4 Settembre 2019
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4 Settembre 2019

Vasco Rossi dice no alla strumentalizzazione delle sue canzoni per fini politici

Un Senatore del Movimento 5 stelle nei giorni scorsi ha utilizzato una canzone di Vasco a corredo di un suo messaggio propagandistico. Ma il rocker non ci sta...

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C’é chi dice no e in questo caso si tratta proprio di Vasco Rossi. Il cantautore e rocker italiano si è infatti espresso in maniera netta a chi usa le sue canzoni strumentalizzandole per fini politici, come avvenuto nel caso del Senatore grillino Gianluigi Paragone.

Negli scorsi giorni il Senatore del Movimento 5 Stelle ha dichiarato in un video postato su Facebook:

Io non ci sto a questo partito ipocrita che è il Pd e io su Rousseau voterò no“.

Per rafforzare le proprie parole Gianluigi Paragone ha deciso di farsi aiutare dalla musica e dalle parole di uno degli artisti più amati in Italia, Vasco Rossi per l’appunto utilizzando la hit del 1987 C’é chi dice no.

La replica del Blasco non si è fatta attendere. L’artista ha postato infatti sulle sue pagine sociale le parole che trovate qui a seguire:

C’e’ chi dice no lo dico io: i politici devono mettere giù le mani dalle mie canzoni!  Che imparino a usare parole originali loro e a non strumentalizzare la musica!!

…c’è chi usa le mie canzoni per le sue campagne politiche e di opinione… voglio sia chiaro che io non autorizzo nessuno a farlo e per quello che mi è possibile cerco di impedirlo..!

Tanto meno si può pensare che io sia d‘accordo con le opinioni di chi usa le mia musica per chiarire le sue idee confuse !!

Come dare torto del resto a Vasco Rossi… c’è chi dice che le canzoni, una volta pubblicate, diventano di tutti. Ed è vero, ma per “tutti” si intende la gente, chi le canta, chi le rivive e le accosta alle proprie esperienze di vita.

Ci sono stati anni in cui i cantautori hanno composto canzoni strettamente legate alla politica, a volte dichiaratamente schierate, ma non è questo il caso di Vasco artista che, nella sua lunga carriera, si è ben guardato dal farlo tenendosi lontano da qualsiasi accostamento politico.

Vasco Rossi e la sua musica del resto rappresentano un patrimonio musicale e culturale del popolo. Una musica fatta di emozioni, riflessioni e, ovviamente, di ribellione. Una musica senza bandiere.

Forse non esistono leggi specifiche sull’utilizzo della musica in tal senso, ma esiste il diritto d’autore. Del resto se un comune cittadino strumentalizza in qualche modo, magari per promuovere la propria attività, una canzone, può incorrere in sanzioni.

Anche alla luce di questo chi si appropria indebitamente di una musica per fare propaganda dovrebbe poter essere fermato e, possibilmente, sanzionato in quanto questo tipo di utilizzo, se non consentito dall’autore ( in questo caso Vasco Rossi per l’appunto), ne snatura il senso stesso.

Ma del resto non è la prima volta, né sarà purtroppo l’ultima, che i politici cercando di aumentare il proprio appeal sul popolo utilizzando senza consenso canzoni o parole degli artisti tra i più amati.

Qualcosa di simile, per esempio, è successo qualche mese fa quando le parole postate su Twitter da Laura Pausini sulla vicenda di Bibiano sono state riprese e usate per creare immagini propagandistiche dallo staff di alcuni politici lasciando intendere che la Pausini, altra artista che si è sempre tenuta fuori dalle faide politiche, stesse appoggiando il loro pensiero.