11 Aprile 2019
di Interviste, Recensioni
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11 Aprile 2019

Achille Lauro 1969 – Recensione

Achille Lauro e mi scopro bipolare! E le mie due personalità fanno a pugni senza trovare accordo! Ecco la recensione di "1969"

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Approda al nuovo album, titolato 1969Achille Lauro e lo fa da outsider, da chi si è scrollato di dosso qualsiasi etichetta, da chi è diventato mina vagante in un panorama musicale dove ha deciso di fare quello che vuole, di non essere incastonato in uno stile prefissato ma di frequentarne quanti più possibili.

Il tutto era già ipotizzabile quando qualche mese fa aveva deciso di frequentare una Ragazza Di Periferia per dare una nuova luce in chiave rap a quel brano che nell’immaginario collettivo è probabilmente quello più rappresentativo della carriera di Anna Tatangelo, tanto distante musicalmente da lui, quanto però a suo agio nella riedizione. Quel brano è poi finito solo nel disco di lei, mentre Achille si è preso del tempo in cui è intercorso un Sanremo, anche questo sorprendente, prima di pubblicare 1969, l’album per l’appunto.

A Sanremo la sua Rolls Royce ha fatto ballare persino gli stipiti dell’Ariston, concludendo la corsa al nono posto, ma volando poi fino al n° 4 in classifica aggiudicandosi un disco d’oro che è già quasi platino. Ed anche in quel brano il romano ex ( a questo punto ) rapper, aveva mostrato ancora un’altra faccia artistica, andando a ripescare in un rock di matrice 70’s e riattualizzando, non senza polemiche che qui non ricalcheremo, il concetto di volere una Vita Spericolata che fu propria di Vasco, ma con degli sballi che messi al confronto con quelli di Achille oggi non scandalizzerebbero nemmeno un sacerdote ottantenne, visto come si rifanno ad una serie d’artisti dalla vita che nemmeno un ottovolante spaziale… e che per molti è finita presto.

1969 si compone di dieci tracce ed hanno quasi tutte un comune denominatore a livello di testi. Proprio come nella canzone del Festival si tratta per lo più di nomi, cose, oggetti, che spesso rappresentano da soli già un concetto ampio, tirati a caso in ballo, solo per rima o, come si diceva, per concetto, così come il non assolutamente rinunciato accento romanesco, che nel suo caso è talmente biascicato da rendere addirittura faticoso capire al primo ascolto cosa dice.

Quell’impeto ribelle comunque di Rolls Royce, così come quelle energie da memorabilia, sono riprese pure in Cadillac dove ci si spinge, in aggiunta, verso situazioni da musical, di quelli con i mantelli, trucchi pesanti e pantaloni a zampa d’elefante, mentre a livello di concetto, quello del “voglio” invece anima Je T’Aime, in cui partecipa anche Coez, dove tra elettronica ed un indovinato riff di chitarra, si parla di non fermarsi mai e ci si auspicano mete, viaggi, soldi, che lo riavvicinano al suo passato da rapper.

Già perché se a livello di suoni Lauro è volato altrove, per i testi i concetti sono pressoché gli stessi: fama, soldi, possesso, riscatto, anche se, e per fortuna, senza darsi arie da gangster di quartiere, ma rimanendo sempre con un piglio sommariamente positivo.

Ad esempio nella title track si parla di un riscatto, di una rivincita, ma da usare come regalo per la madre: riprenderle la casa che avevano perso, portarla nella boutique a comprare capi preziosi, pagarle la cena, perché al fine la mamma è sempre la mamma… pure se la chiami: “A’ mà”. Incedere anni 80 in Sexy Ugly, piacevole come insieme, inutile come testo, tale è elenco di nomi, cose, concetti, non collegati tra loro, mentre bella linea melodica di Zucchero che però ha nello special un momento del testo particolarmente riuscito che riscatta il resto dove si fanno tutte rime con la parola angelo, tirandoci dentro pure Nino D’Angelo e Castel Sant’ Angelo, ma facendo rimanere male Gianfranco… sempre D’Angelo.

Roma, con Simon P, è un omaggio noir alla sua città, giusta per fare da sottofondo a pellicole di situazioni un po’ malate, nella città eterna girate. Emerge quindi, e non di poco, C’Est La Vie che è di una melodia toccante, da cantautore d’esperienza, che si permette il lusso di non esplodere, tanto arriva dritta così, precisa.

Nell’insieme 1969 è un disco godibilissimo per suoni, senso ritmico, , capacità di aver riportato sensi musicali e suoni di ieri nell’oggi senza farli sembrare avulsi. E’ un po’ fragile però dal punto di vista dei testi; lo devi ascoltare pensando alla lista della spesa, a quando ti han fissato l’appuntamento dal dentista, a se hai pagato il bollo dell’auto, a cosa puoi inventarti per non partecipare all’ennesima, inutile, riunione di condominio, sapendo che tra le scuse non potrai usare di dover ascoltare il disco di Achille Lauro, perché essendo brevissimo, ti aspetterebbero.

BRANI MIGLIORI: C’Est La Vie / Zucchero
VOTO: Sette alla piacevolezza generale / Quattro= ai testi


TRACKLIST

  1. Rolls Royce
  2. Ces’t la vie
  3. Cadillac
  4. Je t’aime feat. Coez
  5. Zucchero
  6. 1969
  7. Roma feat. Simon P.
  8. Sexy Ugly
  9. Delinquente
  10. Scusa

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