8 Maggio 2023
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8 Maggio 2023

Eurovision 2023: guida, recensioni e video delle 37 canzoni in gara. Parte 4 di 4

Quarta e ultima puntata delle recensioni di Davide Maistrello ai brani del prossimo Eurovision Song Contest

Eurovision 2023 canzoni
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🇨🇿 REPUBBLICA CECA: Vesna, My Sister’s Crown ☆☆

Un brano che ai più attenti ricorderà Stefania, la canzone vincitrice dello scorso Eurovision, ma eseguito da una band femminile di elementi di diverse nazionalità (tre ceche, una slovacca, una bulgara e una russa). Il testo esprime un messaggio di sorellanza tra le nazioni slave che vuole esporsi dichiaratamente – come fa la cantante Olesya Ochepovska, nata in Russia ma ferma oppositrice del regime putiniano – alle oppressioni e alle dittature di ogni genere.

In un’edizione in cui il supporto all’Ucraina è filo conduttore della narrativa che l’organizzazione vuole imprimere, My Sister’s Crown è una proposta che si inserisce alla perfezione in questo trend e sulla carta può riportare la Cechia in alta classifica a cinque anni di distanza dal 6° posto di Mikolas Josef. Gioca a sfavore delle Vesna qualche prestazione non impeccabile vista fin qui, che ne ha messo in luce a tratti la poca coesione fra le voci delle componenti del gruppo.

🇷🇴 ROMANIA: Theodor Andrei, D.G.T (Off And On) ☆

Il diciottenne Theodor Andrei, cantautore pop/rock con alle spalle esperienza in vari talent show, si presenta con un brano uptempo ricco di cambi di ritmo – accompagnato da un’esibizione movimentata e a tratti sopra le righe, che lo vedrà accompagnato sul palco dalla fidanzata Diana.

Nessuno o quasi sembra credere nelle prospettive di qualificazione per la Romania, nazione che già l’anno scorso ha giocato il jolly con WRS (18° a Torino 2022) e che non sembra voler fare nulla per continuare la propria striscia positiva. Theodor è un artista promettente, dotato di grande vocalità e presenza scenica, ma la nuova versione del brano (che si apre con oltre un minuto in acustico) annunciata da TVR ne inibisce le potenzialità oltre ogni misura. Neanche i tanti rumeni sparsi per l’Europa consentiranno a questa proposta di superare l’asticella del decimo posto nella pur competitiva seconda semifinale.

🇸🇲 SAN MARINO: Piqued Jacks, Like An Animal ☆

Forse nemmeno i Piqued Jacks, band funk rock di Buggiano (Pistoia), avrebbero scommesso su una possibile vittoria prima della loro esibizione sul palco di Una voce per San Marino. Eppure sono stati loro ad aver ragione di altri diciassette finalisti, alcuni dei quali portavano nomi decisamente più “pesanti” dei loro, e a guadagnarsi il diritto di rappresentare San Marino all’Eurovision. Da totali debuttanti su un palco così importante, puntano a sfruttare al massimo un’occasione forse irripetibile di farsi conoscere a una platea così vasta.

Sul fronte qualificazione, la repubblica del Titano manca dalla finale ormai dal 2021 (22° posto di Senhit e Flo Rida con Adrenalina) e non sembra in grado di tornarci quest’anno, anche per la forte presenza di gruppi e di proposte rock più convincenti rispetto a Like An Animal. Un obiettivo alla portata potrebbe essere il cercare di evitare l’ultimo posto in semifinale vincendo lo “scontro diretto” con la Romania: hanno un buon ordine di uscita, sicuramente sanno stare sul palco e in ogni caso si esibiscono con la leggerezza di chi non ha nulla (o quasi) da perdere.

🇷🇸 SERBIA: Luke Black, Samo mi se spava ☆

Da ormai qualche anno, anche grazie a una sequela di buoni risultati, la Serbia sta vivendo un vero e proprio rinascimento eurovisivo accompagnato da un ritrovato interesse per la manifestazione (addirittura 900 le candidature arrivate per partecipare alla selezione nazionale Beovizija). É Luke Black, giovane cantautore e artista synth-pop, a tenere alte le sorti di uno dei pochi paesi ex-jugoslavi in gara a questo ESC: il brano, intitolato Samo mi se spava (Voglio solo dormire), descrive l’alienazione e lo stress provati dall’artista durante il periodo di pandemia.

La proposta è sicuramente straniante, tanto più per le sonorità e il feeling della performance a metà fra videogioco e dimensione onirica. Il pubblico generalista potrebbe trovarla troppo eccentrica, ma sicuramente non passerà inosservata – e fare parlare di sè, nel bene e nel male, è un aspetto che all’Eurovision paga (quasi) sempre.

🇸🇮 SLOVENIA: Joker Out, Carpe Diem ☆☆☆

Tante mancate qualificazioni e delusioni hanno portato RTVSLO a una scelta estrema: chiudere, almeno per un anno, la selezione nazionale EMA e affidarsi alla scelta interna di una band già conosciuta entro i confini nazionali e intenzionata a ripercorrere (per stile, immagine e sonorità) le orme dei Måneskin riproponendo il loro sound in chiave neo-balcanica. I Joker Out cantano in sloveno, portando un brano soft rock che ispira a ballare, scatenarsi e lasciarsi i problemi alle spalle.

L’arma vincente della band è sicuramente il carisma del frontman Bojan Cvjetićanin (protagonista, assieme a Maja Keuc, di una memorabile cover di Zitti e buoni). La Slovenia non è mai andata oltre il settimo posto all’Eurovision: sulla carta parte per una qualificazione tranquilla e un piazzamento tra i primi 15, ma con il giusto allineamento degli astri è possibile guardare ben più in alto.

🇪🇸 SPAGNA: Blanca Paloma, Eaea ☆☆☆

Già quinta classificata al Benidorm Fest 2022, quest’anno Blanca Paloma è riuscita a sbancare mettendo d’accordo pubblico e giurie con il peculiare flamenco-fusion del suo brano, che fin da subito ha annoverato in egual misura supporter e detrattori. Dopo il successo di Chanel – terza classificata a Torino dietro ai Kalush Orchestra e a Sam Ryder – gli spagnoli sembrano averci preso gusto e mai come quest’anno puntano dichiaratamente al bersaglio grosso.

Tra i principali limiti di Eaea c’è sicuramente la struttura del brano, non esattamente da concorso, ricco di vocalizzi e a tratti così cacofonico da risultare quasi disturbante. Non è scontato che venga capito fuori dalla Spagna, e molto dipenderà da come verrà presentato e recepito dal pubblico di tutta Europa. Senza mezzi termini: può andare benissimo come essere la grande delusione di questa edizione.

🇸🇪 SVEZIA: Loreen, Tattoo ☆☆☆☆☆

La vincitrice dell’Eurovision 2012 con l’iconica Euphoria torna a undici anni di distanza per un bis che avrebbe dell’incredibile: l’unico artista mai riuscito a vincere il contest in due occasioni è l’irlandese Johnny Logan (nel 1980 con What’s Another Year e nel 1987 con Hold Me Now, a cui si aggiunge anche il successo nel 1992 come autore di Why Me? di Linda Martin). La sua canzone richiama a gran voce i trend che hanno fatto man bassa nel contest all’inizio della scorsa decade: dopo una serie di vittorie di brani in lingua di genere diverso dal pop commerciale, il trionfo di Tattoo rappresenterebbe per il contest una vera e propria inversione di tendenza.

Partita come leader nelle classifiche degli scommettitori fin dalla vittoria trionfale nella finale del Melodifestivalen, Loreen affronta l’ESC da grande favorita e sembra avere le carte in regola per giocarsi perlomeno il podio fino all’ultimo metro. Il grande punto di domanda sulla sua partecipazione è legato alla messa in scena: il prop gigante (quasi due tonnellate) con cui ha dominato a Stoccolma non potrà essere replicato a Liverpool per una questione legata ai carichi sospesi dal tetto della Liverpool Arena, che devono essere garantiti con equità a tutte le 37 delegazioni. Resta da vedere se SVT saprà trovare una soluzione accettabile per riproporre la performance del video ufficiale.

🇨🇭 SVIZZERA: Remo Forrer, Watergun ☆☆

Vincitore della terza edizione di The Voice of Switzerland, Remo Forrer si gioca la carta della power ballad e dei riferimenti al conflitto bellico in corso, auspicando di sostituire bombe e fucili con più innocue pistole ad acqua. Il brano è trainato da pianoforte e percussioni, con un crescendo che porta all’esplosione dell’ultimo ritornello. Il messaggio di pace può suonare come un po’ cinico (specie provenendo dalla Svizzera storicamente neutrale) ma è reso senza troppa retorica e in modo tutto sommato coerente.

In un Eurovision che di recente non ha premiato il pop maschile – con tanti artisti che si sono succeduti con proposte “medie” che hanno racchiuso tutto il genere in un vero e proprio cliché – la proposta svizzera non ha raccolto grandi apprezzamenti in prima battuta. Eppure la messa in scena (ideata dalla coreografa svedese Sacha Jean-Baptiste) è destinata ad essere valida, e superato lo scoglio della qualificazione le giurie nazionali potrebbero consentire agli elvetici di ottenere un piazzamento insperato alla vigilia.

🇺🇦 UCRAINA: TVORCHI, Heart Of Steel ☆☆☆☆

Reduce dalla vittoria del 2022, l’Ucraina difende il titolo con una proposta a primo avviso lontanissima dalla propria tradizione nazionale e completamente scevra dal sapore etnico che ha spesso caratterizzato le loro scelte. TVORCHI è un duo di musica elettronica formato da un cantante nigeriano e un produttore ucraino, che ha vinto la selezione nazionale (organizzata a Kiev nello scorso dicembre, con lo studio televisivo ricreato in un bunker situato in un mezzanino di una stazione della metropolitana) con un messaggio forte e diretto contro l’escalation nucleare.

Lo storico risultato al televoto che portò alla vittoria dei Kalush Orchestra è destinato ad essere replicato, anche se sicuramente in misura minore: tantissimi gli ucraini in giro per l’Europa, che con il loro voto vorranno esprimere sostegno sia ai propri rappresentanti che ai connazionali rimasti in patria. É difficile però immaginare che le giurie concederanno un ipotetico bis, che metterebbe l’Eurovision 2024 su binari ancora più accidentati e renderebbe difficile giustificare un’altra edizione organizzata “fuori casa”.

🇮🇹 ITALIA: Marco Mengoni, Due vite ☆☆☆

La vittoria schiacciante del 73° Festival di Sanremo ha lasciato numerosi e immotivati strascichi tra gli eurofan italiani e stranieri, tanti dei quali hanno subito voluto vedere in Due vite una proposta non all’altezza della tradizione eurovisiva inaugurata dal nostro Paese negli ultimi 12 anni. Eppure Marco Mengoni resta una stella luminosissima nel firmamento del nostro panorama musicale, e soprattutto arriva a Liverpool con in dote l’esperienza maturata a Malmö ormai dieci anni fa (per L’essenziale arrivò un buon settimo posto nell’edizione vinta dalla Danimarca con Emmelie de Forest) e un buon riscontro del suo mini-tour che lo ha portato a toccare quattro città europee nello scorso aprile.

Tanti gli elementi che suggeriscono che anche a questo giro l’Italia possa smentire le attese: in particolare la presenza scenica e le doti vocali di Marco, uno degli artisti più affermati e completi di questa edizione, la cui miglior versione è pienamente in grado di prodursi in performance da ospite fuori concorso. Inoltre Due vite è una delle pochissime ballate “pure” di questa edizione, e potrebbe essere un vantaggio in un anno dominato dalle uptempo se queste finiranno per farsi fuori l’una con l’altra. Infine, il valore di una squadra con grande esperienza eurovisiva (anche nel management dell’artista stesso, basti pensare alla sua agente Marta Donà che torna a seguire l’ESC per la quarta volta in soli 10 anni) e apparentemente in gara non per fare presenza, ma per lasciare un segno tangibile nel percorso tracciato dal ritorno in gara dell’Italia in poi.

Le previsioni accreditano Due vite di una posizione tra le prime 10, io mi sbilancio e dico che arrivare nei primi cinque è il piazzamento minimo a cui questa partecipazione deve aspirare. E se qualcuna delle favorite dovesse inciampare sul più bello, non è detto che non possano avverarsi le condizioni per un insperato podio.

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