La macchina del Festival di Sanremo 2026, al via dal 24 al 28 febbraio, è entrata nella fase del countdown dopo l’annuncio del cast. A raccontarlo è Carlo Conti, conduttore e direttore artistico, intervenuto a RTL 102.5 durante Non Stop News con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi, Massimo Lo Nigro e Lucrezia Bernardo.
L’intervista completa è disponibile su RTL 102.5 Play.
Carlo conti: “Pochi big e tanti emergenti? La forza del Festival è mischiare”
Conti parte da uno dei temi più discussi: l’equilibrio tra nomi affermati ed emergenti. La sua posizione è chiara:
“Big o non big è relativo: mia suocera non sa chi è Samurai Jay ma conosce Patty Pravo. Un ragazzo magari è l’esatto opposto. La forza di Sanremo negli ultimi anni è mischiare generazioni diverse.”
Il direttore artistico cita anche il caso emblematico di Lucio Corsi, passato da nome sconosciuto ai più a rivelazione del 2025 e rappresentante dell’Italia all’Eurovision.
Conti definisce la direzione artistica “la cosa più difficile” del Festival. La responsabilità non riguarda la parte televisiva ma la musica:
“Sanremo è il Festival della canzone italiana: deve fotografare ciò che la musica racconta oggi. Negli ultimi anni c’è grande fermento: tante proposte nuove, sonorità diverse, nuovi cantautori di livello”.
Carlo Conti ricorda l’importanza del suo passato da DJ e dell’orecchio radiofonico:
“Cerchiamo canzoni che restino e che possano girare in radio. Gli ultimi quindici giorni non dormo: un brano accantonato torna in mente e ti chiedi se non sia più forte di quello già scelto”.
Il cast viene costruito come un «bouquet di fiori», capace di rappresentare gusti e tendenze diverse.
Omaggi a Baudo, Vanoni e Vessicchio e co-conduzioni
Il direttore artistico conferma che l’edizione 2026 ricorderà tre figure fondamentali per la storia del Festival:
“Baudo ha scritto il Festival come lo conosciamo oggi. Ricorderemo lui, Ornella Vanoni e il Maestro Vessicchio. Basteranno piccoli gesti, nel mio stile”.
Sugli ospiti Conti si mantiene cauto:
“Vado a compartimenti stagni. Prima il cast, la bistecca. Ora penseremo al contorno: ospiti, co-conduzioni e tutto il resto.”
Le polemiche non lo preoccupano, anzi:
“Le discussioni fanno bene a Sanremo: un tempo erano al bar, oggi in una piazza virtuale gigantesca. Fa bene al Festival che tutti ne parlino”.
La durata del Festival
Con l’ironia che lo contraddistingue, Carlo Conti risponde anche sul tema dei tempi televisivi:
“Ad Amadeus dicevano che era troppo lungo, a me che sono troppo veloce. È il bello di Sanremo: divide sempre”.
L’obiettivo è una chiusura attorno all’una di notte, prima di lasciare la linea al Dopo Festival con Nicola Savino.
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