AYLE – Il Tuo Nome
Pur essendo un cantante assolutamente scarso, ho sempre concordato che nel suo essere strampalato talvolta sapeva far apparire un’emozione da quel che proponeva. Se questo è più volte accaduto con le cover ( qualche volta anche no, giusto per dovere di cronaca) devo dire che trovo ancora però la scrittura acerba, che non viaggia di pari passo con le emozioni che lui vorrebbe comunicare.
In più è tutto sempre un po’ troppo vestito d’ansia e forse è quello il difetto più grande di Ayle. Ma se la cosa è tollerabile nei live, perché chiaramente si è sotto giudizio di chi ti ascolta, che arrivi anche dal disco è probabilmente too much.. come piace dire alla loro generazione.
Quattro 1/2
LIL JOLIE – Attimo
Più riascolto questo pezzo e più resto con uno sguardo beota, un sorriso inebetito di chi non capisce se quel che ha ascoltato gli piace o meno. Forse sia questo che quello. Trovo la cantautrice casertana giustamente alleggerita nell’interpretazione di un pezzo del genere, come se avesse preso le giuste misure togliendo il suo approccio solitamente più massiccio di cadere sulle note.
Tuttavia mi resta quell’impressione di jingle pubblicitario che m’infastidisce al quanto. Come se all’improvviso uscisse fuori da un loculo qualsiasi chi ti vuole vendere qualcosa. Spero per Lil di capire prima o poi da che parte sto, ma soprattutto per lei che lo capisca il pubblico. Per il momento è proprio un nì.
Cinque
MARTINA – Da Quando Non Ho Smesso Di Amarti
Mi fa quasi paura il fatto di aver sentito, proprio in trasmissione pomeridiana, che una brava come Martina (e brava lo è per davvero), non emozioni rispetto a chi, senza botox vocali, non avrebbe nemmeno modo di poter cantare. E’ la deriva vera e propria. Che poi si voglia dire che invece magari l’inedito è fragilino assai, allora è un altro paio di maniche. Il perché è a mio avviso presto spiegabile: non cresce nella base nella maniera giusta per supportare la voce bella e potente della nostra, restando invece troppo in sottofondo.
Non è brutto il pezzo, pur restando nel classico più classico possibile, ma avrebbe avuto bisogno di un po’ di bassi che riempissero, che dessero un peso specifico ad un’interpretazione che è giusta nella sua potenza e misura, giusta nelle dinamiche. E’ una questione d’arrangiamento in disco; nel live molto meglio.
Cinque
MIDA – Fight Club
Buono il groove del pezzo che non disdegna di pescare un po’ qui e li, come quel “ah ah ah ah”, che cantato in questo modo fa tanto “Cash Machine”, successo degli Hard-Fi… meteora che, probabilmente, data l’età lui non avrà nemmeno mai ascoltato. Lui… chi produce invece, magari si.
C’è da dire che Christian (questo il suo vero nome ndr), in fatto di radiofonicità sa il fatto suo e se un complimento mi sento di farglielo è proprio quello di saper utilizzare il mezzo per arrivare a quanti più può. Si resta sempre un pochetto sbigottiti però del fatto che ci siano voluti ben 8 autori per 2 minuti e 31 secondi di canzone. Vabè… almeno brutta non è.
Sei
HOLDEN – Solo Stanotte
Suoni elettronici che comunicano spazio e tempo. Atmosfere rarefatte, piuttosto essenziali, su cui la voce molto lavorata del nostro, (c’è da dirlo), s’incastra però alla perfezione. Holden ha una sua specificità nel saper raccontare di sentimenti, di attese, speranze, con un linguaggio che arriva dritto, preciso, soprattutto per una generazione che tende a ridurre tutto all’essenziale, a velocizzare. Abbasserei solo l’effetto ansia che, in alcuni passaggi, specie le accelerazioni, l’effetto utilizzato sulla voce produce.
Sei 1/2
PETIT – Tornerai
Fra gli inediti fin qui da lui presentati questa “Tornerai” è senz’altro di gran lunga la canzone migliore. E’ un fatto di costruzione, di impatto d’inciso che rompe le strofe con il giusto piglio che serve per far girare verso la cassa chi magari è fin li distratto. Funziona anche la scelta del napoletano che personalizza molto il progetto, lo rende più incisivo, pure perché il nostro è ben attento ad utilizzare parole facilmente comprensibili pure a chi non è propriamente delle parti sue. Buono.
Sette
SARAH TOSCANO – Mappamondo
E’ un paradosso che quella che ai nastri di partenza era la voce femminile più debole, acerba, che aveva bisogno di trovarsi, sia quella che invece abbia maggiormente centrato lo giusto percorso. Sarah propone pezzi che le stanno bene addosso, che suonano come un piacevole pop cantabile che gli calza benissimo addosso. Non appare sforzata, ma proprio nel suo.
La sua voce infantile ma anche sempre più precisa ha le giuste sfumature per cantare cose del genere. Si, perché ricordiamoci che il bel pop femminile è passato sicuramente anche per le super voci alla Whitney Houston, per il fare rock alla Alanis Morissette o problematico e sofferente alla Sinead O’Connor, vero. Ma il bel pop è passato pure negli per gente come Katy Perry, Belinda Carlisle, Kim Wilde o, su tutte, Madonna che erano pop senza maledizioni o infiltrazioni d’altro e non hanno mai dovuto chiedere scusa a nessuna. Ecco Sarah c’è con merito e non chiede scusa.
Sette
BONUS LANCI FUORI DALLA FINALE
KIA – Iena
Voce molto bella per colore al pari di quanto sia inutile questo brano che davvero vuol dire poco e nulla. Anche perché andrebbe detto a Nigiotti, autore del pezzo che pure è un cantautore ben ferrato e sempre molto terreno nella sua scrittura, che la iena non è per nulla un animale egoista, bensì un animale di branco, che proprio grazie al gruppo riesce ad avere persino ragione dei leoni talvolta, sottraendo loro la preda.
In più l’inciso è ripetitivo e tenuto tutto su un range vocale controllato, che proprio quel colore di cui prima, arriva piatto, senza dare spazio a qualsivoglia emozione, se non quella di un piedino che si muove.
Quattro
NAHAZE – Oro Oro Oro
Nahaze, che alla fase finale non è approdata, sembra già avere le idee chiare sulla sua proposta musicale che già si era fatta notare da qualche anno, ben prima del talent. C’è tanto lavoro meccanico sulla voce ma la stessa viene fuori con precisione e tono che il lavoro fatto è oggettivamente solo un orpello, un cercato abbellimento, non certo la via di fuga da una nota che non si è capaci di prendere.
Il brano rispecchia molto una urban che forse è da ricercare più nella musica di qualche annetto fa. Tuttavia è ben scritto nelle sue parti e risulta completo; non eccelso, ma completo, finito.
Sei 1/2
MEW – Posatenebre
Questo pezzo è uno specchio in cui Mew si sta osservando e provando a raccontare agli altri cosa vede. E’ perfetto racconto di ciò che ha vissuto, che vive e che le ha fatto trovare la forza di abbandonare persino il programma che poteva aiutarla a realizzare i suoi sogni. E’ una disperazione reale. E’ una speranza reale. Perché quando si ha paura si possono vedere anche dei muri dove non ci sono, ci si può sentire prigionieri anche senza sbarre. E la nostra ha trovato il modo di raccontarsi in musica; facile non era, eppure ce l’ha fatta.
Sette 1/2











