nostra musica perché ci credono e perché per loro rappresenta qualcosa.

Secondo me è colpa anche della mancanza di direzione della musica in alcuni casi… da ragazzina ricordo che ascoltavo Lorenzo 1994 e lui mi parlava della strage di Moro o del ballerino di jazz che era colui che si faceva spazio nelle folle con attorno tutti che cercavano di sgomitare e lui cercava solo il suo spazio… o quando mi cantava della vacca sacra dell’India con quel testo che finiva con la frase “la felicità è in nessun posto e ovunque”… quindi secondo me manca un po’ di convinzione, molti di noi sono disillusi, pensano che l’arte non possa cambiare il mondo, io invece penso che l’arte sia l’unico modo per far capire alle persone alcune cose, fargli sviluppare un senso critico, invitarle a farsi delle domande… se riusciamo ad attrarre le persone alla musica possiamo anche dare dei contenuti. Penso che se la musica tornerà a dare dei contenuti, la gente tornerà a comprare dischi.

Dalla tua ultima esibizione a Sanremo in veste di cantante nel 2014, cosa è cambiato nella tua vita?

Diciamo che io sono più libera, mi dispero meno e vedo i problemi più piccoli perché ho imparato a guardare il cielo. Quando tu guardi il cielo la tua taglia si normalizza e ti rendi conto che sei piccolo piccolo in un’immensità incommensurabile e quindi i tuoi problemi si possono superare e che in fondo anche i problemi che hai sono in qualche modo un dono per farti capire altro, ci vuole molta forza ma si può fare.

C’è qualcosa in particolare che ti ha portato a guardare il cielo?

Nel 2013 ho fatto una vacanza molto lunga in Basilicata e mi sono resa conto di quanto effettivamente la natura e il cielo mi rasserenassero, ancora adesso se sono troppo affollata di pensieri tiro lo sguardo su e mi sembra di trovare la strada; è importante affidarsi alla propria spiritualità altrimenti non avremmo avuto il bisogno, dalla notte dei tempi, di crearci delle statue per adorarle…

È per questo che hai dedicato una canzone del tuo disco, “Gaia”, alla natura?

Questa canzone è nata tantissimo tempo fa, è una di quelle canzoni che ho tenuto nel cassetto per tanto tempo… in questo ultimo periodo sono stata toccata dalla cattiva gestione che noi facciamo del nostro ambiente. Per esempio la Basilicata, da quando hanno scoperto che c’è il petrolio, è tappezzata di pozzi petroliferi e così la terra, quella marrone, quella che calpestiamo e dove piantiamo il cibo che mangeremo, è stata molto compromessa. Quello che ci sta sfuggendo di mano è la consapevolezza che la terra si rigenera perché ha moltissime risorse, siamo noi che viviamo male il nostro dono che a sua volta ci si ritorce contro… se noi inquiniamo l’acqua che berremo, ci ammaleremo e non potremo godere del dono della vita. Bisogna pensarci un attimo, ogni cosa va fatta con misura… si arricchiscono sempre 5 persone e altri 5 milioni muoiono di fame.

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A questo punto Arisa mi vede seduto di fronte a lei ed esclama “Ecco il mio detrattore, proprio lì davanti a me che mi fissa…” io le sorrido e rinuncio al ruolo di “detrattore”, la stima verso le sue doti artistiche è indubbia edinoltre le faccio notare che nella recensione di Se vedo te su All Music Italia parlammo molto bene di quel disco (la trovate qui) dandogli un ottimo voto… Rosalba si scioglie in un sorriso e dice “Ah ok, allora sì…” mandandomi un bacio. Entrambi conveniamo che il punto non sia se un disco va male o bene, ma quanto sia ormai difficile far conoscere un disco e permettere alla gente di scegliere. A questo punto le faccio la mia prima domanda…

Questo è il tuo quinto Sanremo… hai debuttato al Festival, lo hai vinto, ti sei proposta per la prima volta con una nuova veste con La Notte e lo hai persino presentato. Questo Sanremo nello specifico che tassello rappresenta del tuo percorso artistico?

Ho deciso di fare musica e di continuare a farla solo se avrò delle cose da dire. Questo Sanremo rappresenta una bella canzone in cui credo, da fare arrivare a più persone possibili. “Guardando il cielo” è una sorta di preghiera, a me capita di andare spesso in chiesa, in tutte le chiese… una volta ricordo che con mio padre siamo andati in Bulgaria ed io ho voluto entrare in questa chiesa e lui era spaventano dal fatto che, essendo una chiesa protestante, potessimo non essere accolti bene, che ci ammazzassero (ride .Ndr) ed io ho l’ho rassicurato… anche in Turchia nella moschea io mi sono messa a pregare. Il succo è che quando credi in una cosa la devi dire se ci credi fermamente, punto. Poi magari cambierai idea e se succederà ci sarà occasione di dirlo…  ci ho messo tanto a trovare il coraggio di cantare questa canzone perché ho voluto rendermi conto di quello che andavo a comunicare, è stata una scelta ponderata.

Interviene un collega…

Ma non è un rischio tornare a Sanremo? Lo hai vinto, lo hai presentato…

Per che cosa? Per la mia carriera? Ma la vita non è solo un viaggio ed in ogni caso il viaggio non è sempre lo stesso. Se dovesse nuocere alla mia carriera significherà che dovevo fare altro… per esempio la mamma… però devo trovare un uomo molto ricco perché sono molto viziata (scoppia la risata generale .Ndr)

Riprendo la parola per una curiosità sull’Eurovision Song Contest, manifestazione spesso snobbata dai nostri artisti in passato ma che, da qualche anno a questa parte, sembra essere molto ambita…

E L’Eurovision di cui hai parlato spesso, cosa rappresenta per te?

Guarda, per un po’ di tempo ho pensato di volerci andare. Lo farei come esperienza ma ti confesso che a me non alletta l’idea di essere super famosa nel mondo, perché ti toglie ancora un pezzettino in più di vita e non fa per me. Mi andrebbe di cantare all’estero, ma mi immagino di partire in un pullman con la band, arrivare in un teatro di Parigi e rimanere in cartellone per una settimana di seguito, con la gente che si chiede – chi è questa? ma si andiamo a sentirla… – entrano, si sparge la voce e via così… insomma una cosa più “artigianale”, io non voglio essere troppo troppo, voglio essere giusta perché voglio vivere anche…

Invece cosa ci dici della tua passione per la Cina che ha influenzato due brani di questo album?

Io vivo in Paolo Sarpi (la Chinatown milanese, Ndr) ma in generale l’Oriente mi appassiona tantissimo perché ha una cultura immensa da scoprire. Una mia amica cinese, Cristina, mi apre un mondo già solo raccontandomi le loro abitudini quando si svegliano la mattina… secondo me anche il rigore che hanno è dovuto a quanto credono nella loro cultura, in alcuni casi molto sacrificata… da loro c’è molto da imparare e a me piace imparare. Mi piacerebbe andarci, io non ho viaggiato molto, questa cosa mi manca molto.

Cosa rappresenta quel treno che hai disegnato nel comunicato stampa?

La vita la vedo come un treno… tu sei su quel treno e guardi fuori e ad un certo punto nel tuo vagone entra qualcuno che resterà per una fermata, altri per due… con qualcuno ci parli, qualcun altro ti da fastidio e non ci parli… questa per me è la vita, un viaggio in treno. A volte vogliamo fare qualcosa e se quella cosa non va ci sentiamo depressi e demoralizzati ma invece c’è un posto nel mondo che ci accoglierà, non è lo stesso per tutti, bisogna cercare.

Nella tracklist c’è un brano molto intenso, “Lascero”…

Ho cantato questa canzone perché era il momento giusto. Per me la fine di un amore può essere anche un’opportunità. Anche questo brano è nel cassetto da un po’ di tempo, ho deciso che l’avrei cantata quando avrei potuto legarla a degli avvenimenti che mi potessero far sputare fuori tutto quello che volevo dire… ed ora è arrivato il momento.

Nel disco c’è un pezzo dance che sembra pensato per l’estate…

Frequentando i Club Dogo, che per me sono stati una meravigliosa scoperta, nello studio di Don Joe un giorno c’era questo ragazzo che mi ha chiesto di sentire delle cose sue e tra le varie cose ho sentito questo pezzo e subito mi è venuto in mente questo inciso… “Se ogni giorno ed ogni sera non mi lascerai mai sola” (intona la canzone, Ndr) e mi sono detta “Bello!” e ne è nato un pezzo dance. Non sono stata costretta dalla mia casa discografica, anzi mi hanno rimbalzato per un anno, ma ora finalmente si sono convinti che potevo inciderlo. Quando in una cosa continuo a bussare, prima o poi…

Come è nata la scelta di “Cuore” come cover per la serata di giovedì?

Ho sempre trovato questa canzone molto moderna, una canzone eterna. Poi ho un rapporto col mio cuore molto colloquiale ed esclusivo, ci parlo spesso… parlo da sola insomma… prima mi sentivo matta poi ho letto “Il Manuale del guerriero della luce” di Coelho e lui dice che il guerriero della luce parla al suo cuore parlando da solo, quindi ho capito che potevo ammettere questa debolezza. Il cuore in fondo ci parla attraverso il suo battito, ci fa capire quando una cosa ci piace o ci spaventa. Il cuore non mente, la pulsazione del nostro cuore ci dice cosa succede.

E la copertina del disco?

È stata una scelta difficile… la mia casa discografica voleva mettermi di spalle, io ho risposto che volevo stare frontale, vedere la gente… abbiamo fatto un sacco di tentativi io e Paolino, il grafico.

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Se avessi guardato il Festival da casa per chi avresti fatto il tifo?

Per Patty Pravo. Patty è unica,  è l’esempio della vita che non finisce con l’età.

Com’è oggi il tuo rapporto con la televisione?

Il ruolo di curatore di nuovi talenti… la parola giudice non mi piace… è qualcosa che accetterei ancora di fare. Mi piacerebbe molto fare dei programmi per bambini. Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare, amo la creatività e vorrei riprendere a studiare, magari disegno animato. C’è un altro libro che ho letto, “La via dell’artista”, che dice che siamo sulla terra per creare, che siamo il nostro Dio, che come lui abbiamo il compito di creare… e poi chi ha molto estro creativo se non crea diventa folle. Ecco perché quest’anno ho voluto stare ovunque per questo disco… al fianco di Paolino il grafico, agli arrangiatori Barbera e Fragile… voglio capire, voglio creare… sapere e conoscere è bellissimo.

Qualche mese fa attraverso Facebook hai cercato dei musicisti, come è andata a finire?

Ho conosciuto tante nuove realtà, ragazzi molto bravi. Il problema è che mi sono mossa molto presto e quindi non era il momento giusto. Vi confesso però che sarei curiosa di fare un tour con una band tutta straniera per vedere che cosa nasce dall’unione tra la mia italianità e loro.

Però vi confesso che guardando in tv il tributo fatto in televisione ai Two Fingerz… ma quanti musicisti bravi abbiamo nel nostro paese… non capisco perché girano sempre gli stessi… la musica deve diventare un lavoro per tutti, voi giovani comunicatori dovreste concentrarvi su questo, rendere la musica una risorsa per la nostra economia come accade negli altri stati, come in Francia dove la musica viene tutelata e le radio possono passare e sponsorizzare la musica nazionale. Dovremmo fare questo noi addetti alla musica. Va fatto conoscere il mestiere dell’artista del musicista come un lavoro perché non è possibile che nel nostro paese abbiamo così tanti bravi musicisti e fanno per la maggior parte i metalmeccanici!

A questo punto prendo la parola e faccio notare a Rosalba che l’Italia è un paese un po’ egoista dove ognuno guarda al suo orticello, le ricordo che All Music Italia ha lanciato da sei mesi una petizione proprio su questo argomento, raggiungendo 6.300 firme ma che gli artisti “non emergenti” che hanno aderito e si sono esposti sono stati davvero pochi…

Ma sai cos’è, è che il fazzoletto è piccolo, lo tiri da una parte e lo tiri dall’altra sempre quello è, invece se ci fosse più lavoro per tutti potremmo essere maggiormente magnanimi e generosi… in realtà tutti hanno paura che ti si sfili la sedia da sotto il sedere. Bisognerebbe prima di tutto approvare una legge che tuteli la musica italiana, perché la nostra musica è bella. La nostra musica che rimane nel tempo è quella che ha un grande significato, delle poesie in musica e vanno tutelate come patrimonio. Da noi una canzone fa successo un anno e poi magari non la sentiamo mai più.

Quali sono gli artisti o le canzoni che ami della musica italiana?

Tanti. Io amo proprio la musica italiana da Pino Daniele, a Battiato, Lucio Dalla, Fabio Concato, Samuele Bersani… ma non solo, ci sono canzoni come Se ami Sai di Laura Pausini o L’Amore è di Syria (le canticchia entrambe, ndr) che per me hanno un significato, non bisogna per forza fare i colti, c’è un piccolo tesoro in gran parte della musica italiana.

Prendo la parola e le chiedo quale canzone di questo disco vorrebbe che canticchiassero anche tra cinquant’anni, Arisa non ha dubbi e risponde con decisione… “Guardando il cielo“.

Tornando al disco e tirando le somme come definiresti questo nuovo disco?

È un disco costruito sulla fiducia.