7 Agosto 2025
di Direttore Editoriale
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7 Agosto 2025

Festival di Sanremo: e se dal caos nascessero due Festival paralleli? A vincere sarebbe la musica

Tra nuove registrazioni e città candidate un'editoriale per pensare a quanto sarebbero necessari alla musica due Festival

Festival di Sanremo 2026, l’ipotesi di due edizioni inizia a circolare
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Da mesi si discute del futuro del Festival di Sanremo e delle tensioni sempre più marcate tra la Rai e il Comune di Sanremo. Il contratto con il servizio pubblico è scaduto e la trattativa per il rinnovo si è rivelata più complessa del previsto. In mezzo, milioni di euro in gioco e il peso simbolico dell’evento musicale italiano per eccellenza. Ma se i Festival diventassero due?

Il piano B della Rai: marchi registrati e alternative sul tavolo

Mentre regnano ancora le incertezze la Rai ha registrato tre nuovi marchi: “Italian Song Contest”, “Festival Rai della Musica Italiana” e “Il Festival della Rai”. Un segnale chiaro: se non si troverà un accordo con Sanremo, il Festival potrebbe traslocare, cambiando pelle ma non ambizioni.

Le città in pole? Roma, logisticamente vantaggiosa e con un apparato produttivo senza rivali. Torino, già collaudata grazie all’Eurovision 2022. Poi Jesolo, forte dell’esperienza con Miss Italia, e infine Riccione, Messina e Taranto che si sono candidate ufficialmente.

Il tutto nasce da un’evidente frattura: Sanremo chiede una valorizzazione economica e mediatica maggiore per il proprio ruolo; la Rai non sembra disposta a cedere alle richieste della città. Eppure i numeri parlano chiaro: solo nell’ultima edizione, il Festival ha generato 38 milioni di euro di indotto turistico. Un tesoro difficile da lasciare andare.

Due Festival di Sanremo? Una provocazione che potrebbe diventare occasione

E se invece di scegliere si duplicasse? Due grandi Festival musicali italiani in due momenti distinti dell’anno. Uno organizzato dalla Rai, l’altro a Sanremo, eventualmente in onda su un’altra rete. Fantascienza? Forse. Ma anche una possibilità concreta di offrire più spazio alla musica italiana.

Con cast da 20-30 artisti ciascuno, la discografia avrebbe più vetrine e più varietà in momenti diversi dell’anno. I giovani emergenti non dovrebbero più contendersi una manciata di slot all’anno. E artisti ormai lontani dal giro “che conta” potrebbero tornare protagonisti.

Immaginate un secondo Festival più libero dalle logiche dello streaming e dei trend social. Un Sanremo “alternativo”, che punti sulla canzone d’autore, sull’emozione pura, sulle sorprese. Un ritorno alle origini.

Un nuovo Sanremo alternativo: si può tornare alle origini?

Il Festival di Sanremo nasceva con una ventina di canzoni interpretate da più voci: spesso i 3-5 artisti più rappresentativi del momento si alternavano nell’esecuzione dei brani selezionati. E se si tornasse a quel modello?

Immaginate un Festival dove le canzoni vengono inviate e valutate senza conoscere l’identità dell’interprete o dell’autore (o entrambe, nel caso dei cantautori). A contare sarebbe solo il valore del brano, e non la popolarità di chi lo propone. Naturalmente, potrebbero essere stabiliti dei criteri minimi di storicità discografica per evitare che diventi un festival solo per emergenti.

Il direttore artistico, in questa ipotesi, saprebbe unicamente da quale etichetta o struttura discografica proviene la proposta, senza avere accesso ai nomi degli artisti coinvolti fino al momento della selezione finale. Una modalità che ridarebbe centralità alla canzone, liberandola dalle dinamiche di mercato. Che poi le belle canzoni sul mercato sono spesso in grado di farsi spazio da sole e distinguersi, se hanno visibilità e la giusta vetrina.

E chi potrebbe guidare un progetto del genere? Fabio Fazio, già direttore artistico e conduttore di quattro edizioni del Festival, oggi in esclusiva sul Nove, ha dimostrato di avere una visione musicale personale colta o meglio, non convenzionale e legata alla popolarità. Potrebbe essere un nome giusto per dare forma a un Sanremo “altro”, quello che resterebbe nella sua città d’origine.

Due Festival, due visioni, due opportunità. E chissà: forse proprio da questa crisi potrebbe nascere la stagione più fertile per la musica italiana degli ultimi vent’anni.