Esiste il circoletto nella musica italiana? Da molto tempo c’è una domanda che contraddistingue le interviste di Francesca Fagnani agli attori ospiti di Belve: “Esiste il circoletto nel cinema italiano?”, dove per circoletto si intende una sorta di alleanza invisibile — almeno all’apparenza — tra registi, attori e produttori che genera per loro continuo lavoro.
Fino a oggi, in pochi — qualche impavido incontrollabile, e per questo non sempre giudicato credibile, come Morgan — hanno parlato di un sistema, o di un circoletto, nel mondo della musica. Lo ha fatto qualche giorno fa Alex Britti, dichiarando all’ANSA di non essere mai stato cercato da Sanremo, dove ormai — come dargli torto — regnano sempre le stesse discografiche e gli stessi manager.
IL “CIRCOLETTO” SECONDO BELVE E FRANCESCA FAGNANI
Questo approfondimento, da tempo nella mia testa, prende vita proprio guardando spesso il programma televisivo cult degli ultimi anni, Belve di Francesca Fagnani, e questa domanda ricorrente. Una domanda che nasce da un’intervista realizzata anni fa con l’attrice Giuliana De Sio.
Quando ancora Belve era un format di nicchia che non andava in onda sulla tv nazionale, fu ospite Giuliana De Sio che fece intuire che nel mondo del cinema ci sono una serie di nomi che lavorano sempre. A domanda diretta della giornalista “È una sorta di lobby, di circoletto”, l’attrice rispose: “Lo hai detto tu, però è vero”.
Da quel momento, negli anni, la domanda è diventata un must del programma, che ha il merito di essere una delle poche realtà dove le domande si fanno come andrebbero fatte: senza censure o auto censure.
IL CIRCOLETTO nELLA musica ITALIANA
Nel corso degli anni sono pochi gli attori che hanno ammesso che sì, esiste una sorta di circoletto nel mondo del cinema italiano. Un circoletto che, ovviamente, ha alcune figure cardine a cui se ne aggiungono altre nel tempo.
La musica italiana, o meglio la discografia italiana, non è da meno anche se è scomodo dirlo.
ESISTE QUESTO CIRCOLETTO?
Sì, ed è sempre esistito. Non se ne parla perché il circoletto è qualcosa a cui tutti ambiscono entrare e di cui molti, non tutti, parlano male o denunciano solo quando non ci riescono o ne sono usciti.
Il circoletto, come dicevo, è sempre esistito e come tutti gli altri circoletti cambia e si evolve (o involve) a seconda dei momenti storici. Soprattutto nella discografia. Figure fino a 10 anni fa considerate cardine oggi operano nelle retrovie e spesso le incontri nei contest musicali a dare consigli e votare emergenti in cerca di visibilità, in cambio di un lauto cachet.
Ovviamente il consiglio è molto spesso accompagnato da una citazione su dove hanno lavorato, cosa hanno fatto e con quale artista. Un po’ come vedere Malgioglio ad Amici che per introdurre un commento prima ti sciorina parte del suo curriculum e di tutti gli incontri artistici che lo hanno visto protagonista.
COME FUNZIONA IL CIRCOLETTO nella musica italiana?
Il circolino esiste ma non esiste. Non è una setta o un club a cui accedi con una tessera. È qualcosa che c’è e si sa, come si sa chi ne detiene al suo interno un posto invisibile.
È composto da figure che occupano vari ruoli e che lavorano con la musica in vari aspetti e che, quando scelgono di collaborare, riescono quasi sempre a imporre progetti – alcuni meritevolissimi, va detto – mediaticamente.
AMICIZIE, ALLEANZE E ACCORDI
Non conosco quello del cinema, ma nel mondo della musica italiana il circoletto ha dei sotto-circoletti. A volte sono professionisti che non riescono ad accedere a quello principale, o hanno contatti solo con qualcuno di quelli coinvolti ma non con tutti. A volte sono persone che fanno dei mini circolini stringendo alleanze tra loro. Nulla di male: la musica è legata alla discografia, è un lavoro ed è un business, e bisogna campare.
E così, anche se nessuno lo dice e nessuno apparentemente sa, c’è chi per esempio muove le redini dei live in Italia e può metterti in condizione di fare grandi tour o di ficcarti l’artista che si è scelto di lanciare in apertura al live di uno dei nomi di punta della musica italiana o nei grandi show musicali trasmessi in tv (dove, notate, sono presenti sempre gli stessi nomi con qualche “apparente” outsider).
C’è chi con la radio può certificare il tuo successo e chi, a capo di un intero gruppo di radio, se hai la canzone prodotta da determinati Producer, ha un occhio di riguardo nel trasmetterti.
Ci sono poi i manager, quelli che hanno creato realtà solide, tra intuizioni e qualche botta di fortuna, che ovviamente possono far sì che il big che gestiscono faccia da lasciapassare al nuovo talento su cui puntano.
Ci sono poi quelli che gestiscono il mondo delle canzoni, abili nell’avere sempre una canzone per tutto e per qualsiasi artista, quelli che alla fine dei semestri, quando la SIAE paga, sono le persone più felici del mondo.
Anche elementi immateriali, ma con persone dietro, come per esempio le piattaforme digitali, hanno un ruolo e un posto determinante nel Circoletto.
Il Circoletto nella musica italiana ovviamente passa anche dalla TV, è inevitabile, soprattutto da quando i talent sono scoppiati realmente in Italia. Ora, non è che sia casuale che i cantanti che vediamo in tv siano sempre gli stessi e che quei rarissimi emergenti – e per emergenti intendo quelli anche già noti ma non ancora esplosi – siano praticamente sempre loro.
Ed esiste anche un circoletto tra quelli che scrivono di musica, su carta stampata o sul web, inutile dirvelo, sono facilmente individuabili, spesso si lamentano di un concerto o di un talento nel “back”, per poi far piovere complimenti a favore di camera.
IL CIRCOLETTO nella musica italiana È DAVVERO UN MALE?
Il circoletto della musica italiana può essere visto in maniera negativa, ma in realtà è solo una questione di alleanze. Qualcosa che esiste fin da quando l’uomo camminava ancora con la clava.
È odiato e criticato da chi non ne fa parte che, 9 volte su 10, una volta entrato cambia idea, opinioni e prospettiva.
Quindi questo circolino è qualcosa di negativo? Ha sicuramente una parte molto negativa. È quella dove – e non c’è arte o talento che tenga – se non ne fai parte rischi di sacrificare anni di vita e di lavoro, e al tempo stesso anche talento e musica, senza concludere nulla perché tra coloro che hanno il potere di cambiare la musica nessuno ascolta quello a cui hai lavorato, la tua musica.
Cose che non si dovrebbero dire (ma le ho dette…)
Una volta, quando ero garante ad Area Sanremo, dissi ai ragazzi che la raccomandazione, che è cosa ben diversa dalla segnalazione, secondo me era sempre sbagliata per un semplice motivo: non tutti la possono avere. Ovviamente non venni mai più richiamato.
Ecco, è un po’ così. Il circoletto nel mondo della musica smetterà di avere una connotazione negativa quando sarà un po’ più meritocratico, quando ascolterà tutti, dicendo poi magari no, ma dando possibilità. Perché se Gianni Morandi cantava “uno su mille ce la fa”, oggi si può dire che 10 su mille ce la fanno, ma non tutti per reali meriti.
Il sottoscritto non è contrario a nessun circoletto. È nella natura umana legata al mondo del lavoro creare delle cerchie più o meno visibili. Il problema è quando un cerchio diventa così grande da inglobare o annientare gli altri. Quando per dare a qualcuno toglie a chi merita.
Tra l’altro, chi mi conosce da tempo sa – ma lo rammento per chi non ne fosse al corrente – io non nasco lavorativamente in questo settore scrivendo di musica ma lavorando con gli artisti. Qualcosa che negli ultimi anni sono tornato a fare perché ho sempre amato contribuire alla crescita e al percorso di un artista. Sono tornato a farlo andando a prendere in questi anni proprio quelli che per molti erano considerati, o erano stati etichettati come “gli ultimi”.
Rispetto a quando lo facevo 11 anni fa e All Music Italia non esisteva, oggi riesco a farmi ascoltare, riesco a ritagliare qualche possibilità in più per le persone che seguo e in cui credo. Quindi in qualche modo, grazie alla creazione di All Music Italia e a dieci anni di lavoro mio e dei miei collaboratori – lavoro duro, vi assicuro – in qualche modo, in un qualche circoletto sono reo di esserci anche io.
Non ci trovo nulla di male, ripeto. Non finché non userò il mio “potere” per togliere il posto a qualcuno o spingere qualcuno che non ha talento e la musica nel sangue.
PRIMA REGOLA DEL CIRCOLETTO, NON SI PARLA DEL CIRCOLETTO
Certo, parlando del circoletto nella musica italiana potrebbe essere che la distanza tra me e le realtà necessarie per seguire e valorizzare un talento sia guà aumentata. Perché anche in questo caso vale la prima regola del Fight Club con Brad Pitt ed Edward Norton: “Prima regola del Fight Club: non si parla del Fight Club”. Quindi potrei essere già esiliato da chi conta mentre pubblico questo articolo.
Dall’altra parte, ammettere di camminarci lungo il margine, affacciandomi ma senza mai aver varcato realmente la porta per entrarci con entrambi i piedi, potrebbe attirare gli haters che vedono il complotto ovunque con un bel “anche tu sei parte del sistema”. Dobbiamo però ricordarci sempre che alla fine, come in ogni cosa, è chi “acquista” che ha il vero potere in mano e che quindi più che lamentarsi e puntare il dito si dovrebbe “fare”.
P.S. Autorizzo Francesca Fagnani a inserire la domanda “Esiste il circolino di Massimiliano Longo?” nelle sue interviste. Nel frattempo lascio l’Italia per motivi di sicurezza (Cit.).