16 Novembre 2022
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16 Novembre 2022

Nek, emozionante monologo a Le Iene: al centro il coraggio, il cambiamento e il ricordo dell’amato padre scomparso

Il cantante emiliano si è raccontato a cuore aperto nella trasmissione di Italia 1

Nek Le Iene
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Anche per questa edizione 2022, Le Iene hanno deciso di dare la possibilità ad alcuni personaggi molto in vista del mondo della musica (e della cultura in generale) italiana di esibirsi nel corso di speciali monologhi, occasioni importanti per avere per qualche minuto un palco a disposizione per lanciare messaggi importanti. L’ultimo ospite de Le Iene in ordine di tempo è stato Nek, che durante la puntata trasmessa da Italia 1 il 15 novembre ha regalato al pubblico parole particolarmente emozionanti.

Nel suo monologo il cantautore ha parlato nello specifico di coraggio, di cambiamento, di opportunità, rivolgendo anche un pensiero a suo padre scomparso.

Le parole di Nek sono partite da lontano, nel 1993, l’anno in cui arrivò al Festival di Sanremo con In te, una canzone accusata ai tempi di essere contro l’aborto. Nonostante le aspre critiche, Nek riuscì a tenere i nervi saldi, dimostrando anche ai suoi detrattori che ce l’avrebbe potuta fare e che non sarebbe sparito nel dimenticatoio.

Le accuse a Sanremo non sono state gli unici dolori di cui il cantante ha raccontato nel suo monologo. Una parte del discorso è stata legata anche al papà del cantante, al quale era ovviamente molto legato e che è morto nel 2019. Impossibile, inoltre, non citare quel brutto incidente domestico avuto un paio di anni fa, quando la sega circolare che stava utilizzando in giardino gli scappò di mano e rischiò seriamente di tranciargli l’arto. Un incidente pericolosissimo, che avrebbe potenzialmente rischiato di far perdere a Nek la capacità di suonare.

Qui sotto le sue parole.

Il testo del monologo di Nek a Le Iene

Nel 1993 ho esordito a Sanremo con “In Te”. Quella canzone fu accusata di essere contro l’aborto, e venne massacrata ancor prima che la cantassi. Salii sul palco ma la voce non usciva. Pippo Baudo mi gridava: ‘Devi usare il diaframma’. Volevo scomparire. Quella sera, per la prima volta, ho scoperto un coraggio che non credevo di avere, e che mi avrebbe accompagnato nella carriera e nella vita. Anziché farmi distruggere dalle critiche feroci, ho smentito chi sperava che fossi solo una meteora.

Anni dopo, quando è morto mio padre, il dolore mi ha messo di fronte a una grande verità: non sarei mai più stato la stessa persona. E anche in quella occasione mi ha aiutato il coraggio, ma un coraggio diverso: quello della debolezza. Il coraggio di accettare il cambiamento. Ho trasformato la sua assenza in presenza, e ogni giorno mio padre lo ritrovo nelle piante del suo giardino, nel profumo del suo bosco, nel Lambrusco che bevo con gli amici.

È successo anche due anni fa, quando con la sega circolare mi sono squarciato la mano. La mano per un musicista è tutto: cosa sarei stato io senza la musica? Dopo lo sconforto iniziale ho raccolto il coraggio rimasto: ho accettato che, forse, ci sarebbe stato un nuovo Filippo, diverso. Ho avuto fiducia che nel buio si potesse accendere una luce. Ed è andata bene, perché questa sera, tra poco, canterò per voi. Non è facile, ma se impariamo ad accettarle, anche le cose brutte possano trasformarsi in un’opportunità di riscatto.

È una lezione che dovevo capire tanti anni fa: dal dolore per un addio è nata ‘Laura non c’è’. E da quel dolore, in cui tanti innamorati si sono riconosciuti, tanti, è nato il legame che mi unisce a tutti voi.

Il video del monologo è disponibile anche in forma integrale sul profilo ufficiale dell’artista.