15 Gennaio 2016
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15 Gennaio 2016

INTERVISTA a SHADE: tra Patch Adams e Jim Carrey “Sono tutti fatti realmente accaduti, la mia vita è un film tragicomico”

Intervista a Shade, uno dei rapper più promettenti della scena musicale italiana, si racconta in occasione dell'uscita di CLOWNSTROFOBIA, il nuovo album.

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Rapper, attore, doppiatore, freestyler e stand up comedian italiano, tutto questo è Shade, torinese classe ’87, si distingue dalla massa poco più che sedicenne, facendosi notare dai nomi importanti della scena rap. Per caso, durante un evento presso le Lavanderie Ramone, realizza con Ensi e Fred De Palma quello che ad oggi è il video freestyle italiano più visto della storia.

Lo stile ironico e irriverente di Shade risulta efficace nelle sfide, portandolo a collezionare numerose vittorie in tutta Italia e culminando con la vittoria di MTV SPIT 2013, ereditando il titolo di KING DEL FREESTYLE italiano dal concittadino Ensi. A marzo 2015 annuncia la firma con Warner Music Italy, con la quale pubblica il suo primo album MIRABILANSIA, disco in freedownload sul portale di radio 105, accompagnato dal video del singolo Mai una Gioia, che ottiene il secondo posto nella classifica HIP HOP di MTV.

Insomma, ad oggi, uno dei nuovi rapper più promettenti della scena musicale italiana.

E proprio in occasione dell’uscita odierna del nuovo album registrato in studio CLOWNSTROFOBIA, un disco che già dal titolo – paradosso della vita di un rapper, visto come intrattenitore divertente, costretto a mettere in secondo piano la propria persona, per compiacere ed accontentare il prossimo – promette provocazione e divertimento, organizziamo una chiacchierata telefonica.

Dall’altra parte della cornetta troviamo uno Shade gentile e carismatico, ben predisposto e pronto per l’intervista. Iniziamo:

Shade, rimando inevitabile a Slim Shady, Eminem, reso ancora più forte dall’intro di AVANTI IL PROSSIMO (produzione Bassi Maestro) c’è un nesso, un collegamento o la scelta è stata più casuale ed indipendente?

In realtà il nome non è preso da Slim Shady nonostante lui per me sia stato un punto di riferimento quando ho iniziato, Eminem è sicuramente il primo nome che emerge quando penso agli artisti che mi hanno ispirato. in realtà è frutto di tutt’altra cosa, perché c’erano due rapper che mi piacevano quando ero ragazzino, Yoshi e Fede, solo che appunto essendo due nomi presi, ho fatto un mix dei due ed è uscito fuori Shade. Storia molto triste , ma è la verità.

Prima MIRABILANSIA, ora CLOWNSTROFOBIA, titoli originali quanto controversi, da cosa nascono?

Sono una di quelle persone che trova difficoltà a raccontare cazzate nelle canzoni, a raccontare cose non vere, quindi prendo spunto da ogni singola cosa che ho intorno, questo a volte mi fa scrivere cose più serie ed introspettive, altre invece più leggere e ne escono fuori pezzi sulle serie tv. Mi lascio contaminare da qualsiasi cosa mi circondi.

Intrattenitore claustrofobico, questa per te la figura del rapper nel 2015. Quasi uno sfottò indiretto della categoria: l’ambizione ed il successo valgono il peso di queste etichette?

Se le persone riescono poi a riconoscere l’altro lato di te, ne vale assolutamente la pena, ed è quello che mi prefiggo con questo disco. C’è da dire che non sono solo un intrattenitore, freestyler, una persona divertente, ma anche qualcuno che ha dei contenuti e che fa trapelare tematiche più profonde e di un certo spessore. In Patch Adams in particolare, ho proprio cercato di fare questo.

Sulla scia di patch Adams, passiamo ad una breve analisi, a piccole curiosità ed aneddoti dell’album: 12tracce, più una 13esima speciale, che alternano flow più tranquilli a temi scottanti e rime taglienti; un disco innovativo, tecnico, esilarante, che va ad identificare e consolidare la nuova figura di Shady, più matura e consapevole.

SEVENTEEN IDOL: un brano provocatorio, quasi irreverente, cosa si nasconde dietro?

La prima traccia del disco, l’ho collocata lì perché nel vecchio disco avevo fatto un intro autocelebrativo e poi avevo messo Mai una gioia, frase emblema della mia vita. in questo nuovo album vuole essere una continuazione, una seconda stagione di Mai una gioia dicevo che mi scriveva ti amo mentre si faceva gli altri, in seventeen idol conosco questa ragazza, me ne innamoro e poi scopro essere un minorenne.. Una volta che ti innamori e finisce male!

SE I RAPPER FOSSERO NOI: scegli di farlo uscire come primo brano per l’importante featuring con De Palma o per far capire agli avversari che c’è un nuovo giocatore in campo?

Ti dico la verità, abbiamo iniziato a settembre con Fred, con la saga “Se i rapper fossero..” (religiosi, complimenti) nella quale giocavamo con gli stereotipi dei rappar ribaltandoli, questa cosa ha avuto un successo incredibile, tanto che ci siamo detti: <<Sai che c’è, facciamo un brano!>>
Perché poi l’accusa che ci muovevano in molti era che facendo questo non potevamo essere identificati come veri rapper, allora con questo pezzo rimettiamo in chiaro le cose con i fatti: la tecnica, gli extrabit velocissimi. Ok siamo ironici e facciamo quello, ma siamo capaci anche di fare questo, e in maniera seria! È nato tutto in maniera molto spontanea comunque.

FINE SETTIMANA, STRONZA BIPOLARE e SOGNI D’ODIO, flow più tranquillo con il tema più usato e scottante nel genere rap, l’AMORE: alle spalle le storie disfattive e devastanti alle quali ci hanno abituati?

Niete di tranquillo, anzi, a me piace molto giocare con i contrasti, una base armonica, melodica e suonata – frutto del lavoro dei produttori che derivano da tutt’altro genere – come quella di Stronza Bipolare, lascia spazio ad un testo più cattivo e pesante. A me piace raccontare tutto in maniera tragicomica, pensare che prima o poi ci faremo una risata su tutto questo ed io me la faccio prima del tempo. Sono tutti fatti realmente accaduti, la mia vita è un film tragicomico, potrei raccontare una serie di episodi che lascerebbero increduli, ma se sono io è possibile, credimi (risate ndr). Sono pur sempre una persona ansiosa e claustrofobica alla fine.

NETFLIX: fenomeno mondiale, citi parecchie serie tv, ma razionalmente ti identifichi in una serie in particolare? In un personaggio?

finisco sempre per immedesimarmi in tutte, perché c’è sempre la sfaccettatura di quel personaggio che alla fine fai tua, ad esempio  dopo aver guardato la serie Twin Peaks sono diventato molto più fanatico di caffè. Mi faccio coinvolgere tantissimo, ho scelto il titolo Netflix, perché appunto approdato da poco in Italia è diventato punto di riferimento per il popolo italiano, rappresenta quel gran contenitore sempre a disposizione. Prima c’era lo streaming, ma chiamare un pezzo così non mi sembrava il caso, Netflix era perfetto. ultimamente guardo molto di più le serie ed anche a livello mondiale, tramite anche eventi cme i golden globe hanno preso stabilmente piede, e mi sembra anche corretto vista la qualità di alcune.

PATCH ADAMS: torniamo ad un flow più lento e ad un testo decisamente più importante, semplice omaggio al film o situazione vissuta da vicino? Ne parli in maniera molto consapevole e cosciente..

Purtroppo volente o nolente gli ospedali nella vita prima o poi tocca vederli, io li ho visti un po’ più spesso del previsto ed è stata una canzone scritta di getto, non sono stato lì a pensarci troppo, scrivevo quello che avevo in mente. È nato tutto per caso, mi hanno fatto vedere un’intervista di Patch Adams e allora ho iniziato a scrivere quella che era la mia esperienza personale in relazione al personaggio. Alla fine mi sento un po’ anch’io Patch Adams, che è quello che fa ridere le persone quasi a discapito di sé stesso. C’è una frase che mi è rimasta impressa dall’intervista e che ho ripreso nel brano che è: <<Quando inizi a fare questo sai che percorri una via che si chiama via della sofferenza>>. Ed è proprio così, se vuoi fare stare bene qualcuno, devi mettere da parte te stesso, pur non sapendo se alla fine andrà davvero tutto bene.

Qual è stato il brano decisivo, che ti ha fatto capire: ok, il disco è pronto, può uscire?

Credo sia proprio Patch Adams, forse il brano dell’album al quale sono più legato sentimentalmente. Con Clownstrofobia volevo fare un salto di maturità, nei dischi vecchi o nei contenuti su facebook era tutto molto più superficiale. Il disco ufficiale era la mia occasione di rivalsa e non volevo sprecarla. E quindi con lui ho detto: “Ok, forse ci siamo!”

Un piranha gigante che aspetta solo di divorare carne fresca, hai corazza e armi giuste per tuffarti in questo mare? 

Una mia grande arma in questi mesi è stato in web, arma che tutti i rapper non hanno mai praticamente utilizzato, ad eccezione di Youtube, che rappresenta però un canale diverso; ho dato una gran viralità al mio facebook anche tramite gli Shaday, che rappresentano ciò che sono a 360°: cose divertenti, estroverse, freestyle tecnici che hanno portato il pubblico ad apprezzarmi. È vero, nel rap ci sono tanti squali e piranha e tanti hanno armi anche più grandi delle mie, ma secondo me l’abilità sta proprio nel ricorrere ad armi che nessuno a mai usato, nel mio caso il web.
Non è la mia freccia, il web è il mio arco, la freccia sono le mie canzoni, è un palcoscenico che permette di mettere in luce la mia musica.

Proprio ricollegandoci agli Shaday, vedo che sei molto attivo sui social, rispondi, ti confronti, quanto conta l’aver instaurato questo tipo di rapporto con il pubblico, con i fan?

Ormai arrivano un numero talmente elevato di messaggi, da non permettermi di rispondere singolarmente in privato, mi piace mantenere in contatti soprattutto dal vivo, è bello vedere le persone che ti seguono, è più semplice ed immediato lasciare un like o un commento, mentre venire al concerto o all’instore da’ molta più soddisfazione, per me è fantastico.

Qual è la parola o il personaggio con il quale vorresti essere definito in un’intervista?

Sono legato al personaggio di Patch Adams tanto quanto a quello Jim Carrey, uno tra gli attori che più preferisco, carismatico e talentuoso, reso famoso dai ruoli più divertenti e comici, vedi in “Una settimana da Dio” o “The Mask”, rispetto alle interpretazioni magistrali come in “Man on the Moon” o “Se mi lasci ti Cancello”. Ed io mi sento un po’ così, identificato in maniera quasi sempre ironica e più leggera, quando in realtà avrei da raccontare cose più profonde e riflessive.

Termina con queste parole la nostra intervista a Shade, che ha saputo abilmente alternare, proprio come nel nuovo disco Clownstrofobia, concetti più importanti ad aneddoti più divertenti. Non vi resta che segnare gli appuntamenti dell’instore che toccherà tutta Italia, partendo questo pomeriggio con la tappa di Torino e Genova, per poi proseguire nella giornata di domani con Milano e Varese. Sicuri del successo di questo ragazzo e del suo nuovo disco, aspettiamo le vostre opinioni.