9 Giugno 2025
Condividi su:
9 Giugno 2025

Elodie a San Siro chiama all’appello una comunità intera e tanti (troppi) ospiti. Bene ma non benissimo

Il debutto di Elodie a San Siro è stato potente, simbolico, ma non privo di limiti.

Elodie primo concerto allo stadio San Siro di Milano scaletta
Condividi su:

Elodie allo stadio San Siro è stata una festa, un tripudio di messaggi di uguaglianza e libertà di espressione, uno spazio in cui essere ciò che si vuole, senza paura del giudizio altrui con, in sottofondo, un bellissimo djset e una scaletta con ben 35 brani.

Il problema, forse, di questo attesissimo live che ha avuto miliardi di problemi (il ‘caso’ biglietti a 10€ non lo si dimentica) è stato proprio questo: troppo, tutto.

L’eccesso è la chiave di un certo tipo di comunicazione e, da anni, è diventata un po’ la cifra stilistica della comunità LGBTQA+ perché, come giustamente rivendicano molti attivisti, l’unico modo di farsi sentire è essere fuori dalle righe e fare rumore. Molto rumore.

La parola chiave del live di Elodie credo sia proprio questa. E’ stato un immenso rumore durato 2 ore e 20 e la colpa non è neanche della nostra popstar. San Siro è meraviglioso per guardare ciò che si vuole al meglio ma è una delle location peggiori per riuscire a godersi la parte audio.

Per larga parte del concerto non si è capito molto, i suoni si sovrapponevano tra loro, i bassi sono stati regolati malissimo e la voce di Elodie non si percepiva chiaramente. In alcune canzoni spariva del tutto.

Tutto troppo, come dicevamo prima, e il troppo a volte stroppia ma questo, lo ripetiamo: il problema non era legato alla cantante. Certo, alcuni tecnici del suono si sono espressi sul tema sostenendo che la colpa sia stata del fonico ma chi vi scrive avrà visto più di 50 concerti a San Siro e sarà successo, forse, tre volte di riuscire a sentire bene. con o senza fonico.

ELODIE Allo stadio  SAN SIRO, UN LIVE CON in scaletta GLI OSPITI “SBAGLIATI”

Tutto troppo anche nella gestione degli ospiti e delle cover: Achille Lauro, Gianna Nannini, Gaia e, soprattutto, Nina Kravitz a cui è stato concesso il palco di San Siro per 15 minuti.

Da sola in scena, la dj ha portato avanti una sequenza mixata di suoi brani che sembravano durare un’eternità e che hanno spezzato tantissimo il ritmo di uno show che già in partenza ha fatto fronte a diversi momenti morti tra cambi abito e interlude fuori fuoco.

A quel punto, gli ospiti hanno eseguito i loro brani. Achille Lauro Rolls Royce, la Nannini America e Gaia Chiamo Io Chiami Tu e la domanda sorge spontanea: perché?

Lo diciamo a beneficio dei non avvezzi al mondo dei live negli stadi, perché leggendo queste righe i fan già saranno sul piede di guerra e va bene: il concerto allo stadio non è il concerto nei palazzetti.

La gestione dei due eventi deve essere diversa, gli stadi sono un evento e in quanto tale si portano dietro delle piccole regoline non scritte per far sì che risaltino al meglio, come ad esempio quella di costruire una scaletta composta esclusivamente da brani del proprio repertorio.

Se, come in questo caso, in scaletta ho tre brani non dell’artista principale e addirittura 15 minuti di un’altra artista che non ha niente a che vedere con tutto il resto (e non ho citato le cover di I Feel Love e PopPorno messe totalmente a caso) una domanda, da spettatore, me la pongo su come sia stata gestita sta serata.

Tutto troppo ma anche tutto troppo poco.

Se, da un lato, abbiamo avuto Gaia, Nina Kravitz e Gianna Nannini con cui Elodie non ha mai realizzato nemmeno un feat nei suoi album, dall’altro sono state cantate tutte ma proprio tutte le canzoni in feat che hanno reso famosa la nostra popstar. Nessun altro si è presentato in scena.

La Coda Del Diavolo, Pensare Male, Pazza Musica, Feeling, Margarita e, volendo, potremmo aggiungere anche Niente Canzoni D’Amore. Insomma, una quantità di feat che la metà basta e nessuno di questi brani è stato cantato in modo completo.

Elodie ha fatto la sua parte e ha coperto quella di Rkomi, The Kolors, Marco Mengoni, Tiziano Ferro e Marracash. E menomale che in scaletta non è stata inserita Nero Bali, almeno quella…

Pessima, davvero pessima gestione in questo caso. Ah, blocchiamo subito qualsiasi tentativo di “sì, ma allora Dua Lipa…” spiegando una cosa molto semplice e cioè che Dua Lipa ha fatto e fa, in ogni singolo paese, una canzone (UNA) di un’artista locale e la canta in quella lingua. Per gli stadi Elodie necessitava di una scaletta più “sua”.

Elodie ha costruito, a conti fatti, 30 o 40 minuti di show attorno ad altre canzoni e ad altre cose che, con la sua discografia, non avevano niente a che vedere.

TUTTO TROPPO E TUTTO TROPPO POCO: ELODIE NON HA PARLATO MAI

Concludiamo l’elenco di perplessità con un ulteriore aspetto che ha fatto storcere il naso a molti, anche se non a tutti: Elodie non ha interagito per nulla o quasi con il pubblico.

A parte “ciao Milano”, lei sul palco non ha né parlato né interagito. Solo una volta ha parlato ed è stato quando le si sono spente le cuffie, gli in-ear, ed è stata costretta dagli eventi a chiedere scusa per l’eventuale brutta esibizione (spoiler: non è stata brutta, solo un po’ fuori sync all’inizio ma era impossibile fare meglio senza in-ear).

Ora, sia chiaro, non esiste un obbligo che imponga all’artista di dire e fare di tutto. Può solo limitarsi a cantare, fare il proprio mestiere e amen. Il punto, però, è che alla fine non ci sono stati neanche saluti, zero tagliato. Tutto molto ‘freddo’ ma chi vi scrive ha trovato una spiegazione: l’emozione.

Elodie era visibilmente emozionata, era palpabile la tensione per un live atteso e preparato in mesi e mesi ed è normale che trovare le parole diventi anche difficile in contesti del genere.

All’inizio, subito dopo il primo blocco di brani in apertura, c’è stato un breve momento in cui le lacrime stavano per scendere sul suo volto quindi era chiaro che il problema fosse riuscire a parlare senza piangere. A una certa, forse, meglio cantare e basta.

Ok, i denti dolorosi li abbiamo tolti tutti. Passiamo al resto e vediamo in quanti sono rimasti e hanno continuato a leggere fino a questo punto.

elodie a san siro, show diviso in quattro atti

Elodie è stata audace, magnetica, erotica, galattica. Le parole non sono scelte a caso, infatti si tratta dei quattro Atti in cui è stato diviso il live.

Una divisione che riprende le quattro anime dell’ultimo album, Mi Ami Mi Odi, e che hanno scandito le due ore e mezza senza lasciare dubbi su cosa si stesse vedendo sul palco. Tutto contestualizzato all’interno di una categoria specifica.

Dopo l’opening energico e pieno di hit (la scaletta in fondo a questa recensione), si parte con il capitolo AUDACE ed è qui che Elodie mostra il suo lato più rock e fuori dalle righe.

Achille Lauro e la Nannini, per esempio, sono stati piazzati proprio alla fine di questo capitolo e se non sono audaci loro, non vedo chi possa esserlo.

Tra un capitolo della serata e l’altro, a schermo, sono state proiettate delle immagini e dei monologhi/interviste che contestualizzavano il tutto.

Uno di questi, davvero molto intenso, ha lasciato una sensazione di amaro e dolce in bocca allo stesso tempo perché non è normale, non è possibile che nel 2025 una persona, in questo caso Elodie, debba dire a gran voce di volere essere lo scudo di migliaia e migliaia di persone a cui vengono negati i diritti.

Non è possibile e non è normale che migliaia di persone non abbiano diritti in questo Paese e non è normale che una cosa così basilare come i diritti umani diventino qualcosa di straordinario, nel 2025, e che una donna (una meraviglia di donna) debba dire a gran voce che lei proteggerà tutti.

Tutto questo non dovrebbe esistere, non è giusto, è immorale in un Paese civile e allora, dato che purtroppo le disparità esistono, viva Elodie 10, 100, 1000 volte. La croce che porta è grande ma sta dimostrando di riuscire a sostenerla benissimo anche grazie all’aiuto di tutte le persone che ha accanto.

Croce che, poi, farà capolino tra l’altro durante la serata in un altro dei capitoli. Dopo AUDACE è stato il momento del capitolo GALATTICA con altre hit, altre canzoni cantate da tutti ma, soprattutto, lo sviluppo del lato più intimo.

In questo blocco, infatti, Elodie ha cantato Niente Canzoni D’Amore e Vertigine tra le altre, piazzandosi alla fine della lunga passerella e sfruttando l’ampiezza del palco molto bene.

Dopo GALATTICA, la popstar si trasforma e diventa EROTICA e qui parte il repertorio di Red Light, quello più hot e potente della sua intera discografia fino a questo momento.

E’ stata la parte in cui, forse, si è ballato di più (e giustamente, direi) ma, allo stesso tempo, è stata la parte più confusionaria di tutte se teniamo a mente quanto detto prima e cioè i problemi audio.

I bassi e le casse dritte, in una situazione di pessima acustica, distruggono i timpani se non si abbassano i volumi e non si gestiscono al meglio le equalizzazioni del suono. E così è stato.

Finita questa parte, arriva il capitolo conclusivo: MAGNETICA.

Siamo verso la fine ed Elodie decide di giocarsi la carta Sanremo, catturando l’attenzione dei presenti con un trittico di brani che conoscono tutti, dagli adulti ai bambini, tutti provenienti dalle sue esperienze sanremesi. Bella idea, apprezzatissima.

C’è stato, poi, tempo anche per l’ENCORE con quattro ulteriori brani più il momento ribattezzato scherzosamente da molti “momento Davide Maggio” insieme a Gaia.

La scaletta, poi, si chiude con Bagno a Mezzanotte, fuochi d’artificio e tutti a casa con un lieve acufene.

elodie a san siro, le conclusioni di una serata dolceamara

Tirando le somme, dopo avere spiegato ogni singola virgola di quanto successo, Elodie ha portato in scena uno spettacolo interessante e di certo diverso dagli spettacoli delle sue colleghe e dei suoi colleghi per temi, brani, intenzioni.

Non dimentichiamo lo slogan portante dell’intero spettacolo: Make Equality Great Again, fondamentale anche per capire cosa abbia voluto trasmettere la cantante.

Forse, considerando ciò che si è visto a San Siro e mettendolo a paragone con ciò che si era visto nei palazzetti, questo tipo di spettacolo (ripeto, forse) non sembra del tutto adatto a una cornice così immensa.

Ci vuole un altro tipo di copertura degli spazi, un altro tipo di scaletta in uno stadio (senza Dj Set buttati lì a caso possibilmente), un altro tipo di impatto anche dal punto di vista dell’intrattenimento con il pubblico, cosa che Elodie tra l’altro è in grado di fare benissimo. Lo stadio non è per tutti, ma non vuole essere un’offesa ci mancherebbe.

Questo show è uno di quegli show che nei palazzetti coinvolge dieci volte di più perché ha bisogno di essere vissuto sottopelle, bisogna sentire i battiti delle canzoni, bisogna stare più vicini e compatti. Uno stadio diventa troppo dispersivo per tanti motivi. San Siro, poi, ancora di più.

Elodie ha retto, ha retto meravigliosamente bene a questa difficile prova e tutto le servirà da esperienza per migliorare ancora di più. A seguire la scaletta del concerto stadi 2025 a San Siro di Elodie.

scaletta elodie stadi – milano

  1. Tribale
  2. Black Nirvana
  3. Guaranà
  4. La coda del diavolo
  5. Odio amore chimico
  6. 1 ora
  7. Di nuovo
  8. Mi ami mi odi
  9. Cuore nero
  10. Anche stasera
  11. Ok respira
  12. Folle città (cover di Loredana Bertè) con Achille Lauro
  13. Rolls Royce con Achille Lauro
  14. America con Gianna Nannini
  15. Andromeda
  16. Vertigine
  17. Niente canzoni d’amore
  18. Feeling
  19. Pensare male
  20. Purple in the sky
  21. Pop porno (cover de Il Genio)
  22. Red Light
  23. Ascendente
  24. Elle
  25. Strobo
  26. Euphoria
  27. A fari spenti
  28. Tutta colpa mia
  29. Due
  30. Dimenticarsi alle 7
  31. Pazza Musica
  32. Ciclone con Gaia
  33. Chiamo io chiami tu con Gaia
  34. Margarita
  35. Bagno a mezzanotte