15 Luglio 2020
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15 Luglio 2020

Intervista a Emanufeu: “Mi lascio trasportare dalle note, dalle melodie, perdendomi in qualcosa di magico.”

Intervista a Emanufeu, eclettico violinista che nell'ultimo periodo è salito alla ribalta per aver rivisitato alcune hit del pop contemporaneo.

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Emanuele Feudale è il vero nome di Emanufeu, musicista nato a Messina nel 1995. Recentemente ha postato sulle sue pagine social alcune interessanti rivisitazioni di hits contemporanee. Lo abbiamo incontrato e intervistato.

Emanufeu inizia a studiare violino all’età di 5 anni e durante il periodo adolescenziale consegue diversi attestati di merito in Concorsi Musicali Nazionali ed Internazionali.

Entra giovanissimo al Conservatorio A. Corelli di Messina fino a conseguire il Diploma. Dopo gli studi, completa il tirocinio musicale in Repubblica Ceca collaborando con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio Janáček di Ostrava.

Nel 2017 torna in Italia, prosegue gli studi conseguendo il Diploma Accademico di II livello in Violino.

Successivamente collabora con l’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, l’Orchestra Giovanile Siciliana del Politeama Garibaldi di Palermo, l’Orchestra Filarmonica della Calabria, l’Orchestra EUCO di Roma e diversi gruppi da camera.

Da due anni lavora come docente presso alcuni Istituti ad indirizzo musicale di Padova. Ha avuto sempre il desiderio e la curiosità di avvicinare il suono del violino al genere pop, ispirandosi ad artisti del calibro di Linsdey Stirling e David Garrett.

Da qualche anno ha intrapreso anche la strada della produzione musicale pubblicando gli inediti Light Air e Changes.

Ultimamente si è dedicato alla rivisitazione di brani di successo come Faccio Tardi Pure Oggi di Neno, Tusa di Karol G, Il diario degli errori di Michele Bravi, Fai rumore di Diodato, Viva la Vida dei Coldplay, Spigoli di Carl Brave, tha Supreme e Mara Sattei, Bella Così di Chadia Rodriguez e Federica Carta, Chega di Gaia suscitando interesse e approvazione da parte dei followers, ma anche degli stessi artisti.

Dal 2017 fa parte del gruppo strumentale Lucky Strike Quartet, composto da chitarra, tastiera, percussioni e appunto violino, che sostituisce le parti vocali dei brani di repertorio.

I quattro musicisti hanno suscitato particolare interesse nel pubblico dopo la pubblicazione del videoclip La Casa de Papel, partecipando come ospiti alla trasmissione televisiva di Raidue I Fatti Vostri.

Il 13 luglio, invece, è uscita la cover di Baila Conmigo interamente prodotta da Emanufeu. Le percussioni sono state rivisitate da Gabriele Ruggeri, il percussionista dei Lucky Strike Quartet.

INTERVISTA A EMANUFEU

Quando hai iniziato a suonare?

La mia passione per la musica nasce fin dall’infanzia. Ho iniziato a suonare il violino all’età di 5 anni, qualche anno dopo ho imparato anche a suonare il pianoforte.

C’è stato un brano che ti ha fatto capire quanto fosse importante per te la musica?

Non c’è un brano in particolare, ma le Quattro stagioni di Vivaldi sono state la colonna sonora dei miei primi passi nel mondo della musica. Le ascoltavo spesso. L’Estate era senza dubbio la mia preferita.

So che hai studiato al Conservatorio. Si tratta di un percorso che consiglieresti a un musicista?

Assolutamente sì, anche se si tratta di un percorso abbastanza lungo, durante il quale si possono incontrare varie difficoltà, il conservatorio pone le basi per la nascita e la crescita di un musicista a tutto tondo, sia dal punto di vista artistico che caratteriale. Studiare musica non è semplice, perchè è un’arte che richiede tempo, studio, concentrazione, capacità, creatività e passione, quindi consiglio vivamente di iniziare questo percorso in giovane età.

Com’è andata in Repubblica Ceca? Cosa hai imparato?

Confrontarmi con altri musicisti internazionali è stato senza dubbio una delle esperienze più belle della mia vita. Posso tranquillamente dichiarare che è stato un periodo di svolta. Incontrare grandi maestri è stato per me stimolante ed elettrizzante. Ho notato il cambiamento non appena sono tornato in Italia, proprio lì ho capito che avevo intrapreso la strada giusta e che ormai la musica non era più un hobby.

Cosa provi quando suoni il violino?

Non è facile spiegarlo a parole, è come se mi proiettassi in un’altra dimensione, parallela alla vita reale, dove non ci sono paure né ansie, nulla di negativo. Mi lascio trasportare dalle note, dalle melodie, perdendomi in qualcosa di magico.
Mi capita spesso di perdermi nella musica, mi ha aiutato anche nei momenti difficili.

So che ora insegni musica. Qual è il livello dei ragazzi che trovi davanti a te?

Rispetto al passato, è raro, oggi, incontrare ragazzi appassionati alla musica classica. Spesso capita che i bambini a cui insegno musica intraprendano lo studio di uno strumento musicale non in base al loro desiderio, ma a quello dei genitori, senza la consapevolezza di quanto importante sia il percorso da intraprendere. Questo succede perché la percezione che le persone hanno della musica oggi è cambiata.

Ultimamente, per far crescere l’interesse dell’ascoltatore, le nuove generazioni di musicisti utilizzano il suono del violino e degli altri strumenti musicali nelle loro produzioni, legando così il genere classico a quello pop/moderno; David Garrett, Two Cellos, The Piano Guys, Lindsey Stirling ne sono un esempio.
Uno dei miei obiettivi è proprio quello di far avvicinare i ragazzi alla musica e agli strumenti classici, tramite un genere moderno.

Qual è oggi il sogno di un ragazzo che studia musica?

Il sogno di ogni musicista è quello di calcare i palchi dei grandi teatri ma, probabilmente, è anche quello di produrre musica di successo, non necessariamente in stile unicamente classico.
Il mio sogno è quello di suonare davanti a migliaia di persone, riempire stadi e teatri, girando il mondo e facendo conoscere la mia musica.

Quando hai iniziato ad avvicinarti al pop?

Sono stato sempre affascinato dalla musica pop, sia italiana che estera. Da bambino, grazie ai miei genitori, ascoltavo spesso i Pooh e Vasco Rossi, mentre da adolescente ho iniziato ad ascoltare musica pop internazionale, dagli Oasis ai Red Hot Chili Peppers, ai più recenti Justin Timberlake, OneRepublic e Chris Brown.

Adesso ascolto un po’ di tutto, non c’è un cantante a cui sono particolarmente legato, in generale seguo molto le top hits internazionali: The Weeknd e Post Malone su tutti. Mi attira molto la musica dance, come quella di Robin Schulz, Kygo, Marshmello, Alan Walker.

Riguardo la musica italiana moderna, mi piacciono molto le canzoni di Irama, Marco Mengoni, Michele Bravi e ultimamente sto apprezzando anche lo stile di tha Supreme.

Qual è il punto di incontro tra pop e classica?

È noto a tutti che con il passare dei secoli anche la musica ha avuto i suoi cambiamenti. Dalla complessità della musica classica si è arrivati alla musica leggera (di facile ascolto, poco elaborata e destinata a semplice intrattenimento) e alla musica pop (di gradimento generale, diffusa e popolare).

La musica classica ha probabilmente posto le basi per la nascita e la diffusione degli altri generi che sono cronologicamente arrivati dopo. Quindi direi proprio che il legame tra un genere e l’altro è inevitabile. La musica, come sappiamo, suscita diversi tipi di emozioni che dipendono anche dal genere, mostrando diverse sfaccettature, diversi stili e ritmi; ma se prendiamo in considerazione le tematiche trattate, possiamo trovare delle somiglianze.

Quante composizioni, sinfonie, arie d’opera sono state scritte per amore, odio, passione, dolore, appartenenza ad una patria?! Direi che anche le canzoni che ascoltiamo oggi riprendono spesso quelle tematiche. Quindi, probabilmente, questo potrebbe essere un buon punto d’incontro.

Ultimamente ti sei avvicinato alla produzione musicale. Quali sono i criteri che segui quando inizi a vestire un brano?

I brani che ho già prodotto e anche quelli a cui sto lavorando, sono figli di melodie che mi vengono in testa da un momento all’altro: passeggiando per strada, mentre guido, anche guardando la tv oppure la notte mentre vago nei miei pensieri.

A questo punto riporto subito al pianoforte queste linee melodiche e come ultimo step, inizio a lavorarci al computer registrando il violino.
Io percepisco la musica a 360°, non riesco a soffermarmi solamente su un solo genere: mi piace produrre pop, hip-hop, dubstep, elettronica, dance, trap ma anche colonne sonore, ispirandomi alle musiche di Hans Zimmer.

Adesso sto lavorando ad un Ep, che spero di far uscire presto, tramite il quale vorrei esprimere il mio concetto di musica raccogliendo tutti questi generi musicali.

Sono diversi i video delle tue reinterpretazioni di brani pop che sono diventati virali. Come scegli il brano da proporre?

Per le mie cover cerco delle canzoni conosciute, in modo tale che la gente possa riconoscere il brano dalla melodia principale del violino. Scelgo soprattutto canzoni che a me personalmente piacciono e che ascolto giornalmente. Già da diversi anni con la mia band (Lucky Strike Quartet), reinterpretiamo canzoni rinomate, che il pubblico dal vivo riconosce e canta con molto divertimento.

Durante il periodo della quarantena, relativo al Covid-19, non avendo la possibilità di esibirmi live, ho realizzato dei video che potrei definire “homemade”, anche grazie all’aiuto della mia famiglia.

I video relativi a queste cover, realizzati a volte anche con un pizzico di umorismo, hanno avuto l’obiettivo di allietare il brutto periodo che stavamo attraversando; ricevere un feedback positivo e approvazione da parte delle persone che mi seguono, mi riempie di gioia e mi fa proseguire nel mio percorso musicale.

Dopo il lockdown, invece, sono riuscito a creare dei video professionali, insieme al mio videomaker Carlo Magistro, mettendo in risalto le bellezze del territorio siciliano.

Quale pensi sia il futuro della musica pop?

Siamo in tempi di grandi cambiamenti, legati al progresso tecnologico e alle modalità di fruizione musicale. Basta pensare anche alla variazione delle modalità di ascolto della musica.

Dalle cassette ai cd, adesso siamo arrivati allo stream. Oggi è tutto più multimediale, semplice e diretto.
Gli artisti hanno un modo di farsi conoscere più veloce rispetto al passato e questo fa sì che la concorrenza sia davvero tanta.

Penso che il suono elettronico, in tutte le sue sfumature, si espanderà a macchia d’olio, contaminando la maggior parte dei pezzi pop, a discapito del suono reale e puro degli strumenti musicali.