28 Ottobre 2023
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28 Ottobre 2023

Shiva va in galera e la “street credibility” aumenta

Shiva come i rapper americani? No, qui siamo in Italia.

Shiva arrestato
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Shiva ha sparato a due aggressori di una gang rivale mentre scappavano. Erano di spalle ed erano per strada, dove peraltro sarebbe potuto passare chiunque in quel momento, chissà se ci ha pensato anche solo per un secondo (!!!).

Shiva ha dato vita a quanto predetto in una sua canzone di successo del 2022: Take 4.

La profezia di Shiva

Riporto una delle strofe

Mi trovi su un Jeep coi sedili adatti
O in mezzo alla street con i miei soldati
Se ci conti in dieci, siamo dieci armati
No non scherzo un cazzo, vieni qui a sfidarci

Lo ha scritto, lo ha cantato, lo ha vissuto! Wow!

Il filmato che sta girando sui social, vede Shiva arrivare nel parcheggio della sua casa discografica a bordo di un SUV…

Ecco che spuntano due ragazzi, gli corrono incontro, lo vogliono sfidare. Lui si rifugia in ufficio, i ragazzi lo seguono. Pochi secondi e in una scena da rewind, i due ragazzi scappano da dove sono arrivati e Shiva esce dall’ufficio con la pistola in mano. Corre verso di loro, si ferma, prende la mira: spara! Li colpisce, non gravemente, alle gambe e i due continuano la fuga, immagino guaendo.

Riporto ancora dalla canzone:

“Vogliono il mio nome su una prima pagina

Non di una rivista, bensì di un giornale
Tolgo la sicura e mi proteggo l’anima”

No, vabbè, questa è profezia!!

E anche supponenza, visto che Shiva nello stesso testo canta “Ora esco io prima del Dio su Google”.

In effetti, se facciamo una ricerca su google, Shiva è di assoluta tendenza, senza discussione e le prime pagine sono tutte per lui.

Apologia di Shiva

Applausi, ne abbiamo?

Sì, e a farli sono i suoi colleghi rapper.

Riporto alcune storie di instagram.

Lazza scrive: libero @fuckshiva (username di shiva)

Geolier mostra una foto di lui abbracciato a Shiva e incrocia le dita per lui

Guè scrive: w l’hip hop, free shiva

I suoi amici rapper, sono chiaramente dalla sua parte. Shiva non merita la galera, anche se ha sparato a due persone.

Ma lo spunto di massima riflessione me lo fornisce Emis Killa, in alcune delle sue storie:

Pur essendo neutrale in faide che non mi riguardano, non son mai contento quando in giovane di talento finisce nelle grinfie dello Stato. Vi vedo che godete nei commenti ogni volta che legano qualcuno, infamoni. Sto genere non sarà mai vostro. Sarete per sempre dei turisti. Oltre che infami

La difesa nei confronti dell’amico Shiva è totale e senza riserve.

Mi chiedo come possa essere possibile una tale dicotomia di pensiero tra “noi” e “loro”.

E la risposta me la fornisce lo stesso Emis Killa sempre nelle storie che posta:

Al di là di ogni discorso morale, questo genere è stato fondato da pionieri che venivano proprio da contesti di strada e hanno fatto sì che oggi questa musica sia grande” e ancora “Supportate gli artisti perché siano real ma quando si dimostrano all’altezza di ciò che rappano, gli augurate le peggio cose. C’è tanta ipocrisia tra il pubblico. Fate pace con il cervello”.

Emis Killa credo ci voglia dire di supportare l’amico Shiva perché non è tutto chiacchiere e distintivo, anzi! Nella canzone dice che spara? Beh, è naturale che nella vita reale poi lo debba fare, solo così si dimostra all’altezza.

La “Street Credibility” te la guadagni sul campo

Nella storia dell’Hip Hop, ogni rapper che canti qualcosa nei suoi testi, deve poi farlo nella realtà.

Questa idea arriva direttamente dall’America, dove -la storia ce lo insegna- è estremamente estremizzato. Lì del resto si rappava per far vedere alla gente un determinato contesto o una situazione sociale.

Siamo davanti al concetto di street credibility ossia “credibilità di strada”, qualcosa che ti guadagni sul campo, con la vita vera!

La tua street credibility cresce esponenzialmente se arrivi da un brutto quartiere e di quello, canti. Diversamente, se arrivi da una vita agiata, non puoi cantare di droga, rivalità tra gang e passato difficile.

Pensiamo a 2Pac, considerato uno dei migliori e più influenti rapper di tutti i tempi, nonostante la breve carriera musicale e la morte a venticinque anni. Rimase coinvolto in una sparatoria tra gang rivali, ricevendo un colpo mortale da un’auto in corsa.

Oppure pensiamo a Eminen, altissimo esempio di “street credibility”. La sua storia personale difficile sotto moltissimi punti di vista, gli ha restituito una credibilità pazzesca nelle canzoni, spesso autobiografiche, che ha creato.

In Italia non funziona così. I testi parlano di criminalità e violenza, ma unicamente per popolarità e fama. Non amando generalizzare perché ogni artista merita la sua unicità, torno a Shiva.

Il ragazzo ha cantato una canzone che poi -ironia della sorte- si è materializzata in una realtà che lo ha portato in galera.

La dicotomia di pensiero tra “noi” e “loro”

“Noi” diciamo che non doveva avere la pistola, che non aveva il porto d’armi, che non era legittima difesa perché ha sparato mentre gli aggressori scappavano e che merita l’accusa di tentato omicidio e la galera.

“Loro” e non mi riferisco solo ai colleghi rapper e trapper ma anche ai fan che concordano con il suo gesto e ne prendono le difese, lo apprezzano e stimano perché dopo quanto accaduto, la sua street credibility ha toccato vette altissime e merita massimo rispetto.

Beh, rispettatelo, ma in galera perché qui non è la lontana America. Qui è l’Italia. E detenere una pistola senza porto d’armi è illegale. Sparare a gente che sta scappando e ti porge le spalle è vigliacco oltre che reato.

Free shiva? No.

Infamoni e ipocriti, noi? No.

A coloro che lo difendono, e non sono tantissimi per fortuna, dico che qui non è più un fattore di incomunicabilità tra loro e noi, ma di presa di posizione, al di là del giudizio morale, come dice Emis Killa.

In alcune persone c’è un vuoto etico e sociale, assordato solo dalla loro musica a tutto volume.