8 Maggio 2023
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8 Maggio 2023

Naska videointervista, “Sento la responsabilità di parlare a tre generazioni diverse”

Le sue influenze le riassume così: "Io sono il figlio dei Blink182 e dei Nirvana che esce con il figlio dei Radiohead"

diego naska
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Naska è uno dei talenti più puri della musica italiana di questi ultimi anni, totalmente diverso dalla massa di artisti che viene fuori ed emerge con la trap o con il rap.

Naska è riuscito a portare in alto e in tendenza in Italia il punk rock, quello che tra la fine degli anni 90 e gli inizi del 2000 è diventato il genere di riferimento grazie ad artisti come Avril Lavigne, Blink 182, Sum41, Muse e molti altri.

Dopo avere conquistato il cuore di milioni di persone con l’album Rebel nel 2022, il ragazzo marchigiano trapiantato a Milano non ha perso tempo ed è pronto a fare il definitivo salto con il nuovo progetto La Mia Stanza.

Un album indipendente composto da 10 canzoni in cui esplode un’energia rara e che Naska ha voluto raccontare ai nostri microfoni:

“Sono sovrastato dall’eccitazione dell’uscita dell’album e non riesco più a prendere sonno. Nel portare in alto il punk rock mi sento come se avessi fatto una gara con salite e discese, è un bel percorso e lo sto facendo con tanta voglia perché è l’unica cosa che so fare.

Le 10 canzoni sono un po’ il ritratto della mia stanza, un po’ un casino. C’è la mensola ordinata e pulita, poi c’è una parte nascosta con tutto il delirio. Poi c’è il letto ordinato ma sotto al letto c’è un altro casino. Le mie canzoni sono il ritratto di questo posto, le ho arredate secondo il mio gusto”.

Tutti i riferimenti alle band del passato sono ben presenti ma Naska ha le idee chiare su chi sia stato il gruppo che lo ha maggiormente influenzato nella scrittura di questo disco:

“Io sono il figlio dei Blink182 e dei Nirvana che esce con il figlio dei Radiohead”

Un album che è una piccola rivoluzione nella musica degli ultimi anni e che rischia di diventare l’album dell’anno proprio per questo motivo:

“Il bello mio è che non mi interessa se l’album fa la rivoluzione oppure no. A me interessa fare le cose che mi piacciono e farle con il cuore, quello che succede dopo non mi interessa”

Con questo genere musicale Naska riesce a unire almeno tre generazioni differenti:

“La cosa che più mi da soddisfazione è che a volte mi scrivono i più piccoli che hanno ascoltato il mio album e che hanno iniziato ad ascoltare altri artisti del genere, oppure che hanno deciso di iniziare a suonare la chitarra. Mi fa felice questa cosa.

Ai concerti, per esempio, mi rendo conto di questa cosa perché c’è sia il ragazzino, sia il padre che ha portato il figlio a vedermi. La cosa bella è che il figlio sta attaccato alla transenna per vedermi e, nel frattempo, il padre sta in mezzo a pogare. E’ capitato al mio primo concerto al Gate.”

La Mia Stanza, come detto, è un album che Naska ha prodotto da artista indipendente ed è proprio questa la grande forza:

“All’inizio, quando ho deciso di allontanarmi dalla major, ho sentito tanto il peso soprattutto economico. Adesso che lavoro con la mia piccola etichetta ce ne freghiamo di tutto e non vediamo differenze rispetto al lavoro che si fa con una major. Anzi, forse è meglio perché ci sono meno mail da mandare e meno sbattimento.”

Tornando alla musica, quali sono le tre canzoni dell’album più importanti per Naska:

“Parto da A Nessuno, un pezzo più maturo degli altri e che ho dedicato a una persona. Per fare la musica bisogna essere sinceri e tutti i brani che ho scritto raccontano la mia storia.

Il secondo è Pronto Soccorso, dove riemerge la mia parte cazzona da Rebel che si unisce alla parte insicura e matta. La terza è Wando, che ho scritto pensando a mio papà.

Quando ho finito di scriverla piangevo, avevo la lacrimuccia che scendeva sola. Quando scrivo una canzone e mi viene il magone capisco che va bene. Per registrarla è stato complicato perché non riuscivo a finirla. Poi ce l’ho fatta e ho deciso che sarebbe stata la canzone di chiusura del progetto”

Poca attesa tra Rebel e La Mia Stanza:

“La soglia dell’attenzione del pubblico ormai è bassa, mio papà diceva di battere il ferro finché è caldo. E poi è il mio lavoro questo e mi piace, non è come quando facevo il commesso da Bershka.

Mi sono sempre concentrato sulla musica ma l’affitto a Milano in qualche modo dovevo pagarlo e fare quel lavoro mi è servito perché mi ha dato una routine, lo schematizzarmi la giornata.

Alle 9 mi sveglio, faccio colazione e vado in studio a lavorare fino a sera, esattamente come quando andavo in ufficio. Lì mi pesava, adesso no e lavoro anche di più. Sabato e domenica riposo ma ogni giorno faccio dalle 10 alle 22, però mi diverto”

Sui live, Naska esprime la sua immensa gioia su un evento in particolare e cioè l’opening che farà ai Sum41 a Rimini:

“L’anno scorso davo il 100% live anche se avevo una caviglia rotta. Quest’anno darò il 100% ma con tutte e due le gambe, con la stessa band e con la stessa foga. Solo più esperienza rispetto al passato.

Sui Sum41 ti dico che stavo a pranzo con il mio manager e mi dicono che c’era in opzione l’apertura ma mancava l’approvazione. Dopo pranzo arriva la mail con la conferma e quando me lo dicono io stavo per strozzarmi e ho iniziato a piangere in un posto vicino casa.

Dieci anni fa se mi avessero detto che avrei fatto l’opening ai sum41 non ci avrei mai creduto. Quando me li ritroverò davanti penso che starò zitto, troppa emozione”.

Videointervista a NASKA