Sarafine concerto Arci Bellezza del 10 dicembre 2025
C’è qualcosa di profondamente umano nei concerti: il loro essere riti laici, luoghi dove ci si ritrova non per fuggire dal mondo ma per concedersi un tempo diverso.
In un periodo in cui tutto chiede velocità, concentrazione, presenza costante, la scelta di chiudersi in una sala come l’Arci Bellezza per due ore e condividere un’esperienza irripetibile ha quasi il valore di un gesto di cura.
È un modo per preservare la mente, per rimettersi in ascolto, per rallentare insieme.
Ieri finalmente sono riuscita ad andare a vedere Sarafine dal vivo. La aspettavo da tempo e temevo che l’attesa creasse aspettative impossibili da soddisfare.
Non è stato così. Il concerto non solo ha confermato ciò che immaginavo, ma ha anche aggiunto strati che nelle versioni studio della sua musica non emergono fino in fondo.
Sarafine ha una qualità rara: porta sul palco professionalità, ironia e autoironia senza che nessuna di queste componenti annulli le altre. È una presenza precisa, lucida, curiosa, che passa con naturalezza dal canto alla divulgazione letteraria, dal racconto personale ai suggerimenti esistenzialisti, fino a momenti performativi inattesi. Ed è proprio la curiosità musicale, quell’istinto a sperimentare senza paura, a renderla un’artista difficilmente incasellabile. Nel live attraversa elettronica, folk, tradizione orale, dance, cantautorato, creando un mosaico coerente proprio perché non sente il bisogno di scegliere un’unica strada. In un panorama spesso affezionato alle etichette, lei sembra divertirsi a scardinarle una per una. Accanto a lei due musicisti incredibili che rendono l’atmosfera musicale densa: Daykoda (synth e tastiere) e Matteo D’Ignazi (batteria).
La scaletta attraversa tutto l’album Un trauma è per sempre e trova il suo culmine in un finale potentissimo con Riturnella e Lu Rusciu de lu Mare. Due brani che aprono una dimensione collettiva in cui il pubblico, caldo e vario per età e provenienza, smette di essere pubblico e diventa coro.
Vedi ventenni, trentenni, quarantenni e oltre muoversi all’unisono, come se la varietà dei linguaggi musicali proposti da Sarafine creasse un ponte tra generazioni che normalmente vivono playlist diverse. È proprio questa sua capacità di attraversare i generi e quindi anche le generazioni che rende l’esperienza unica.
In mezzo al live c’è un lungo momento dance che serve a liberare, decomprimere, sciogliere quello che uno si porta dentro. È lì che capisco quanto un concerto oggi sia, per molte persone, uno dei pochi spazi sicuri per staccare e ricominciare a respirare. Solo musica e luci.

Ogni tanto qualcuno, sui giornali musicali, si chiede che fine abbia fatto Sarafine. Ma questa domanda dice più del meccanismo che la genera che non dell’artista. Siamo ai primi di dicembre e, come ogni anno, tornano in auge gli articoli sul destino dei vincitori di X Factor: è una tradizione che si ripete quando il programma incorona un nuovo nome, e per riflesso si riapre l’interrogativo su chi ha vinto in passato.
La verità è che Sarafine non è affatto scomparsa. Sta portando avanti un percorso coerente, senza farsi schiacciare dall’etichetta di “vincitrice di X Factor”, che spesso invece di aprire porte crea pressioni nuove e più difficili da gestire.
Dal palco racconta con lucidità le radio che non ti programmano, il peso delle aspettative, un Sanremo immaginato, tutto ciò che il sistema richiede senza chiederti se ti corrisponde davvero. Ne parla con onestà e delicatezza, e il pubblico questo lo avverte immediatamente.
Quello che propone non è un semplice concerto, ma una forma ibrida che sfiora il teatro senza imitarlo e resta musicale senza diventare didascalica. È un modo suo di stare nel mondo, fatto di contenuti profondi diffusi con leggerezza.
E ora è chiaro perché la data di marzo ai Magazzini Generali, “Questo è il nostro show”, si intitoli così. È davvero uno show condiviso con il pubblico. È davvero nostro.
In uno spazio più grande potrà far crescere ancora di più questa dimensione performativa, darle ampiezza e struttura, farla diventare un linguaggio compiuto.
Ad aprire la serata c’è stata Rosita Brucoli, una sorpresa. Non la conoscevo e forse proprio per questo è stato ancora più evidente il suo impatto. Ha una scrittura interessante, una presenza scenica nitida e un’attitudine performativa già molto definita. Nei suoi brani affronta temi importanti. Molto belle Crisi di panico e Siamo stati guai. Da tenere d’occhio la ragazza.
Il risultato finale è stato un concerto che non offre solo canzoni, ma un tempo diverso in cui stare.
Ed è forse per questo che sale come questo restano piene: perché abbiamo bisogno di riti che ci rimettono al centro, che ci ricordano che la leggerezza non è superficialità e che la profondità non deve per forza essere pesante. Sarafine, ieri sera, ci ha regalato esattamente questo.
sarafine scaletta concerto arci bellezza milano
INTRO #1
INTRO #2
CONTROL FREAK
LA REGINA DELLA MACARENA
SCROLLA
MALATI DI GIOIA
NI SICCA
UN TRAUMA É PER SEMPRE
EASY EASY
DJ SET
WONDER
TIPA DA RAVE
CAÙA
RITURNELLA
LU RUSCIU DE LU MARE
sarafine live questo è il nostro show
Magazzini Generali – Milano (11 Marzo)
Hacienda – Roma (12 Marzo)
Si attendono anche le date per il tour estivo del 2026 organizzate da Kashmir Concerti.
Foto di Nicola Cordì (@naygo)










