28 Aprile 2017
di Officina del talento
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28 Aprile 2017

RECENSIONE:
MAGELLANO – FRANCESCO GABBANI

"Magellano" di Francesco Gabbani è sicuramente uno degli album più attesi del 2017. Ecco quindi la nostra recensione di questo terzo album

francesco gabbani
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Ascoltare l’album più atteso dell’anno non è facile. Il carico di aspettative è un fardello troppo grande da trascinarsi dietro tra una traccia e l’altra, bisogna liberare la mente e staccarsi dall’idea che questo Magellano sia il nuovo album di Francesco Gabbani.

Senza ipocrisie, è noto che tutta la discografia attendeva con curiosità il disco del vincitore del Festival di Sanremo, dopo il successo travolgente che lo ha consacrato nell’Olimpo dei grandi e reso l’artista italiano del 2017, alle prese con la prova del 9.

Un album che, nonostante le attese, non arriva sul mercato con una tracklist roboante. Solo otto brani inediti, tra i quali l’arcinota Occidentali’s karma e la notevole Foglie al gelo, già presente nella colonna sonora del lungometraggio Poveri ma ricchi, oltre alla cover Susanna, Susanna del brano del 1984 (a sua volta già cover) di Adriano Celentano, chiara figura di riferimento per Gabbani.

Magellano” cambierà la musica italiana? No, e non si pone l’obiettivo di farlo.
Magellano” cambierà la carriera di Gabbani? SI, la prima posizione in classifica è scontata.
Magellano” è il miglior album di Gabbani? Assolutamente sì.

Un titolo profetico, che riporta alla mente Ferdinando Magellano, l’esploratore portoghese che per primo tentò la circumnavigazione della Terra, e che purtroppo cadde nel 1521 nelle Filippine, lasciando incompiuto il grande progetto.

Il progetto, però, Gabbani lo ha portato a termine e i detrattori non potranno dormire sogni tranquilli perché il cantautore toscano dimostra in poche tracce di avere la stoffa per rimanere e non vivere per sempre sulle spalle della SIAE per una hit multiplatino.

Un disco sfacciatamente elettronico in cui i giochi di parole, i suoni (e i motivetti da stadio) si sprecano. L’energia non si perde mai per tutta la durata del “viaggio interiore in musica”, come lo definisce lo stesso Francesco. L’avventura fra le note dà modo all’ascoltatore di ragionare sull’esistenza, in un confronto perenne fra il passato che ci lasciamo alle spalle e ciò che siamo nel presente.

Magellano, che apre la terza fatica discografica dell’artista, è un brano tormentone immediato e ricco di influenze etniche in perfetta simbiosi con il pop da classifica (e le sigle dei cartoni animati made in Mediaset anni Novanta…). Gabbani dipinge gli anni passati a macinare palchi con “sudore, fiato e cuore” in attesa di “baciare a un tratto in bocca la felicità“, collegandosi idealmente alla terra del fuoco argentina esplorata dal già citato navigatore lusitano.

La canzone risuonerebbe senza difficoltà nelle radio italiane, e consigliamo fortemente all’artista e al team di estrarla come terzo singolo.

Perché il secondo, come annunciato, sarà invece la traccia numero 2: Tra le granite e le granate. Si percorre una strada musicale ben diversa rispetto all’exploit di Occidentali’s karma, ma l’aspetto caratterizzante del Gabbani cantautore, la capacità di sposare l’orecchiabilità e la fruibilità delle sonorità alla riflessione attenta nelle parole, si fa viva anche qui.

Un pianoforte cadenzato scandisce la disamina spietata sulle abitudini del viaggiatore medio nelle strofe – “turisti al campo di concentramento (…) mente sana e corpo fatiscente, antologia della vacanza intelligente” – mentre il ritornello ricalca gli stilemi dei brani scaldaspiagge con lo scanzonato nananana e la citazione letterale della stagione a cui il brano è diretto.

Superata Occidentali’s karma, sulla quale tanto si è detto e quindi soprassiedo, si arriva a A moment of silence, anche questa in italiano a dispetto del titolo.

La quarta hit del disco, che a questo punto fa venire sempre più voglia di scoprire il prosieguo. Ritmica serrata, richiami storici, filosofici e culturali come se piovesse. Potrebbe anche venire il dubbio che Gabbani marci un po’ troppo sulle bibliografie, e si ripeta in maniera boriosa, ma l’utilizzo delle fonti, e le mescolanze tra loro, sono talmente arguti da non poter apprezzare il risultato.

Martin Luther King, Copernico, Freud, Socrate, Ulisse, Marco Polo, il D-day, l’allunaggio, la scoperta dell’atomo, Atlantide, gli dei antichi e chi più ne ha più ne metta. L’umanità, i suoi abbagli, le sue scoperte, la centrifuga di avvenimenti che ci scombussola giorno per giorno, e il bisogno di chiudere gli occhi e spegnere il cervello, racchiusi in 3 minuti.

Il capitolo ballad viene riempito da soli due brani: La mia versione dei ricordi, la prima occasione del disco per fermarsi, respirare e lasciarsi cullare, e Foglie al gelo, forse il più toccante brano scritto da Gabbani. E non è forse un caso che il lato più romantico e sdolcinato del cantante sia così poco presente, perché è indubbio che la parte più estroversa e arguta della sua scrittura è ciò che gli ha permesso di spiccare nel mare magnum del cantautorato italiano.

Susanna, Susanna è la ciliegina sulla torta. L’arrangiamento della cover è coerente con il resto del disco, con l’elettronica dalle sfumature “galattiche” a farla da padrona. Il sapore anni ’80 dell’originale resta ma l’interpretazione di Gabbani, sfiziosa e ammiccante, dona la giusta contemporaneità al pezzo.

Poco prima della fine, la tracklist ci offre un altro brano energico e potente, Pachidermi e pappagalli. Un’altra macedonia di pensieri sull’umanità, e in particolare sulle abitudini di massa, che ci permette ancora una volta di battere il piede, far spuntare un sorriso, senza perdere di vista i messaggi non banali su cui soffermarsi.

A chiudere Spogliarmi, che nasconde al suo interno una ghost track/traccia fantasma, operazione musicale caduta in disuso e ripescata dall’artista. Dopo i tre minuti e mezzo del brano da titolo (e altri tre e mezzo di silenzio), al settimo minuto si può udire un trip di suoni e parole quasi sperimentale, sul tema dei social. Un gioco inaspettato di effetti che spiazza ma diverte.

Si dice che il terzo album sia la consacrazione dell’artista e anche in questo caso la leggenda non viene sconfessata. Magellano è la naturale evoluzione di Eternamente ora, disco che aveva buttato le buone basi per una carriera mainstream in cerca di conferme ora arrivate. Un futuro roseo per uno dei nuovi protagonisti della scena musicale nostrana.

BRANO MIGLIORE: Occidenatali’s karma
VOTO: 9/10
TRACKLIST

1. Magellano
2. Tra le granite e le granate
3. Occidentali’s karma
4. A Momento of silence
5. La Mia versione dei ricordi
6. Susanna, Susanna
7. Foglie al gelo
8. Pachidermi e pappagalli
9. Spogliarmi