Nel nuovo appuntamento della rubrica Dillo all’Avvocato, l’Avvocato Fabio Falcone torna ad affrontare un tema sempre più attuale: il rapporto tra Intelligenza Artificiale e creatività umana. Cosa succede quando le macchine iniziano a scrivere canzoni, pubblicare dischi e macinare stream? Può davvero l’AI sostituire l’artista?
Ricordiamo che Fabio Falcone, specializzato in Musica, Discografia e Diritto d’Autore, è uno dei pochi professionisti a unire la sua attività legale a quella artistica, come membro de La Differenza e come Pianista Indie. La rubrica è curata in esclusiva per All Music Italia e nasce per fare chiarezza su questioni legali che toccano direttamente il mondo della musica.
Ricordandovi che per domande o segnalazioni potete scrivere a redazione@allmusicitalia.it con oggetto “Dillo all’Avvocato” o visitare il sito ufficiale dell’Avvocato Fabio Falcone, lasciamo a lui la parola per capire meglio la questione.
No, l’AI non ti ruberà la carriera. Ma può rubarti il posto se ti comporti come una macchina
Nell’ultimo periodo gli artisti che arrivano nel mio studio o passano a visitarmi sul sito www.fabiofalcone.com mi fanno tutti, più o meno, la stessa domanda: “Fabio… ma se l’intelligenza artificiale continuerà a scrivere canzoni, a pubblicare dischi e a macinare stream… che ne sarà di noi?”.
È una domanda che ormai sento quasi ogni giorno, detta con quella voce mezza ironica e mezza seria, ma con gli occhi preoccupati. Perché dietro c’è paura vera: la paura di essere sostituiti. E non è un dettaglio, perché qui non stiamo parlando solo di musica, ma della loro vita, della loro identità, di anni passati a costruire un percorso.
E sì, è vero: l’AI oggi può scrivere testi, creare melodie, produrre basi e fare in un’ora quello che a noi richiede giorni, settimane, mesi. Le piattaforme si riempiono di brani creati da software, alcuni pure belli. Ma la verità è che l’artista non perde la sua carriera perché la macchina scrive. L’artista perde quando smette di essere umano.
La musica non è solo suono. Non è una formula matematica, non è una sequenza di prompt ben scritti. La musica è storia, emozione, sguardi, cicatrici. Quando ascoltiamo una canzone vera, anche senza saperlo, il nostro cervello lo percepisce: sente che dietro c’è qualcuno in carne e ossa, che ha vissuto davvero quello che sta raccontando. Ed è lì che nasce la connessione. Perché chi ascolta, soprattutto nei momenti più fragili, non vuole solo una bella canzone: vuole sentirsi capito. E una macchina, per quanto brava, questo non potrà mai offrirlo davvero.
E poi c’è il palco. Quello è il terreno dove l’AI non potrà mai mettere piede. Un concerto non è solo musica dal vivo: è uno scambio, un’energia che scorre tra chi canta e chi ascolta, tra chi si emoziona sul palco e chi si emoziona sotto. Quella roba non si programma, non si simula, non si prompta. Quella roba si vive.
Un artista ha un superpotere che nessuna intelligenza artificiale avrà mai: può costruire relazioni vere. Può sbagliare, ridere, raccontarsi, condividere la propria umanità. Può trasformare un brano in un’esperienza, in un simbolo, in una storia condivisa. L’AI può solo pubblicare. Tu puoi lasciare un segno.
Il problema è che tanti artisti oggi combattono nella zona sbagliata. Passano le giornate a inseguire playlist e algoritmi, che sono esattamente il terreno su cui l’AI gioca meglio. Ma la vera partita non è quella. La vera partita è nella relazione con le persone. Chi cerca una connessione profonda non apre Spotify per trovare un nome a caso: cerca te, la tua voce, la tua verità.
La musica è un mezzo, non un fine. Serve ad aprire una porta, quella dell’emozione, del riconoscersi, dell’appartenere. E quella porta non la apre un algoritmo: la apre un essere umano.
Quindi sì, l’AI sarà sempre più presente nel mondo della musica. E sì, potrà anche fare cose incredibili. Ma la differenza la farà chi saprà restare umano, chi avrà il coraggio di non ridursi a un contenuto da playlist. Perché un prompt può generare un suono. Ma solo una vita vera può generare una connessione vera.
E quella, amici miei, non ve la ruba nessuno.
Avv. Fabio Falcone











