19 Luglio 2020
di Direttore Editoriale
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19 Luglio 2020

Sanremo 2021: Enzo Mazza della FIMI e Dario Giovannini di Carosello… due punti di vista opposti sul voto della sala stampa

Va cambiato un metodo di voto che sembra funzionare? O servirebbe solo qualche piccolo aggiustamento? Ecco la nostra opinione

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Mancano ancora otto mesi al Festival di Sanremo 2021 ma già iniziano le prime discussioni sulla kermesse. Per la precisione in questo caso sulle giurie e sulla sala stampa.

Attualmente, e da diversi anni, sono tre gli organi giudicanti del Festival: Sala stampa, Televoto e giuria demoscopica.

Ma qualcuno vorrebbe cambiare le cose, o meglio modificarle, nel caso specifico Enzo Mazza Ceo di FIMI.

Sanremo 2021 – L’opinione di Enzo Mazza e Dario Giovannini

In un’intervista rilasciata ad Andrea Laffranchi de Il Corriere della sera, e in seguito interpellato da Il Fatto quotidiano, Mazza ha dichiarato:

…la giuria stampa è nata come giuria tecnica. Altrimenti vale tutto. Che differenza ci sarebbe tra una demoscopica o televoto, da una sala stampa fatta di centinaia di inviati che scrivono, ad esempio, di televisione o di costume? Alla Rai fanno comodo perché scrivono del Festival. Ma se guardiamo alla realtà noi vorremmo che si votasse la musica grazie ad una competenza”.

La proposta di Mazza è quindi quella di rendere il voto più “tecnico” togliendo dandolo in mano solo ai giornalisti con regolare tesserino che si occupano costantemente di musica.

E in effetti il ragionamento di Enzo Mazza non fa una piega. Attualmente infatti a votare sono giornalisti che si occupano non solo di musica, ma anche di televisione, gossip e cultura generale.

Il problema sta proprio qui ma, a nostro avviso, andrebbe formulato in una maniera diversa.

Oggi più che mai non è il tesserino da giornalista che fa la differenza, ma la credibilità conquistata sul campo da chi scrive di musica, il rispetto da parte di artisti, uffici stampa, discografiche e lettori.

Ci sono diversi siti musicali e blog (All Music Italia compreso. Ricordiamo infatti che annoveriamo anche giornalisti nella nostra redazione, ma non solo, e che per nostra scelta abbiamo deciso di non diventare una testata giornalistica) che ogni giorno si occupano di musica, anche facendo scouting e mettendo in risalto artisti emergenti.

Nel nostro caso specifico per esempio come dimenticare la nostra inchiesta su Area Sanremo che ha portato ad un cambio radicale all’insegna della trasparenza nella manifestazione, o al fatto che da anni segnaliamo alla Rai artisti delle Nuove proposte che non presentano brani inediti e che di conseguenza, grazie al nostro aiuto, vengono giustamente squalificati.

Questo è il punto… una selezione più accurata della sala stampa, almeno quella principale, quella dell’Ariston, che tenga conto di chi gode di rispetto, credibilità e di numeri concreti e non solo di un tesserino… che poi anche il tesserino si è visto quello che è successo con il volo (qui per chi avesse dimenticato).

Un parere che rispecchia quello di Dario Giovannini, a capo della Carosello Records, l’etichetta che lo scorso anno ha trionfato al Festival con Diodato, e vice-presidente di PMI che fa notare come proprio la sala stampa sia stata determinante nell’arginare, tra l’altro, il fenomeno talent show e nel premiare artisti come Mahmood o lo stesso Diodato.

Ecco cosa ha dichiarato interpellato da Il Fatto quotidiano:

Credo che il peso del voto della sala stampa sia stato fondamentale in questi anni, riuscendo a valorizzare progetti ed artisti che fino a qualche anno fa erano ‘schiacciati’ dal dominio del televoto.

L’attenzione, la conoscenza, la qualità della sala stampa per noi resta una garanzia fondamentale in un meccanismo di voto che altrimenti resterebbe in mano solo al televoto, trasformando Sanremo in un talent show e non nel Festival della musica italiana.

Non va dimenticata l’importanza anche di siti e blog più piccoli che hanno capacità ed impatto nella percezione musicale. Selezione all’origine? Parliamone, ma quali sono i criteri di scelta? Di quante unità parliamo? Se limitano la stampa vincerebbero sempre i talent. Non vincerebbe mai un Diodato. Gli indipendenti portano quasi sempre progetti di lungo respiro, i grandi discografici ormai lavorano one shot”.

Insomma, piccoli cambiamenti possono anche avvenire ma, come ricordato da molti, l’attuale sistema di voto sembra funzionare.

Quali cambiamenti apportare?

Se proprio vogliamo fare alcune riflessioni in merito perché non eliminare la giuria demoscopica ovvero i fruitori di musica. Una scelta che forse aveva senso negli anni dei cd ma che lo perde nell’epoca dello streaming.

Chi sono oggi i fruitori di musica. Chi sono e come vengono scelti i componenti della giuria demoscopica? Nemmeno lo stesso Amadeus, lo scorso anno, era riuscito in sala stampa a dare una risposta precisa a questi quesiti. Il che la dice lunga…

Se poi vogliamo dirla tutta, sarebbe anche opportuno separare i luoghi da cui “la stampa” e gli uffici stampa / discografici, guardano il Festival.

Assistere alla corsa degli uffici stampa e alle lunghe chiaccherate con giornalisti e blogger per spingere il proprio progetto musicale è una situazione che potrebbe essere evitate, se non fuori, almeno dentro la sala stampa.