28 Aprile 2020
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28 Aprile 2020

PIERDAVIDE CARONE RACCONTA L’ALBUM “UNA CANZONE POP” DIECI ANNI DOPO. CAPITOLO 3 (VIDEO LIVE)

Si conclude il racconto degli esordi del cantautore scritto per noi dal cantautore stesso.

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Pierdavide Carone Una canzone pop. Terzo ed ultimo appuntamento (qui trovate il primo e qui il secondo) con Dieci anni pop, il racconto in cui, in esclusiva per noi, il cantautore racconta a dieci anni dall’uscita, il suo primo album, Una canzone pop (che trovare risuonato interamente qui sulla nostra pagina YouTube), ma non solo…

Un viaggio inedito che è partito dai provini per entrare ad Amici di Maria De Filippi e si conclude oggi con la vita discografica dell’album certificato con il doppio disco di platino.

Parola a Pierdavide Carone.

DIECI ANNI POP 
Capitolo 3

Mi piace… ma non troppo: dal talent alla discografia

Ora arriva l’ultimo capitolo del racconto di questo per me importantissimo disco, che se questo fosse un libro s’intitolerebbe “Non tutte le ciambelle riescono col buco”.

Infatti, finora ho parlato di tutto ciò che è stato glorioso dentro il mio percorso dentro Amici, che è andato di pari passo col percorso di questo album, tuttavia ci sono stati anche degli errori di valutazione, che non hanno impattato tanto su questo disco quanto su ciò che sarà il proseguo della mia carriera fuori da Amici e da Una canzone pop.

Partirei con Il ballo dell’estate: non un grande pezzo, mi rendo conto, però credo che sull’onda del successo ottenuto sarebbe stato un buon secondo singolo dopo Di notte, visto che ci apprestavamo all’estate, tra le altre cose.

Ed era ciò che credeva anche l’allora presidente dei miei ex-discografici, che però all’epoca della decisione sul benedetto secondo singolo era già stato rimpiazzato.

E così, mi dissero che Il ballo dell’estate non sarebbe stato un singolo perché me l’ero già bruciato dentro Amici; non è del tutto sballato, in effetti l’avevo cantata una prima volta a uno dei pomeridiani che si facevano i sabati prima del serale (che all’epoca andava in onda di domenica), dove la mia performance si era trasformata in un tutti dentro, pubblico compreso, non osteggiato ma anzi, incoraggiato, da Maria, e poi l’avevo fatta, se non ricordo male, un altro paio di volte al serale, per cui mi sembrò ragionevole non scegliere una canzone che avevo già cantato ad Amici.

Per cui si optò per Mi piaci ma non troppo… che avevo già cantato ad Amici.

Se questo fosse uno scritto con supporto di emoji, ci starebbe benissimo quella col faccino che si mette una mano a “L” sul mento un po’ perplesso, immagino abbiate capito di quale sto parlando.

Almeno posso consolarmi dicendo che è stato fatto un bel vid… no, è brutto pure il video, così come quello di Di notte, se avessi 1€ per tutte le volte che mi sono sentito un perfetto idiota per aver accettato di usare il video della mia più bella canzone per fare la réclame per degli orologi revival degli anni ’80 (che se becco quella del marketing che mi disse di indossarne due perché quegli orologi si indossavano a coppia, avessi mai visto una persona nell’intero globo indossarne due alla volta) e, udite udite, di mutande di un ex tennista svedese che a causa della sua dissolutezza si dovette reinventare marchio di mutande per rimettere a posto le finanze, a quest’ora sarei ricco… quanto l’ex tennista svedese dopo aver venduto le sue mutande, anche grazie all’ingenuo sottoscritto.

I luoghi (senza laghi) in cui sono stati girati questi due capolavori dell’arte visiva sono l’emblema di quanto al filo logico perfettamente seguito nel periodo in cui ero dentro Amici sia seguita la follia totale del periodo passato coi miei ex-discografici.

Di notte, che parla evidentemente dei sensi di colpa derivati dalla fine di un amore consumatasi a distanza, mostra una coppia perfettamente assortita e che ignara dei problemi della canzone se la spassa all’Idroscalo di Milano, mentre Mi piaci ma non troppo, che parla del mio desiderio di scappare dalla mia soffocante fidanzata scappando a Milano, fu girato sul lungofiume di Verona.

Meno male che non ci fossero canzoni all’interno dell’album che parlavano di Verona, tremo al sol pensiero di immaginare dove sarei finito.

Comunque, per tornare all’incoerenza motivazionale legata alla scelta del secondo singolo, c’erano due canzoni che non avevo mai cantato ad Amici e che erano all’interno di questo album: una è Ciò che non sai, ascoltarla contiene già in sé la risposta sul perché non fu presa in considerazione da nessuno mai come singolo, e potrebbe contenere in sé anche la domanda sul perché io l’abbia presa in considerazione come canzone da mettere nell’album, però avrete già capito che a me piace mortificare il mio talento prendendo (o facendo prendere da terzi per me) scelte del cazzo, e se ancora non siete convinti di ciò che sto dicendo, ci rivediamo a quando vi parlerò di Dammela la mano o Distrattamente fan per il mio inglorioso secondo album; l’altra è Guarda caso, che appartiene al filone delle numerose scialuppe di salvataggio sotto forma di consigli che Maria per due anni mi butterà fino a gettare la spugna, in maniera discreta e silenziosa.

Guarda caso è un pezzo meraviglioso, e lei lo sapeva, e più volte me lo segnalò come possibile secondo singolo, però io nella mia inesperienza lo valutai troppo lento per essere un singolo estivo, e che mi sarebbe piaciuto come terzo singolo.

Che tenerezza, pensare che i miei ex-discografici mi avrebbero pubblicato un terzo singolo (dov’è l’emoji con i due cuori al posto delle pupille quando serve?). E i miei ex-discografici perché non lo considerarono come possibile secondo singolo? Anche loro perché volevano un pezzo più adatto all’estate.

Quindi, ricapitoliamo, i miei ex-discografici volevano un pezzo ESTIVO (Il ballo dell’ESTATE?) che non fosse mai stato fatto ad Amici (Guarda caso?) e perciò scelsero un pezzo che non era estivo e che avevo già fatto ad Amici (Mi piaci ma non troppo) acconsentendo a girare il video di una canzone che parla di Milano a Verona.

Emoji con faccia sorridente con pollice alzato, grazie.

Clicca su continua per la conclusione del racconto su Una canzone pop di Pierdavide Carone.