I duetti musicali e i featuring ci hanno sempre affascinato, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento significativo. Mentre in passato erano il frutto di amicizie genuine o di intese musicali, oggi molti sembrano più una strategia commerciale che un incontro di anime artistiche.
Duetti iconici del passato: amicizia ed eccellenza in musica
Un esempio emblematico di duetto storico è quello tra Giorgia e Andrea Bocelli in Vivo per Lei, brano di Gatto Panceri del 1995 e cantato inizialmente dagli O.R.O. che i due reinterpretarono insieme nel 1997, dando alla canzone una nuova dimensione ed un respiro che nel tempo diventò mondiale. La scelta di unire le voci di Bocelli e Giorgia non fu un colpo di fortuna, bensì una decisione ben ponderata e geniale della discografica Caterina Caselli (Sugar Music) che unì in un connubio perfetto i due cantanti.
Bocelli, già all’epoca era un nome di spicco nella musica lirica e portò un’impronta solenne e intensa al brano, mentre Giorgia, eccellenza assoluta per la sua padronanza vocale e tecnica impeccabile, aggiunse la parte emotiva alla canzone, facendo sì che questa superasse i confini italiani e diventasse celebre in molte altre parti del mondo. Bocelli peraltro duettò con questo brano con artiste di grande fama in moltissime lingue. Stiamo parlando di un capolavoro assoluto, intramontabile.
Ma ritornando campanilisticamente in territori più veraci e ricchi di sapore italiano, potrei citare un duetto che nasce da una vera amicizia, profonda, intima, decisamente duratura: è quello tra Gaetano Curreri e Vasco Rossi in La faccia delle Donne, nata nel 1984.
Il duetto tra i due è il perfetto esempio di un incontro musicale che nasce appunto semplicemente dall’essere amici e dalla loro capacità di mettere in musica qualcosa di intimamente umano. Il contrasto tra i loro modi diversi di affrontare la vita e le relazioni, quelle vere, viene raccontato nella canzone, e questo rende La faccia delle Donne un capolavoro che rimane ancora oggi un punto di riferimento nella musica pop italiana.
Canzoni che superano la barriera del tempo
Potrei citarne davvero tanti e tutti con un loro vero perché, con un valore assoluto intrinseco, con un bagaglio di emozioni e cultura musicale che trasuda ancora oggi nei ricordi dei più adulti tra noi. Tutti brani e artisti che sono rimasti nel tempo.
Lucio Dalla e De Gregori con Ma come fanno i marinai del 1979, e ancora Dalla e Morandi con Vita nel 1988, ma anche il trio trionfatore di Sanremo Morandi, Tozzi, Ruggeri nell’87 con Si può dare di più e ancora Fausto Leali e Anna Oxa trionfatori dello stesso Festival con Ti lascerò, due anni dopo.
Stiamo parlando di canzoni che hanno superato la barriera del tempo e di artisti noti da tutti allora come oggi e la cui stima e amicizia reciproche erano ben note.
Duetti come manifesto politico e sociale
Ma i duetti straordinari non si limitano ovviamente alla scena italiana. A livello internazionale, esempi di comunione artistica e amicizia genuina abbondano. Prendiamo ad esempio la straordinaria e indimenticabile Ebony and Ivory di Stevie Wonder e Paul McCartney pubblicata nel 1982. Questo brano non è solo una collaborazione tra due icone della musica, ma un vero e proprio manifesto politico e sociale in musica.
La canzone è un inno all’uguaglianza razziale e al superamento delle divisioni sociali. Il titolo stesso fa riferimento ai tasti neri e bianchi di un pianoforte, simbolizzando le razze opposte ma complementari che devono lavorare insieme in armonia, come le note sulla tastiera. Wonder, afroamericano e da sempre attivista per i diritti civili, utilizzò la sua musica come strumento per sensibilizzare su queste tematiche. McCartney, con la sua notorietà internazionale, diede alla canzone un’ulteriore visibilità, contribuendo a diffondere il messaggio di unità. Questa era l’urgenza che li ha portati al duetto musicale.
E come questo brano potrei citarne altri come Sun City dei Artists United Against Apartheid del 1985, un supergruppo organizzato da Little Steven unendo artisti del calibro di Bruce Springsteen, Peter Gabriel, Bob Dylan e molti altri, che insieme realizzarono il brano come risposta al regime dell’apartheid in Sud Africa.
Ma ad onor del vero diciamo anche che all’estero, soprattutto in America, i duetti hanno quasi sempre voluto incidere sul mercato più per valori umani che per le canzoni stesse.
Roma-Bankok, sparticque tra evento iconico e featuring ordinario
Ecco, questa era l’autenticità che portava gli artisti ad unirsi, nel passato. Ma da troppo tempo questa idea dei duetti ha ceduto il passo al marketing contemporaneo. Mi viene da pensare che il vero spartiacque tra ciò che prima era un evento iconico e ciò che poi è diventato una routine ordinaria possa essere collocato attorno all’estate del 2015.
In quell’anno, il tormentone estivo fu Roma-Bangkok, un singolo che la rapper italiana Baby K cantò in duetto con Giusy Ferreri. Un successo clamoroso per la Sony Music, che riuscì a unire due delle sue principali artiste. Questo risultato, senza dubbio notevole, ha probabilmente contribuito a segnare la trasformazione dei duetti da momenti unici e straordinari a un fenomeno sempre più comune e prevedibile visto che negli anni a seguire le collaborazioni sono aumentate a dismisura.
La trasformazione dei duetti nella musica contemporanea
Da quel momento, la tendenza si è consolidata: oggi i duetti sembrano più spesso il risultato di strategie commerciali che di vere affinità artistiche. Dove sono i duetti che nascono da urgenze sociali o da scelte virtuose di discografici competenti? Dove sono quelli che riflettono una connessione autentica tra gli artisti? Un esempio perfetto di questa nuova tendenza è il duetto tra Blanco e Mina in Un briciolo di allegria del 2023. Ve lo ricordate? È il simbolo di come la musica oggi si muova più per logiche di mercato che per un’autentica connessione tra gli artisti. La verità è che Blanco e Mina non si sono mai incontrati né parlati; è stata semplicemente una mossa pensata per attrarre fan e generare interesse.
Il risultato? Un brano bello, ben realizzato, anche un bel video e ha sicuramente avuto il suo successo ma manca di quella magia emotiva che caratterizzava i duetti del passato. Come si fa a duettare, senza guardarsi negli occhi? Senza scambiarsi energia? Proprio un briciolo di allegria, davvero. Anche meno. E stiamo parlando di Mina, l’artista italiana assoluta. Non trovate che ci sia una evidente differenza rispetto alla storica collaborazione tra Mina e Celentano in Acqua e Sale? Lì l’alchimia tra i due artisti è palpabile, l’incontro è chiaramente reale, genuino, tanto che la canzone è rimasta iconica, nel tempo, per la sua autenticità.
Il mercato estivo e la caccia alla hit: una marea di duetti e featuring musicali, quasi tutti persi di vista
Oggi, il panorama musicale italiano è invaso da una moltitudine di duetti, molti dei quali sembrano stati chiaramente creati più per la caccia alla hit estiva che per una reale connessione artistica. Nell’elenco dei duetti estivi 2025 pubblicato su All Music Italia, ci sono quasi 150 canzoni italiane lanciate per il mercato estivo. Ma, ad essere sinceri, non riconosco neanche metà degli artisti, soprattutto nel mondo rap.
Al netto di qualche eccezione, vedi A me mi piace di Alfa con Manu Chao o Serenata di Serena Brancale con Alessandra Amoroso o ancora Kumbaya di Zerb, Sofiya Nzau, Izzy Bizu, gli altri duetti – ma anche terzetti, quartetti – si perdono di vista. Sono davvero troppe e non sempre si capisce il senso delle unioni di queste voci, il perché di certe scelte artistiche. A pensar male si fa peccato, per carità, ma sanno più di marketing che di veri momenti musicali significativi.
ALFA E MANU CHAO: dov’e’ la contaminazione internazionale?
E’ senz’altro un incontro interessante tra generazioni e stili musicali diversi. Uscito lo scorso maggio, ancora ad agosto è un singolo che va alla grande visto è tra i più suonati dell’estate, ma vi sentireste di definirlo il tormentone dell’estate? La canzone di Alfa e Manu Chao omaggia il celebre brano di Chao Me Gustas Tú, ma la sensazione che si percepisce è quella di un’operazione quasi meccanica, frutto di un incontro commerciale piuttosto che artistico.
Se prendiamo come esempio la collaborazione tra Manu Chao e Jovanotti, nonostante non si tratti di un vero e proprio duetto, il valore artistico era notevolmente più forte. La partecipazione di Jovanotti al brano Clandestino, sebbene in una veste più marginale rispetto a un classico duetto, nasceva da una stima reciproca tra i due artisti e da un affinità di visioni musicali. Inoltre, utilizzando entrambi sonorità latine, contaminavano culture, suoni e nazionalità diverse, dimostrando che la musica non ha confini. Il senso ed il valore di quella collaborazione era questo…
Con il brano A me mi piace, la percezione che si ha della collaborazione tra Alfa e Manu Chao è diversa. Se da un lato la canzone è un omaggio sincero alla musica di Chao, dall’altro manca quella profondità che ha caratterizzato la collaborazione con Jovanotti.
Questo non toglie nulla al talento di Alfa, ma nel brano non si respira l’internazionalità del brano e questo evidenzia ancora una volta, come nel tempo le collaborazioni siano diventate più frutto di strategie commerciali che di incontri autentici tra artisti che si stimano e si scelgono per affinità di idee musicali e visioni culturali.
Quando la musica è ridotta a un mezzo per fare marketing, quando l’autenticità e l’amore per l’arte sono sostituiti da calcoli commerciali, io mi chiedo: cosa rimarrà tra qualche anno di questi incontri musicali? Cosa resterà nei cuori o nella memoria di chi li ascolta? Quale valore artistico hanno veramente?
Solo il tempo ce lo dirà.











