20 Ottobre 2025
di Direttore Editoriale
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20 Ottobre 2025

Spotify e le major unite per l’intelligenza artificiale “responsabile”. Ma dietro la narrativa etica si nasconde anche una partita di potere.

Una partnership storica che promette di tutelare artisti e autori, ma che apre anche interrogativi

Spotify e le major musicali (Sony, Universal, Warner, Merlin, Believe) annunciano un’alleanza sull’intelligenza artificiale responsabile
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Spotify e le major unite per l’intelligenza artificiale “responsabile”. Ma dietro la narrativa etica si nasconde anche una partita di potere

Il 16 ottobre 2025 Spotify ha annunciato una collaborazione storica con Sony Music Group, Universal Music Group, Warner Music Group, Merlin e Believe per sviluppare nuovi prodotti musicali basati sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato: creare strumenti “responsabili”, che mettano al centro artisti e autori e li aiutino a connettersi meglio con i fan.

L’accordo arriva in un momento in cui la musica generata dall’IA cresce in modo esponenziale e l’industria discografica è chiamata a trovare un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti.

La collaborazione: IA etica e nuovi strumenti per gli artisti

Spotify ha spiegato che lavorerà fianco a fianco con le principali etichette e distributori per sviluppare tecnologie che rispettino il copyright e creino nuove opportunità economiche per gli artisti. L’azienda ha anche annunciato la nascita di un laboratorio dedicato alla ricerca sull’intelligenza artificiale generativa e di un team di sviluppo interno.

I prodotti che nasceranno da questa partnership, secondo il comunicato ufficiale, saranno guidati da quattro principi fondamentali:

  • Collaborazione diretta con etichette, editori e distributori: ogni nuovo prodotto IA sarà sviluppato partendo da accordi con i titolari dei diritti, non a posteriori.
  • Libertà di scelta: gli artisti e i detentori dei diritti potranno decidere se e come partecipare a progetti basati sull’intelligenza artificiale.
  • Compenso equo: ogni utilizzo di materiale musicale dovrà generare nuovi flussi di ricavi e riconoscimenti trasparenti per artisti e autori.
  • Connessione artista-fan: l’IA non dovrà sostituire la creatività umana, ma potenziarla, rafforzando il legame con il pubblico.

Il Co-Presidente e Chief Business Officer di Spotify, Alex Norström, ha commentato: “La tecnologia deve sempre essere al servizio degli artisti, non il contrario. Il nostro obiettivo è garantire che l’innovazione supporti gli artisti, tutelando i loro diritti, rispettando le loro scelte creative e creando nuovi modi per i fan di scoprire e apprezzare la musica che amano.

Il Co-Presidente e Chief Product and Technology Officer, Gustav Söderström, ha aggiunto: “L’intelligenza artificiale rappresenta il cambiamento tecnologico più significativo dai tempi degli smartphone e sta già rimodellando il modo in cui la musica viene creata e fruita. Vogliamo costruire questo futuro fianco a fianco con l’industria musicale, guidati da principi chiari e da un profondo rispetto per i creatori.

Le major: entusiasmo e cautela

Dal canto loro, le tre major e i partner indipendenti hanno accolto positivamente la proposta. Rob Stringer (Sony Music Group) ha parlato di “un riconoscimento del fatto che la concessione diretta di licenze prima del lancio di nuovi prodotti è l’unico modo appropriato per svilupparli”. Sir Lucian Grainge (Universal Music Group) ha sottolineato come l’IA possa “creare nuove opportunità per gli artisti se usata nel rispetto dei diritti e della creatività”.

Robert Kyncl (Warner Music Group) ha rimarcato l’importanza di “nuovi accordi di licenza che proteggano e compensino la comunità creativa”, mentre Denis Ladegaillerie (Believe) ha parlato di una distinzione tra “IA responsabile”, focalizzata sulla protezione degli artisti, e “IA creativa di valore”, che accelera la scoperta della musica e rafforza il coinvolgimento dei fan.

Infine, Charlie Lexton (Merlin) ha definito l’iniziativa “un passo concreto verso prodotti che migliorino realmente l’ecosistema creativo e commerciale”.

Spotify, major e AI: l’altra faccia della medaglia

Dietro la narrativa etica e la promessa di “IA al servizio degli artisti” si nasconde una verità meno rassicurante. Questa alleanza può essere letta anche come un’operazione di controllo preventivo sul futuro della musica generata da intelligenza artificiale.

Negli ultimi mesi, strumenti come Suno e Udio hanno mostrato quanto sia facile creare canzoni realistiche senza musicisti umani e senza licenze. Le case discografiche, che controllano la gran parte del repertorio mondiale, e Spotify, che controlla la distribuzione e i dati d’ascolto, hanno tutto l’interesse a non lasciare che l’IA sfugga dal loro perimetro.

Insomma: meglio governare il fenomeno che subirlo. Creando un sistema “autorizzato” di IA musicale, le grandi aziende sembrano voler restare i gatekeeper anche della nuova frontiera tecnologica, con l’obiettivo di far passare ogni nuovo strumento, voce sintetica o remix attraverso canali regolamentati e licenze ufficiali.

Le promesse e i rischi

Nel comunicato si parla di nuovi ricavi e di opportunità per gli artisti. Ma su come questi ricavi saranno distribuiti, nulla è stato chiarito. Spotify continua a riconoscere compensi minimi per stream, e nessuna delle major ha mai mostrato grande trasparenza sulle entrate derivanti da partnership tecnologiche.

Il rischio è che l’IA “responsabile” diventi una IA controllata, dove tutto resta nelle mani dei soliti grandi nomi. Il potenziale creativo di questi strumenti è enorme, ma se la gestione sarà interamente in mano a chi già domina il mercato, la promessa di “democratizzare” la musica rischia di rimanere uno slogan.

collaborazione o monopolio del futuro?

L’intelligenza artificiale è la nuova frontiera del business musicale. E come sempre accade quando arriva una rivoluzione tecnologica, chi ha potere e cataloghi non vuole perderlo. Spotify e le major si presentano, almeno nella narrativa ufficiale, come paladini della creatività, ma l’obiettivo è anche quello di presidiare il campo prima che lo facciano altri.

Se davvero questa alleanza porterà strumenti utili e compensi equi per gli artisti, sarà una svolta. Ma se diventerà solo un modo per mantenere il controllo sull’innovazione, allora non sarà una “IA responsabile”. Sarà solo un nuovo modo per fare vecchio business con mezzi nuovi.

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