16 Dicembre 2021
Condividi su:
16 Dicembre 2021

Intervista a Cordio: “Mezza mela è solo uno sfogo, una reazione d’orgoglio, un gioco per sdrammatizzare un dolore”

"Per Battiato provo un amore tale da non riuscire proprio a trovare le parole", "Mi piacerebbe lavorare con Daniele Silvestri"

cordio
Condividi su:

Cordio ha lanciato il suo nuovo singolo Mezza mela (Mescal/ADA), disponibile in tutti i digital store.

Mezza mela è prodotto da Lorenzo Vizzini, di grandissimo prestigio i musicisti che hanno preso parte al progetto: tra gli altri, i colombiani Jose Juvinao e Daniel Uribe, quest’ultimo chitarrista vincitore di quattro Latin Grammy, Ryan Svendsen, già fiatista nei dischi di Shawn Mendes e Uriel Herrera, storico batterista della star messicana Natalia Lafourcade.

Tutta italiana invece l’eccellenza di Pinaxa, storico ingegnere del suono di Battiato, a cui sono stati affidati mix e master.

La copertina, disegnata a mano dall’artista argentina Julieta Vivas, è frutto di uno studio sulla corrispondenza tra frequenze sonore e frequenze cromatiche, e rappresenta un succo di frutta brik, reso simbolo del sapore del brano.

cordio

Abbiamo raggiunto Cordio per un’intervista in cui si racconta tra: nuovo singolo, esperienza sanremese e collaborazioni.

Intervista a Cordio

Ciao Cordio, benvenuto ad All Music Italia! Hai lanciato da pochi giorni il tuo nuovo singolo Mezza mela, ce lo vuoi presentare?

Di Cordio – Vizzini: Mezza Mela.
Dirige l’orchestra il Maestro: Beppe Vessicchio… canta: Cordio!

La ricerca dell’altra “mezza mela” è una riflessione sull’innamoramento, c’è chi lo vede come una regola e chi come una chimera. Questo brano vuole essere un mezzo super parte per spiegare ciò che c’è di razionale e di irripetibile nell’innamoramento?

No, credo che questo brano non cerchi di spiegare niente, tantomeno una cosa così misteriosa come l’innamoramento. È solo uno sfogo, una reazione d’orgoglio, un gioco per sdrammatizzare un dolore.

Mezza mela è il tuo nuovo singolo lanciato dopo l’uscita del disco Ritratti post diploma pubblicato per Mescal/Sony. In cosa si differenzia rispetto al precedente progetto?

Sotto molti aspetti questa canzone segna uno stacco da quanto fatto in precedenza. Una persona mi ha detto: ora si sentono i tuoi ventisei anni. Prima vivevo la profondità un po’ come sinonimo di pesantezza, oggi invece ho recuperato il valore della leggerezza, cerco di guardare le cose con un po’ di distacco, cosa che solo l’ironia ti permette. Lorenzo Vizzini – il mio nuovo produttore – è stato determinante in questo passaggio.

In La nostra vita cantavi: “La nostra vita è un aereo veloce che passa/ Ci offre un passaggio e poi se ne va/ E non ci pensare mai all’atterraggio/ Goditi il viaggio intanto che va/ Questa vita assomiglia a un castello di sabbia/ Che al suono di un’auto si sbriciolerà” un bellissimo messaggio in musica, carpe diem in musica. Bisogna vivere il momento o costruire un progetto a lungo termine?

Non lo so, in questa canzone cercavo di dare un consiglio a me stesso, ma poi come tutti non riesco mai a “non pensare all’atterraggio”. Oggi comunque me la godo di più, ma al contempo guardo anche molto di più a lungo termine. Come mi ha detto Ermal una volta “la musica è una maratona”.

Pochi giorni fa si è svolta la fase finale di Sanremo Giovani, tu partecipasti nel 2018. Che ricordo hai di questa esperienza?

Ho ricordi un po’ inquieti sinceramente, era dicembre e non c’era nessuno, gli impegni erano pochi e il tempo libero tanto. Il più bel ricordo è legato a una sala prove in periferia in cui andavo a esercitarmi ogni tanto. Facevo mezz’ora di passeggiata, attraversavo la parte meno turistica di Sanremo, vicoli, panifici, negozi di musica semi deserti. In uno c’ho pure comprato una chitarra classica un po’ scassata, tra l’altro quella con cui poi ho scritto mezza mela!

Per un soffio non riuscisti ad arrivare tra i primi tre della tua serata e quindi a qualificarti per Sanremo Giovani World Tour. Un’occasione importante per portare la giovane musica italiana nel mondo. Pensi che sia stata un’occasione mancata oppure un semplice rimando?

Forse nessuno dei due, sarebbe coinciso con il tour teatrale di Ermal Meta con gli Gnu Quartet, tour di cui ho fatto tutte le aperture e che per nulla al mondo avrei voluto perdere.

cordio

Sei nato a Catania, città che ha lanciato grandi nomi della musica italiana e nello specifico grandi nomi della scuola cantautorale catanese tra cui Mario Venuti, Carmen Consoli, Franco Battiato, Giovanni Caccamo, Gianni Bella e Luca Madonia. C’è qualcuno di loro a cui ti ispiri? Quali sono i tuoi riferimenti in musica?

A parte Battiato, per cui provo un amore tale da non riuscire proprio a trovare le parole, tra quelli che hai citato Carmen Consoli e Mario Venuti sono stati sicuramente molto importanti nella mia formazione di adolescente, li ho ascoltati tantissimo. Giovanni Caccamo invece l’ho conosciuto da poco anche personalmente, ha un’eleganza e una sensibilità d’altri tempi e il suo ultimo album “”Parola” ne è l’esempio. In generale mi ispiro molto ai cantautori italiani.

Sei stato scoperto artisticamente da Ermal Meta, hai collaborato con lui e fatto da open act anche a Simone Cristicchi e Francesco Renga, cosa ti hanno dato questi incontri? Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

Con Renga ci siamo solo salutati alla fine del concerto, non posso dire di conoscerlo. L’incontro con Simone Cristicchi invece mi ha indicato un modo di essere artista che non punta i riflettori solo verso di sé ma illumina le zone d’ombra della realtà. Riguardo Ermal ci sarebbero tante cose da dire, intanto che è stato il primo a credere in me e che senza di lui non sarei mai arrivato a ventisei anni con questo bagaglio di esperienze, poi che lui è un vero e proprio “artigiano” della musica e anche solo osservandolo ho imparato tante cose, soprattutto la perseveranza.

In futuro mi piacerebbe lavorare con Daniele Silvestri.

Chiudiamo con una domanda ormai di rito, c’è qualcosa che non ti ho chiesto che vuoi condividere con i lettori di All Music Italia? Quello che noi chiamiamo amichevolmente “il messaggio alla nazione”.

Direi che ho detto già tanto, anzi, grazie se sei arrivato fino in fondo a questa intervista, sei stato perseverante, che è una cosa buona, quasi sempre.

Immagine di copertina ed articolo di Giovanni Tomaselli