29 Aprile 2024
di Direttore Editoriale
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29 Aprile 2024

Festival di Sanremo: dopo le dichiarazioni di Presta un’analisi della rivoluzione musicale, indiscutibile, portata da Amadeus

Un lavoro lungo 5 anni che, in netto contrasto con il passato, ha rimesso al centro la musica

Amadeus Festival di Sanremo
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Sta facendo molto discutere l’intervista rilasciata nelle scorse ore da Lucio Presta a Il Giornale: un vero e proprio attacco diretto nei confronti del suo ex assistito, Amadeus. Parole forti che abbiamo riportato qui e su cui è necessario, almeno per quanto riguarda il Festival di Sanremo (non ci occupiamo delle parte televisiva), un approfondimento esterno.

Partiamo da un presupposto. In molti si aspettano, e probabilmente cercano, da Amadeus una replica alle parole del suo ex manager (ricordiamo che il rapporto si è chiuso a fine 2023, qualche mese prima dell’inizio dell’ultimo Festival di Ama), ma – conoscendolo – non arriverà.

Amadeus conosce bene i meccanismi della comunicazione e sa bene che tentare di ristabilire una verità con una replica è un’azione che rischia solo di generare maggior confusione.

Analizziamo innanzitutto le tempistiche delle dichiarazioni rilasciate da Presta. Il fatto che l’impresario abbia rotto il silenzio, dopo diversi “avvertimenti” a mezzo Twitter nelle scorse settimane, proprio nel momento più delicato per Amadeus, non è sicuramente un caso.

Il presentatore infatti lascerà alla fine di questa stagione la Rai per avventurarsi in nuove avventure professionali a Il Nove, avventure che sicuramente andranno a unire le sue due passioni: l’intrattenimento e la musica.

Una scelta coraggiosa ma che ovviamente, non solo lo sta esponendo a critiche, ma anche ad un evidente tentativo di “depotenziamento”, anche da parte delle politica, per sminuirne il valore dopo l’abbandono alla tv di stato.

È in questo momento così complicato, e con parte del pubblico spettatore indeciso su cosa pensare, che arriva l’intervista di Lucio Presta.

Ora, ribadendo che non ci occupiamo di televisione, è ovvio che Lucio Presta sia stato determinante almeno nelle prime due edizioni del Festival di Sanremo di Amadeus, quelle del 2020 e del 2021.

Del resto, il manager di Festival ne ha visti diversi da vicino (ben nove), tra cui quelli con Antonella Clerici e Paolo Bonolis. Edizioni in cui era presente come direttore artistico un nome citato nell’intervista da Presta, Gianmarco Mazzi, oggi sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni.

Se quelle edizioni sono stati di sicuro ottime dal punto di vista degli ascolti televisivi, di certo non si può dire lo stesso per quel che riguarda l’aspetto più caro al nostro sito, la musica.

Ricordiamo che sono stati gli anni di Povia ospite e vincitore. Del Principe Emanuele Filiberto di Savoia con Pupo quasi vincitori. Sono stati gli anni in cui gli artisti dei talent show risultavano, per metodo di voto, imbattibili e vincitori, ma anche gli anni, 2005 e 2009, in cui anziché scegliere le canzoni, si divideva la gara in categorie (uomini, donne, oldies e band), per accontentare tutti.

Tornando al punto, è ovvio che vista l’esperienza passata Lucio Presta abbia accompagnato Amadeus nel suo debutto da conduttore e direttore artistico. Ed è probabile che sia in parte responsabile di molti aspetti televisivi dello show, soprattutto per quanto riguarda gli ospiti. Del resto, il ruolo di un manager, soprattutto di un manager tanto potente, è quello.

Fatte queste premesse, in quanto sito di musica, andiamo a cercare di analizzare la parte artistica e musicale di questi cinque Festival con occhio esterno.

AMADEUS e Il festival di sanremo…

Partendo dal presupposto che qualsiasi lavoro è criticabile dall’esterno e che quindi anche Amadeus ha sicuramente fatto delle scelte a nostro avviso contestabili (il prendere in mano Area Sanremo e renderlo terra di Major, la poca presenza delle indipendenti, le scelte spesso più orientate alla radiofonicità e allo streaming, per fare degli esempi), non possiamo però dimenticare che il Festival è, udite udite, da sempre parte di un sistema.

E il sistema, a nostro avviso, lo si cambia solo dall’interno e lavorando in autonomia.

Il lavoro fatto musicalmente sul Festival da parte del direttore artistico in questi cinque anni è sotto gli occhi di tutti. Un lavoro che ha portato un grande benessere all’Industria discografica e anche alcuni brani che, sicuramente, ci porteremo nel tempo. Una cosa, quest’ultima, che appare scontata ma che non lo è.

A parlare per Amadeus ci sono diverse scelte, sicuramente rischiose, fatte. Eccone alcune, ricordandovi il numero record dei debutti nei cinque Festival del conduttore, ben 66 su 149:

  • L’eliminazione dei super ospiti italiani, mettendo fine all’era dei Festival come sola vetrina promozionale
  • L’eliminazione dalla gara delle eliminazioni, sia tra i giovani nei primi due anni, che tra i big
  • Scelte artistiche rischiose nel cast come Diodato, i Måneskin, Maninni
  • Aver avvicinato i giovani al Festival
  • Aver portato o riportato al Festival artisti di successo e da classifica come Giorgia, Elisa, Lazza, Blanco, Ultimo, Gianni Morandi, Marco Mengoni
  • La decisione, a costo di apparire come un despota, di farsi aiutare da una Commissione nella scelta dei giovani, ma di essere solo in quella dei Big

Ecco, la scelta dei cantanti in gara e delle canzoni è sicuramente l’elemento più importante del Festival di Sanremo, un elemento spesso trascurato in passato.

In tale caso, da addetto ai lavori che spesso si è recato nelle discografiche per ascolti confidenziali, posso assicuravi che tutte le major e le case discografiche potranno confermare, che era Amadeus stesso, da solo, a recarsi presso le loro sedi, da vero talent scout, per chiedere canzoni, ascoltare artisti e scegliere brani già dai primi ascolti (Tango di Tananai per esempio è stata fortemente voluta da lui).

Certo, è capitato che, soprattutto nelle prime due edizioni, alcuni incontri venissero fatti dai suoi autori, Claudio Martelli e Lavinia Iannarili, a causa dei tanti impegni televisivi del presentatore, ma la decisione finale sul cast è sempre stata totalmente nelle mani di Amadeus e, diciamocelo, questo ha fatto arrabbiare molti e gli ha creato anche molti nemici.

Qualche esempio di questo lavorare da battitore libero?

La società fondata da Lucio Presta, Arcobaleno Tre, tramite il figlio ha gestito quattro edizioni del Festival di Castrocaro, musicalmente discutibilissime, diciamocelo. Nonostante questo collegamento, nessuno dei vincitori è arrivato sul palco di Sanremo Giovani (ricordiamo che Castrocaro, fino al 2022, garantiva di diritto al vincitore di unirsi ai 60 artisti ascoltati dal vivo nelle audizioni).

E ancora la mancanza della quota spettacolo della gara, in passato farcita di presenze poco discografiche, duetti improbabili (da Giulia Luzi con Raige a I Soliti idioti) o artisti appartenenti a grandi radio come RTL 102.5 (vedi due volte Bianca Atzei con Conti, ma anche i Dear Jack).

Insomma, per concludere, non mettendo becco nella questione puramente televisiva, dove sicuramente l’ex manager di Amadeus, che – ricordiamolo – è stato al lavoro su nove Festival di Sanremo, è stato di fondamentale importanza, musicalmente e discograficamente il cambio di tendenza apportato da Amadeus e dalle sue scelte, nettamente in contrasto con molte altre edizioni, è evidente a tutti e questo gli va riconosciuto.