1 Maggio 2022
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1 Maggio 2022

Concerto Primo Maggio Roma: oltre 300.000 persone unite dalla musica, da dichiarazioni contro la guerra e da una straordinaria Ambra

Dal dialogo intenso della presentatrice agli appelli degli artisti sul palco, una giornata magica

Concerto Primo Maggio Roma 2022 Ambra
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Primo Maggio Roma 2022: le dichiarazione dal palco

La rappresentante di lista

Siamo arrabbiati che sia ancora questa paura, allora scacciamola. Non siamo di legno e quando la nostra casa va a fuoco dobbiamo essere umani… vaffancxlo a questa guerra.


Ariete

Sono contenta di suonare finalmente senza nessun tipo di vincolo ma non dimentico i lavoratori che in questi due anni sono rimasti a casa. Vorrei dire che siamo qui tutti per la pace e quella che vi sto per cantare è una canzone d’amore… a me stanno a cuore tutte le forme di amore, ricordate sempre di essere come vi pare, amare come caxxo vi pare e rispettare tutti


Coez

Dobbiamo fare un grosso applauso a tutti i lavoratori che ci permettono di cantare qui ogni anno costruendo questo palco e rendendo possibile tutto questo. E grazie a voi di essere sempre presenti, anche quando piove…


Ornella Vanoni

Sono tanti anni che voglio andare al primo maggio e mi dicono – No, il primo maggio non è per te. Ma siccome questo è il primo maggio e dovrebbe essere la festa dei lavoratori, anche se ha perso un po’ il suo significato, sono venuta qui a cantare una canzone di Chico Baruqe sulla morte bianca.

Dall’inizio dell’anno ad oggi sono morti circa 200 operai soltanto in questo periodo, senza parlare di quelli che sono morti prima. Perché ormai è fatto tutto in fretta, la vita non ha più valore, chissenefrega se le impalcature li reggono o non li reggono, se vengono schiacchiati dalle putrelle come quel ragazzino di 18 anni. Insomma è un dolore immenso… gli operai sono anche stanchi a lavorare in condizione tremende.

Allora vi canto questa canzone non canterete dopo, non mi applaudirete come quando sentite le canzoni che vi piacciono, ma è una canzone meravigliosa.


Marco Mengoni

Le parole sono importanti. Nella vita faccio sentire la mia voce con le canzoni che scrivo ed ogni giorno rifletto sul significato delle parole che scelgo di usare.

E non capisco come futuro e diritti uguali per tutti siano parole che possano far paura a qualcuno mentre privilegi, diseguaglianze e confini, siano diventate così comuni. A me sembrano parole così fuori tempo che vorrei proprio, e lo dico da questo palco, non sentirle più.


E ancora, prima di cantare Blowin’ in the wind di Bob Dylan

Quando ho pensato a che canzone avrei voluto portare sul palco del Concerto del Primo maggio, dove salgo per la prima volta, fino ad oggi lo avevo visto sempre da lì dove siete voi, mi è venuta subito in mente questa canzone… che è una canzone molto importante, credo per tutti, e mi chiedo, visto il testo, quante guerre dovranno essere ancora combattute prima che questa canzone diventi solo un racconto di un brutto incubo. Io sogno il giorno in cui l’ascolteremo e è penseremo – che questa è una bellissima canzone e per fortuna parla di qualcosa di assurdo, di surreale, che il vento ha portato via con sé…


Luca Barbarossa

Sono qui per ricordare un uomo che ha lavorato per la pace per tutta la sua intera esistenza curando milioni di persone, curando i feriti di guerra.. vorrei ricordarlo con voi con un grande applauso, sto parlando di Gino Strada.

In ventotto anni Emergency ha curato più di12 milioni, feriti di guerra. Gino Strada diceva – non sono un pacifista, io sono contro la guerra, contro tutte le guerre perché le guerra fanno schifo tutte quante. Nove volte su dieci le guerre colpiscono i civili, il 36% colpiscono i bambini che non hanno nulla a che fare con il conflitto armato.

L’utopia di credere nell’abolizione della guerra è il testimone che Gino Strada ci lascia dobbiamo continuare la sua opera, il suo impegno, dobbiamo crederci come qualcuno nel ‘700 aveva creduto potesse finire la schiavitù. Tutti dicevano che era un’utopia, ma gli uomini se non credono in un’utopia diventano poca cosa. Un mucchio di ossa con un po’ di carne. 


Quindi Barbarossa canta la versione italiana del brano francese Le Déserteur (il disertore) di Boris Vian.

 

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