25 Marzo 2020
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25 Marzo 2020

TESTO & ConTESTO: Anna, Bando… il Prof di latino entra nel mondo dei “giovani” (o ci prova)

"Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster...". Insomma oggi con il Prof di latino ci buttiamo nella musica che funziona tra i nostri giovani

Anna Bando
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Anna Bando: il ritorno del nonsense?

“Bando, sopra il Booster” canta Anna. E canta l’Italia, i numeri parlano chiaro. Per la consacrazione definitiva attendiamo solo di sentirlo intonato sui balconi della penisola alle ore 18.00. Ma, a quanto pare, c’è ancora tempo perché accada.

Che il testo non significhi niente è più che un sospetto. E, se volessimo dare spessore alle intenzioni di un’artista che ancora poco conosciamo, sarebbe forse persino un fatto programmatico, deciso a tavolino: “Scriviamo una canzone che non significhi niente, ma che suoni”.

Sì, perché il suono è la carta vincente persino del testo, che non c’è ma suona. Rime equivoche, assonanze, consonanze, bisticci, allitterazioni, giochi verbali a scapito di ogni significazione.

È questo che ti si incolla sulla lingua costringendoti a replicare l’articolazione di sillabe accostate ad arte; è questo, unitamente all’intelligenza del flow, che ti assicura quei tre minuti di lobotomia legalizzata.

Una sorta di vuoto cosmico fatto suono, una droga legittima e senza effetti collaterali (forse!).

Siamo nell’epoca dei nonsense, riconosciamolo, nell’epoca in cui il nonsense ritorna di moda per assecondare il nostro bisogno di vacuità, di sospensione del pensiero.

Un nonsense più decadente (o decaduto) di quello di tradizione inglese ottocentesca.

Mentre i limericks di Edward Lear e dei suoi seguaci proponevano una storia, una storia senza senso o dal senso aberrante ma comunque una storia, qui la storia dobbiamo inventarcela noi.

E, visto che da “difensori del senso” difficilmente ci arrendiamo, vediamo se in questo caso ci riusciamo… a trovare un senso.

ANNA, BANDO: TESTO & ConTESTO

“Ci beccavamo nel bando, sopra il Booster
Anna fattura e no, non parlo di buste
Mando tutto io, svuota il freezer
C’ho il passaggio assicurato sopra questo diesel”

Anna ricorda quando ci si beccava nel “bando”, una casa abbandonata. Lei è l’unica che lavora, in maniera legale, ed è l’unica che, grazie al suo motorino, può assicurare tutto ai suoi amici. Cosa assicurerà mai Anna ai convenuti nel bando? Forse la spesa in tempo di quarantena, quando si può uscire uno alla volta (“mando tutto io, svuota il freezer”)?

In effetti l’ambientazione è un po’ decameroniana, ma per accettare questa lettura dovremmo riconoscere delle capacità profetiche all’autrice, essendo il brano uscito a dicembre, molto prima dei decreti di Conte.

Quando leggiamo “Infami tornano in fila”, per un attimo stiamo per ammettere le sue doti di veggenza e quasi vorremmo scorgere una punta polemica contro gli assembramenti davanti ai supermercati dovuti alle scarse capacità di razionalizzare la spesa.

Ma purtroppo segue: “Ho detto alla mamma che mo’ vado a Milan”. E no, la Lombardia è zona rossa!

Dobbiamo ripensare la nostra esegesi. Vediamo cosa dice il resto.

“Te non dare opinioni se vesti Fila
Giuro che sei un bambino, non sei 2000
Vorrei avessi la fame, la mia, per capire le cose
 (…)
Tu non hai stoffa, meglio se smetti col rap
Oppure i talent, giuro, fanno per te
Per fare ’sti bands mi divido in tre
Tre flow in un minute, c***o ho fatto fratè
Fate gli zanza e poi passa la sese e piangete
Meglio vi sedete che ho il pallone in rete
Non rappi di nulla, zia, proprio di niente
Se chiedo in giro dicon che sei demente”.

Arriva la protesta: Anna ce l’ha inizialmente con qualcuno che va dietro becere mode, troppo giovane rispetto a lei che è degli anni 2000 e ha una fame vera di capire le cose; poi se la prende con una rapper senz’arte, che dovrebbe darsi ai talent, ritenuti inconciliabili con il rap autentico; e non perde occasione per evidenziare le proprie abilità tecniche superiori.

Ci sembra una di quelle sfide a base di dissing, così frequenti nel genere.

Ecco la Spannung, il momento di massima tensione.

Ho la scorta di flow, voglio il frero ricco
C***o vuoi maricòn, ti becco e m’impicco
’Sto tipo che pressa i dm, non firmo tn, giuro che non pago quell’atm
Prendo treni, son tornata ieri

È qui che capiamo meno di prima, ma improvvisamente troviamo luce. La strategia stilistica è chiara: slang come se non esistesse un domani e accostamenti a catena. Una sorta di telefono senza fili per cui il secondo elemento della maglia è un ricordo deformato del primo, associazioni libere e casuali che allontanano sensibilmente dal punto di partenza.

Guardate, ad esempio, il gioco degli acronimi, sicuramente più intellegibili ai teen che a me. Ne riesco a sciogliere con sicurezza due su tre e intuisco che rimandano a realtà “inflazionate” del quotidiano, difficilmente relazionabili tra loro.

Il collegamento è fonico: DM (Direct Message), TN (???), ATM (quasi sicuramente l’Azienda Trasporti Milanesi, se dopo dice “prendo treni”, affidando la prosecuzione della catena al referente “mezzo di trasporto”).

È qui che Anna ti dice: “C***o vuoi, smetti di impiccarti a comprendere e canta, se ti va, perché non so neppure io quello che ho scritto”.

Mi sforzo di capire anche l’ultima sequenza:

“Mi ricordo quando sfottevi
quel che faccio, mo’ saluti, non son nata ieri
Resto solo con amici, però quelli veri
Conosci prima di parlare, niente te la credi
Oh sì! Mi richiami, ti blocco
Resto fedele sempre al c***o di blocco
Non mi supporti ma Bando ce l’hai in testa
Te e le tue amiche, non ammesse alla festa”

Anna ce l’ha ancora con qualcuno, qualcuno che in passato la ignorava e che non è più la zia di prima. Un finto amico, come vuole il rap di maniera. Forse è ancora quello che la pressa con i messaggi in Direct?

Quando leggo “Resto fedele sempre al c***o di blocco”, che è solo indotto a catena dal precedente “mi richiami, ti blocco”, per un attimo ripenso all’Anna “Sibilla della quarantena”. Ma poi ritorniamo nel bando, dove c’è una festa, un assembramento, e mi chiedo come ci siamo ritornati.

“Uno arrivo, due entro free
Tre b*tches che slaccian jeans”

In effetti ancora le b*tches mancavano. I clichés adesso ci sono tutti.

ANNA, BANDO: SCRUTINIO FINALE

Riassumendo, Anna ce l’ha fatta, ha fatto i soldi; gli altri no e quelli che non sono suoi amici veri adesso “s’attaccano”. È l’unica costante che mi sembra di riscontrare in questo “testo”.

Qual è la relazione tra il bando, il dissing alla rapper, lo stalker di Instagram, le b*tches? Con ogni evidenza nessuna, e questo Anna lo sa. Gioca sul nostro bisogno di ipnosi e ci riesce. Chi come me cerca un senso perde, perché non è un senso che questa musica vuole avere.

Resta solo da chiedersi se ciò possa dirsi Musica, se quest’ultima parola, che da sempre ha cantato il nostro bisogno di un senso, possa applicarsi anche a questi virus che si agganciano al nostro bisogno di vuoto.

Lascio a voi la risposta, mentre io preferisco immaginare Anna sul Booster a distribuire la spesa, purché lei abbia un senso e io non mi senta troppo vecchio e reazionario. E se la canto, spero solo che (mi) passi presto.