Carlo Conti ufficializza: dopo lo Squid Game di Sanremo Giovani 2025 e il suo quinto Sanremo basta Festival, un editoriale di Massimiliano Longo.
Lo avevo scritto già mesi fa, nel mio editoriale “Salviamo Sanremo Giovani oppure salviamo i giovani da Sanremo”: il problema non sono i ragazzi, ma il sistema che li circonda. Le ultime dichiarazioni di Carlo Conti a TV Sorrisi e Canzoni, con cui ha ufficializzato che il Festival 2026 sarà il suo quinto e ultimo, sono l’occasione per tornare a parlare del futuro dei giovani al Festival. “No, non lo rifarei l’anno successivo. La direzione artistica? No, quella è la parte più complicata, il lavoro grosso. Arrivare a cinque a me sembra già un bel numero“.
Una decisione che chiude un ciclo, ma che lascia intatta la questione centrale per noi di All Music Italia: cosa sarà dei giovani al Festival? Perché chi arriverà dopo Conti – che sia Paolo Bonolis, Stefano De Martino, Giorgia o ancora Amadeus – si troverà di fronte uno scenario a nostro avviso non positivo. E purtroppo la storia degli ultimi quindici anni non fa sperare in grandi cambiamenti che puntino a tornare realmente all’era Baudo.
I problemi ci sono e ci sono da anni, anche sul fronte dei Big. Dietro al motto “conta la canzone” resta l’impressione che non sia sempre così: ci sono artisti che con un brano forte in mano sembrano non avere comunque possibilità, esclusi perché non considerati abbastanza “cool”, televisivamente rilevanti oppure visti come fuori dai giochi della discografia. È una contraddizione che mina la credibilità del Festival stesso.
Ripetiamo però che la nostra priorità sono i giovani perchè Sanremo Giovani si è ormai trasformato – lo ribadisco, in senso metaforico – in uno “Squid Game musicale”, e senza una svolta rischia di restare solo un percorso a ostacoli che premia pochi o nessuno e lascia per strada praticamente tutti… tanto ci sono i talent, dicono.
Le novità di sanremo giovani 2025
Come funziona oggi Sanremo Giovani? Ci sono due differenze rispetto al passato: quest’anno da Area Sanremo arriveranno due artisti invece di uno, e il limite massimo di età è stato rialzato, dopo la contestata riduzione della scorsa edizione
Un anno fa Conti aveva abbassato il limite massimo d’età a 26 anni, processo iniziato negli anni prima da Amadeus che lo aveva portato a 29, salvo poi riportarlo quest’anno a 29 non compiuti all’1 gennaio 2026.
Una correzione, forse, che mostra come anche lui abbia intuito l’errore. Perché se la giovinezza oggi è più social, non significa che sia più matura. TikTok e YouTube accelerano l’esposizione, ma non sostituiscono la crescita artistica e i talent sono una gavetta che segna, al contrario di quella vera. Conti ha rimediato al suo stesso errore e questo è l’unico segnale positivo che riusciamo a scorgere.
sanremo giovani, uno Squid Game musicale
Come funziona oggi Sanremo Giovani? Tutto parte da circa 700 iscritti, che inviano i propri brani tramite etichette discografiche. I loro file audio e i video vengono ascoltati e visionati da Carlo Conti e dalla Commissione. Primo taglio: da 700 si scende a circa 30-70.
Questi 30-70 vengono convocati a Roma per un’audizione dal vivo e da qui vengono scelti 24 artisti: sono loro a entrare nel “gioco televisivo”.
I 24 si sfidano in quattro seconde serate su Rai 2. Sei per puntata, con duelli uno contro uno. La metà passa, l’altra metà è già fuori. Dodici restano in gara. Nuova semifinale: altri sei scontri, altri sei eliminati. Restano in sei, che si contendono i due posti per l’Ariston in una finale di altri tre duelli.
Il tutto davanti a un esiguo pubblico televisivo. Lo scorso anno le puntate sono andate in onda dopo mezzanotte e mezza e la media di ascolto è stata di 377.200 spettatori a puntata. Una vetrina sempre più fragile, ben lontana dal valore simbolico e concreto che Sanremo Giovani dovrebbe rappresentare.
Ma torniamo al regolamento… come dicevamo, nella finale – questa volta in prima serata su Rai 1, con un ascolto medio che di solito supera i 2 milioni – ne rimarranno sei che si scontreranno uno contro l’altro con eliminatorie immediate.
Alla fine ne resteranno soltanto due. Gli altri due posti, per un totale di quattro Nuove Proposte in gara, saranno assegnati tramite Area Sanremo, dove l’iter prevede audizioni dal vivo davanti a una commissione che potrebbe essere formata dagli autori Rai del Festival.
Facciamo i conti: da 700 aspiranti a 24 selezionati, da 24 a 12, da 12 a 6, fino a due soli superstiti. Risultato? Mesi, se non anni, di lavoro, sacrifici economici e speranze, per giocarsi tutto in pochi minuti di esibizione. Nel 90% dei casi, un solo passaggio televisivo in piena notte. Una vita di attese che si consuma in un attimo, senza dare ai ragazzi la possibilità di farsi conoscere davvero.
E per chi arriva sul palco del Festival di Sanremo le cose non andranno così tanto meglio.
Lo Squid Game dei giovani continua sul palco dell’Ariston
I quattro nomi che a febbraio saranno sul palco del Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte, se tutto rimarrà identico allo scorso anno, dovranno partecipare alla parte più crudele dello Squid Game sanremese.
Prima sera: scontro tra due, uno eliminato dalla gara.
Seconda sera: scontro tra altri due, uno eliminato dalla gara.
Terza sera: scontro tra i due finalisti ed elezione del vincitore. Vincitore che una volta tornava ad esibirsi il sabato nella finale, ora nemmeno quello.
Praticamente, se un tempo i giovani avevano la stessa visibilità dei Big, ora due di loro appariranno solo una volta e due di loro due volte. Pensateci: il sogno di una vita, mesi se non anni di lavoro per farsi notare da una discografica, trovare la canzone giusta, produrla, fare il video, superare selezioni tra centinaia di persone, poi l’audizione dal vivo, poi il tritacarne televisivo in seconda serata… e alla fine raggiungi l’obiettivo più grande per il 90% dei cantanti italiani, salire sul palco di Sanremo. E cosa succede?
Succede che tutta questa fatica si riduce ad essere visti e ascoltati una, massimo due volte, e non si sa nemmeno in che orario. Magari sarai sfortunato come Maria Tomba o la coppia Vale Lp e Lil Jolie, di cui già molti non ricordano la partecipazione al Festival. Magari sarai fortunato come Settembre che, oltre a vincere, è stato scelto dallo sponsor del Festival, TIM, come volto della sua campagna pubblicitaria. Una grande occasione che porta soldi, certo… ma di sicuro ha poco a che vedere con la musica.
Non vi appare, a leggerlo, magari a vederlo no, troppo breve, qualcosa di rapido e triste?
Viene da chiedersi: perché? Perché raggiungere un palco così ambito con sacrifici e anche un po’ di fortuna non debba regalarti quattro sere di visibilità, diventando realmente l’occasione della vita? Poi, vada come vada, ma almeno avresti avuto il massimo.
Si fatica a capirlo se, come noi di All Music Italia, ogni giorno si lavora raccontando gli emergenti e leggendo le loro mail e i loro messaggi social. Ed è proprio in quel flusso quotidiano di voci che emerge la frustrazione di un sistema che chiede tanto ma restituisce troppo poco.
Prima regola dell’anti squid game, lasciare i giovani liberi di esprimersi
I rumors che ci arrivano dalle fonti più disparate lasciano intendere che Carlo Conti, dopo aver ascoltato tra i giovani troppe ballad, potrebbe puntare ora sugli up tempo. Speriamo non siano i BPM a contare ma la canzone.
Meglio quattro brani, che siano ballad o up tempo, che rappresentano davvero i giovani di oggi e gli permettono di essere come loro vogliono, mostrando tutta la profondità, la leggerezza e le contraddizioni di questa generazione, che non pezzi scelti solo per dare ritmo al Festival. Anche perché ricordiamoci che lo scorso anno, su quattro brani, i due up tempo sono stati eliminati subito, e subito sono spariti dalle classifiche, mentre le ballad sono arrivate in finale, trovando riscontro dal pubblico. Chi ha orecchie per intendere.
Salviamo sanremo giovani?
L’ho già scritto e lo ripeto: o salviamo Sanremo Giovani, o saremo costretti a salvare i giovani da Sanremo. Perché non è solo una questione di leggerezza o profondità, ma del senso stesso di un percorso artistico. Se continuiamo a ridurre tutto a un “gioco” di sopravvivenza, i ragazzi smetteranno di credere nella musica come espressione sincera e inizieranno a ragionare soltanto da calcolatori, cercando la formula giusta per piacere. E a quel punto non avremo più aiutato a crescere artisti, ma costruito perfetti concorrenti da reality.
E sappiamo che fine fa un artista in un reality.
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