27 Marzo 2015
di Officina del talento
Condividi su:
27 Marzo 2015

Officina del Talento: ZERO ESTENSIONI NEURONALI

ØEN - Zero Estensioni Neuronali, protagonisti dell'Officina del Talento. Ascolta il singolo "La porta stretta", primo estratto dall'album ononimo della band

Condividi su:

Protagonisti questa settimana dell’Officina del Talento di All Music Italia gli ØEN – Zero Estensioni Neuronali. un ensemble che ha davvero molto da comunicare, in musica e non.

L’intervista a nostro parere fa capire molto di loro per cui una tantum salteremo la prassi biografica e lasciamo che sia Piero Ducros D’Andria a raccontarci chi sono gli ØEN – Zero Estensioni Neuronali, da questa settimana in rotazione sulla nostra emittente partner Radio Hinterland con La porta stretta!

Un caloroso benvenuto su All Music Italia agli Zero Estensioni Neuronali! Che nome impegnativo… perché lo avete scelto per presentarvi al pubblico?

ØEN – Zero Estensioni Neuronali è un progetto che nasce con l’esigenza di proporre musica fatta di citazioni, rielaborazioni e poi di “digestioni” che potessero dar vita a qualcos’altro. Qualcosa di nuovo nella continuità di un certo passato musicale con cui siamo cresciuti e da cui abbiamo attinto,sentendone disperatamente il vuoto in questi anni cosi poveri. Ironicamente il nome si riferisce proprio alla possibilità doverosa di “spegnere” il cervello e viaggiare nella “nostra” musica senza troppe preoccupazioni verso quello che facciamo, sembriamo o meno .

Il nome della band è solo un invito (personalissimo) a non preoccuparci troppo di “sembrare” noi stessi od altro, ma di diventarlo direttamente mentre lo facciamo con la musica. Prescindere dai generi senza preoccuparsene troppo. Sarà chi ascolta a doverci definire, non noi. Noi giochiamo con la musica grazie a quella fatta prima da altri. Nulla a che fare  dunque, con lo ZEN orientale, quanto semmai con un sorta di ideale encefalogramma piatto come predisposizione a qualcosa di più emotivo e meno razionale.

Quando e come nasce il vostro progetto?

L’attuale formazione (ce ne sono state altre in precedenza) appartiene a me che sono il factotum musicale ed il fondatore ed alla voce di Simone Patrizi che ne interpreta le parole, Mauro Dori invece ha collaborato al lavoro occupandosi della parte “tecnica” e tecnologica. E’ un progetto sempre aperto a nuovi musicisti. Un progetto aperto più che una band vera e propria.

No…non ci siamo conosciuti a Londra (come tanti dicono sui giornali), ma a Roma …tra locali e casualità , come persone normali.

Presentateci “La porta stretta”, il brano protagonista dell’Officina del Talento.

La porta stretta è il singolo con cui abbiamo aperto il sipario sul nostro disco. Risente di tante influenze ma con una forte impronta dance rock, come omaggio alle (secondo noi) tante cose interessanti prodotte da questo “mondo” che moltissimo ha condizionato il modo di fare musica nell’ultimo ventennio. Inoltre noi italiani storicamente siamo stati sempre molto bravi in questo genere. Volevamo toccare diversi stili e con La porta stretta siamo partiti da certa trance techno dance seppure “digerita” a modo nostro. Ne è stato realizzato anche un video clip del quale siamo davvero entusiasti.

“La porta stretta” è anche il nome del vostro primo album, disponibile dal 13 gennaio…

Un disco composto da 10 brani, composti, montati e rimontati attraverso gli anni e le esperienze che li hanno caratterizzati. Ci sono brani che vanno dal pop al rock ma che non vogliamo definire più di cosi. Non servirebbe, anzi toglierebbe curiosità e mistero, il vero elemento che in questi anni ha davvero neutralizzato la “forza” della musica.

Tutto è svelato, sezionato, analizzato, rifatto e dato in pasto ad un pubblico che non si aspetta più niente di particolare. Noi vorremmo soltanto che arrivassimo agli altri anche lentamente…ma per la musica che proponiamo, senza presunzione, senza urlare o partecipare a talent miserrimi ed illusori.

Il senso del titolo va inteso in senso squisitamente esistenziale: la vita è costituita da passaggi continui tra stati d’animo, esperienze, vissuti (spesso difficoltosi), strade sterrate e sentieri imprevisti, non calcolati né calcolabili.

Il motivo è il passaggio da una porta all’altra, da una “vita” ad un’altra, dalla inconsapevolezza totale ad una consapevolezza almeno parziale e comunque più evoluta. La “porta stretta  riflette quello che ovviamente abbiamo vissuto noi come prima come persone e come progetto poi. Se si accetta che ogni difficoltà rappresenta un’occasione evolutiva, allora bisogna “volerne” approfittare. Individuata la nostra porta stretta… la nostra difficoltà… dobbiamo “spingere” e “saltare” oltre la soglia del dolore o della paura. L’immagine della “porta stretta” è universale e l’abbiamo trovata di un appeal davvero straordinario. Forse non c’è nemmeno bisogno di spiegare altro: è un’immagine archetipa, che ci appartiene nel profondo a prescindere dalla lettura che uno voglia darne. Oltre la porta stretta c’è sempre un premio: l’aderenza a “nuovi” noi stessi per come scopriamo di essere.

Come mai lo definite “retrofuturista”?

Il “genere” è una pessima abitudine per “ingabbiare” o “definire” ciò che si fatica a lasciare libero. Non abbiamo mai scelto dischi da ascoltare per generi ma per bellezza. Alla fine forse il POP (inteso in senso largo e nobile) è solo una scusa, un pretesto, un bel calderone, una pentola abbastanza capiente per infilarci tutto dentro e nella quale stare più o meno “comodi”. Nella bollitura c’è spazio per tutto… l’importante è che sia con stile e sobrietà. Non è difficile staccarsi dalla scena “emergente” visto quello che gira.

Personalmente mi sento a mio agio con tutti i generi. Imbastardire tutto è la cosa più eccitante. La cosa a cui teniamo molto però è il concetto “Retrofuturista” (passaci il termine) che caratterizza i nostri brani. Partire da alcuni suoni e stili del passato per fonderli e reinventarli a modo nostro per arrivare a qualcosa che suoni moderno e contemporaneo . Per intenderci non siamo “Cantautori” ma eventualmente “Suonautori” (più verso l’Inghilterra che l’Italia).

Dall’album è stato estratto anche un secondo singolo, “Nell’eventualità”…

Sì e ne abbiamo realizzato un clip che accompagni il brano. E’ il brano con sonorità più “pop” e leggere dell’intero disco e rappresenta un momento di positività ed apertura verso la vita. L’eventualità è vista come occasione, l’unica possibile di accettare l’incertezza dei tempi che viviamo. E’ una reazione molto forte alle “impossibilità” quotidiane. Il clip ha già superato le 10.000 visualizzazioni, una cosa incredibile per noi, evidentemente abbiamo un gran bisogno di approccio “positivo” verso il poco che abbiamo attorno.

Quali sono le vostre fonti di ispirazione? C’è un artista o un gruppo, italiano o internazionale, a cui gli Zero Estensioni Neuronali potrebbero essere associati come stile?

Non dobbiamo essere noi a dirlo, ma chi ci ascolta. Abbiamo sentito talmente tante associazioni nei nostri confronti che sarebbe impossibile ripeterle. Ci piacciono troppe cose, davvero troppe. Posso dirti che però le nostre sonorità ripartono (e riprendono) il discorso musicale da almeno un 25ennio fa, quando qualcosa si è più o meno interrotto come raccordo tra le grandi masse e la grande musica di cui ci siamo cibati. Di più mi piacerebbe fossi tu ad individuare le fonti

Cosa c’è nel vostro futuro professionale?

Il futuro non ci interessa al momento. La strada è molto tortuosa e poco chiara. C’è molta più offerta che domanda, la musica ha perso molto potere a causa della sua industrializzazione da talent (e derivati…) e questo rende difficilissimo immaginare cosa ci sia nel futuro. Nel presente siamo sulla promozione di questo disco e sulla produzione di altri clip. Siamo dei cultori del clip come mezzo d’arte visiva. Siamo dei maniaci della materia e pensiamo possa essere un ottimo mezzo di promozione ma soprattutto di creatività. Poi le ambizioni non mancano… anzi…

Ricostruire una band per suonare live tutto il disco sarebbe meraviglioso ma suonare per una band appare davvero sempre più complicato. Intanto ci si muove in due per una riproposizione del brani in acustico (con loop vari) per mostrare ancora un’altra faccia di questo progetto.

Professionalmente le ambizioni non mancano ma è sempre meglio sostituirle con delle sane motivazioni. Nel 2007 Guido Elmi (produttore di Vasco Rossi) ci ha messo sotto contratto con la sua etichetta per poi chiuderla e salutare tutti…. Contestualmente ci ha contattato Mick Glossop (è la prima volta che lo diciamo pubblicamente) già produttore per mezza scena mondiale (tra cui Zappa, Van Morrison e Mike Oldfield) che si disse interessato alla nostra produzione attratto dal nostro lato più rock e psichedelico. Ci disse “Se vi serve un produttore io ci sono“. Girammo immediatamente ad Elmi la mail senza avere neanche una risposta…come molte altre volte successivamente.

Eravamo sotto contratto e comunque non avremmo potuto sostenere l’esborso economico per un’operazione del genere. L’ambizione dunque è lecita, ma quello che si concretizza è l’unica via possibile. L’unica ambizione sarebbe di poter avere o farsi un proprio pubblico portando la nostra musica in giro e vivere di questo invece di essere sempre considerati “Emergenti” anche in età senile. L’Italia è messa veramente malissimo. Non concede dignità se non al cantante o cantantucolo di “Successo”. Vedremo… 🙂

Piero Ducros D’Andria per ØEN Zero Estensioni Neuronali

www.facebook.com/zeroestensionineuronali
www.zeroestensionineuronali.com
info@zeroestensionineuronal.com