8 Gennaio 2022
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8 Gennaio 2022

“Non ho santi in paradiso” di Santoianni. Il nuovo disco raccontato brano per brano dal cantautore

Sette canzoni prodotte da Molla che raccontano l'amore, la solitudine, la fuga dallo stress, i sogni ma anche la disillusione

Santoianni Non ho santi in paradiso
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Santoianni Non ho santi in paradiso

 

1) RIGORE

È la canzone scelta come apertura di Non ho santi in paradiso. Il claim di tutto il disco è la ricerca della consapevolezza. Mettere la palla sul dischetto e prendersi la responsabilità di calciare il rigore decisivo.

È un brano con due anime ben distinte sia a livello musicale che di testo. Nelle strofe c’è il racconto della fase di riflessione, in cui a volte pur di non affrontare la verità e comportarsi da adulti, viene voglia di abbandonare tutto senza avvisare nessuno.

Nei ritornelli invece, con l’aiuto di Molla, è stato creato un netto distacco rispetto alle strofe, con l’intento di rappresentare la fase della consapevolezza. Il momento in cui ti accorgi che la verità tutto sommato, anche se dura da accettare, è quello con cui si deve convivere.

È una canzone che parla del dolore della solitudine, ma anche della voglia di stare da soli e fare affidamento su noi stessi, due facce della stessa medaglia.

Mentre la scrivevo ero un po’ in crisi, una di quelle fasi ricorsive in cui ti senti da solo contro tutti, che sembra tutto inutile e fine a se stesso. Per questo la frase che ho scritto per prima della canzone era “Ci sono volte in cui vorrei sparire”.

È rimasta parcheggiata li per diversi giorni fino a quando non ci ho aggiunto “ma chi me lo fa fare?”. L’insieme di quelle due giornate storte mi ha permesso di iniziare a scrivere la canzone.

Io personalmente credo di aver conosciuto molto bene la solitudine e questa canzone parla di questo. Ma il mio rapporto con la solitudine in realtà, a differenze di quello che si può pensare, non è solo traumatico. Nella solitudine ho imparato a scrivere canzoni, ad ascoltare veramente quelle degli altri, a fare viaggi stando fermo sul divano, a ragionare sulle cose.

Per questo sono abbastanza sicuro che se naufragassi su un’isola tropicale deserta, di sicuro non avrei il problema di essere da solo.

2) STAZIONE DI SOSTA

Oltre ad essere stato il primo singolo di questo nuovo percorso artistico, è un brano che continua a raccogliere risultati e messaggi di condivisione. Una canzone generazionale, che racconta dell’incertezza del futuro, della paura di affrontare il cambiamento ma allo stesso tempo della voglia di continuare a sperare che tutto vada sempre meglio.

Il ritmo incalzante e ballabile della produzione nasconde al suo interno una riflessione potente su quanto sia importante la proiezione verso il futuro e la voglia, nonostante tutto, di continuare ad avere speranza. Fermiamo tutto, fermiamoci nella nostra “stazione di sosta” e aspettiamo il momento in cui tutto tornerà a stupirci e ad essere una novità.

È una delle prime canzoni che ho iniziato a lavorare su sonorità nuove rispetto a quelle a cui ero abituato fino a quel momento. La cosa che trovo molto bella è che nella scrittura questa sensazione nuova di lavorare su sonorità contemporanea mi ha portato inevitabilmente a voler parlare di futuro.

Era da poco finito il lockdown quello vero, quello di tutti chiusi in casa a cantare sui balconi. Lo stato d’animo di quei giorni credo si senta anche se non è una canzone che parla di quello specifico momento li. Quando Molla mi ha girato la produzione finita l’ho riascoltata diverse volte, tantissime per diversi giorni.

Ci ho messo un po’ ad abituarmi a quel “nuovo me”. Mi sono convinto fosse realmente forte e giusta come strada ma mi serviva una conferma definitiva di qualcuno di esterno e di cui mi fidassi artisticamente.

L’ho mandata a Massimiliano Longo, la persona giusta. Da li poi è successo tutto il resto, compreso questo disco.

3) 15 SECONDI

Una canzone che parla della comunicazione al giorno d’oggi. Tutto deve essere racchiuso, raccontato e dichiarato nel tempo di una storia su Instagram.

Abbiamo imparato ad avere il dono della sintesi, nel bene e nel male. Siamo capaci di far esplodere il racconto di un sentimento potente come l’amore in 15 secondi, così come di farlo finire affidandolo ad una “storia” che dopo 24 ore sarà già passato.

Diciamo che ci amiamo, in quindici secondi” è un invito a non negarci la possibilità di continuare a vivere sentimenti istintivi come l’amore ma allo stesso tempo di vivere il nostro tempo. Si può essere contemporanei senza però perdere la purezza del perdersi per strada in una grande città, l’emozione del rivedere per caso in un bar qualcuno che si è amato dopo anni di lontananza.

L’invito a contaminare la realtà fisica con quella virtuale, tenendo solo il buono e ricordandoci che siamo tutti di passaggio… c’è spazio per tutti.

Nel mio iPhone ho una serie indefinita di note scritte, frasi, parole, battute di film. Nel corso dei mesi provo a raccogliere le cose che mi sembrano potenti e belle. Tra queste avevo una mia nota molto vecchia che diceva “siamo tutti di passaggio in questo viaggio e ci pestiamo i piedi per un po’ di spazio”. La cosa incredibile è che era talmente vecchia che non sono riuscito a ricordarmi il momento in cui l’ho appuntata sul mio telefono.

Fatto sta che da una frase persa, uno scarto probabilmente di altre canzoni, è nata 15 secondi.

In questo disco questa è la prima canzone dove inserisco il tema dell’amore. Nelle mie precedenti canzoni pubblicate prima di questa nuova esperienza artistica non avevo mai inserito il verbo amare. Fino a qualche anno fa quasi mi sarei vergognato a cantare una frase che dice “diciamo che ci amiamo…”.

Questi ultimi anni della mia vita invece mi hanno insegnato tantissimo, anche e soprattutto la centralità dell’amore e dei sentimenti nella vita delle persone e che soprattutto il pudore nella scrittura può rappresentare un grande limite al trasporto emotivo di chi ascolta.

4) FORFAIT (feat. The Andre)

Un incontro musicale sorprendente e inaspettato, in cui io e The Andre raccontiamo di due improbabili viaggiatori sognanti, che con un mezzo di fortuna e pochi altri preparativi vengono imbarcati con l’obiettivo di raggiungere la Luna.

Il viaggio diventa occasione per scontrarsi con l’evidenza della realtà, fatta di paura, ali improvvisate e fatalismo. La rappresentazione più vicina alla realtà di un sogno, talmente difficile da raggiungere, da costringerli a pensare seriamente di dover accettare l’ipotesi di dare Forfait.

Il risultato è un brano fortemente ispirato al cantautorato italiano nella sua stesura e nella sua composizione, accompagnato però da una produzione incalzante ed estremamente contemporanea nella scelta dei suoni.

Quando ho mandato ad Alberto la nota vocale della prima strofa di Forfait gli ho scritto “vorrei parlare di cinismo e di disillusione”. Gli ho mandato su Whatsapp praticamente tutta la prima strofa, di poco diversa da quella che poi è realmente finita nel disco. Non avendo ricevuto subito una risposta ho pensato non gli fosse piaciuta. In realtà dopo pochi giorni Alberto mi ha risposto “molto bella…” allegandomi già il suo contributo nel ritornello.

Scrivere una canzone è complesso, in due ancora di più. Hai timore del giudizio di chi la deve cantare con te, paura di non poter rischiare. Ci sono buone possibilità diventi qualcosa di edulcorato e censurato. Con The Andre è successo l’opposto. Abbiamo scritto in pochi giorni tutta la canzone, rimbalzandocela su Whatsapp.

Un duetto nato su whatsapp insomma… che per chi conosce me e Alberto probabilmente fa un po’ ridere. Ma è così.

5) LITORALE

Il brano, secondo singolo che ha anticipato a maggio 2021 l’album, racconta la volontà di esorcizzare la vita della metropoli con una dedica indiretta al mare, alla vita facile, al non avere responsabilità e preoccupazioni.

Una fuga metaforica dallo stress e dalla frenesia rappresentata attraverso la metafora dell’edicolante che, nella sua edicola vicino al mare, osserva la vita degli altri e decide di accettare il compromesso in cambio di una vita senza pensieri.

Una vita vista mare, fatta di pochi pensieri. Una produzione musicale fortemente legata al mood estivo, apparentemente semplice, ma contenente al suo interno citazioni tipiche delle sonorità anni ‘80 e con una costruzione melodica capace di rimanere incollata al primo ascolto.

Questa canzone fino a poche settimane prima della pubblicazione aveva un altro titolo. Si chiamava “Milano – Bari” come il titolo che avevo dato alla prima traccia del provino che ho inviato a Molla. Avevo pensato di chiamarla così per far si che si capisse che tutto stava avvenendo a distanza sull’asse Milano (dove lavoravo io) e Bari (dove lavora e vive Molla).

Probabilmente anche ispirato dai tanti discorsi che io e Luca (Molla) ci facciamo ogni giorno. Scambi di foto del mare in cambio di foto mia in ufficio, o alla guida o nel traffico o nella nebbia. Ci divertiamo a giocare anche un po’ sullo stereotipo delle due città dal primo giorno in cui ci siamo incontrati virtualmente.

È un po’ dai suoi racconti fatti dal balcone vista mare che ho colto lo stimolo per immaginarmi il mondo di litorale, fatto di meno stress e di riflessioni.

6) EXIT

Exit” è il terzo singolo di questo nuovo progetto artistico. È una canzone d’amore dalle sonorità indie-pop e dalle atmosfere tipiche del cantautorato degli anni ’80.

I protagonisti della canzone sono due giovani ragazzi uniti dal sentimento ma anche dalle dipendenze che li costringe a promesse che non saranno mai mantenute. Un mondo fatto su misura, ma che non lascia via d’uscita.

È ispirata dalla serie TV “Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino”, una reinterpretazione contemporanea ispirata alle memorie di Christiane F. La volontà era quella che si percepisse velatamente all’interno del suono e del testo della canzone, che a tutti gli effetti è rimasta una canzone d’amore, un retrogusto di disagio, di irrazionalità e istinto.

Non c’è storia, ci sono delle canzoni che già mentre le stai scrivendo capisci che dentro hanno qualcosa di diverso, vedi fin da subito la luce che brilla. “Exit” è una di queste. La particolarità quasi assurda di questo brano è che è stata scritta, prodotta, registrata, mixata e masterizzata in 24 ore. GIURO!

È anche per questo che insieme a Massimiliano abbiamo scelto di pubblicarla in piena estate a fine Luglio, nonostante “Litorale” che era stata pensata come singolo estivo stesse funzionando piuttosto bene. Ci siamo detti entrambi che bisognava seguire questo flusso magico che aveva preso la canzone e concludere questo percorso creativo così veloce pubblicandola il prima possibile.

Così abbiamo fatto e direi che, visti i risultati ottenuti, avevamo ragione. Ringrazio le radio che ci hanno creduto.

7) PERICOLO

Ultima canzone del disco, è la più radicata nelle sonorità tipiche dell’indie-pop attuale.

Il racconto di una crisi sentimentale e della storia d’amore di una coppia, pronta a “franare” metaforicamente da un momento all’altro sulla strada, o a “farsi esplodere” in una piazza. È il brano più “giovane” del disco, scritto e pensato per riuscire a raccontare di come, a qualsiasi età, quando l’amore si manifesta nella sua forza più pura, costringa tutti al ritorno all’irrazionalità tipica dell’adolescenza, quando tutto prende misure più grandi di quello che realmente è.

Una litigata può diventare una frana e un fuoco di paglia può trasformarsi in un incendio. Una produzione artistica molto particolare, accompagna il racconto del testo, con in sottofondo le voci di un gruppo di bambini che giocano e che fanno confusione, a sottolineare la bellezza dell’ingenuità che solo l’innamoramento riesce a riconsegnarci.

Pericolo” è l’ultimo ingresso nella tracklist del disco. Era il brano che cercavo da qualche mese. Volevo scrivere qualcosa che parlasse d’amore ma che avesse insito dentro la forza della semplicità, sia nel messaggio che nella melodia. Abbiamo fatto diversi tentativi… è poi dal nulla è uscita fuori “Pericolo” poco prima di chiudere il disco e di mandarlo in upload sulle piattaforme.

Credo che dentro questa canzone ci sia la filosofia che ha permesso alle canzoni già edite contenute in “Non ho santi in paradiso” di cominciare ad avere un loro seguito. C’è una storia semplice, una musica che funziona e basta.

 

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