13 Marzo 2024
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13 Marzo 2024

Bugo, libertà senza compromessi, così nasce il suo nuovo album “Per Fortuna che ci sono io”

Si potrebbe chiamare egoismo creativo quello che Bugo racconta a cuore aperto ma in realtà è libertà di pensiero

Bugo
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Per fortuna che ci sono io” è il nuovo lavoro di Bugo, disponibile dal 15 marzo in fisico e digitale.

L’album è un manifesto ben chiaro: un grido di libertà. Attraverso testi appassionati e musiche graffianti ed energiche, Bugo nelle 12 tracce che ci regala, di cui 4 erano già uscite come singoli, esplora il suo mondo senza freni né barriere, mostrando la sua autenticità senza compromessi, correndo anche il rischio di dare fastidio, come sottolinea nell’intervista che gli abbiamo fatto.

Intervista a Bugo

Partiamo dalla canzone che dà il titolo all’album “Per fortuna che ci sono io”: in questo brano tu racconti chi sei, che cosa ti succede, cosa provi, cosa senti. Come stai? Come ti senti?

Non mi sento ancora completamente libero mentalmente. Sono stanco anche se non so bene perché. Vorrei stare un po’ meglio ma per fortuna c’è la musica e la mia famiglia. Nel complesso, sto bene.

Cosa provi per l’uscita di questo album?

Beh, sono felice di averlo fatto, di parlarne: è un modo per star meglio, è terapeutico. Per fortuna c’è la musica che mi dà l’energia per andare avanti anche se è dentro di te che devi trovare questa energia per poterti esprimere al meglio, guardare negli occhi, parlare con serenità.

“Non lo so!”, che è un manifesto decisamente punk, è un brano che destruttura un po’ il concetto di canzone per come è concepita. Tu urli “Non lo so, ma però”: cosa non sai?

Non so niente e non voglio sapere niente, voglio rimanere un po’ ignorante dal punto di vista artistico. Forse voglio rimanere un po’ bambino e mantenere quella spontaneità per cui non so dirti come è nata quella canzone, non viene da un ragionamento mentale, è sempre istintivo, è sempre dettato dalle emozioni. Quindi per me urlare decine di volte “non lo so” in quella canzone significa forse manifestare il fatto che sono un po’ stufo di tutta questa razionalità che a volte trovo anche un po’ retorica.

“Non lo so!” è forse anche un modo per dirti “ascolta la musica, è lei che ti sta parlando” Quando mi chiedono cosa vogliono dire le mie canzoni, io ti posso spiegare le mie sensazioni, ma non so dire che cosa vogliono dire. C’è un messaggio? Ognuno raccoglie il suo messaggio…

A 50 anni, hai raggiunto le tue consapevolezze?

Dal punto di vista privato sì, sono sposato da 13 anni e conosco mia moglie da 20. Sono un padre responsabile: nella mia vita privata sono Cristian. Qua divento Bugo. Non fingo, sia chiaro, però qua divento Bugo e quando si tratta di musica non voglio essere consapevole.

Certo, sono consapevole di avere fatto un disco, sono consapevole di aver dato qualcosa, però musicalmente sono inconsapevole. O meglio, sono consapevole della mia inconsapevolezza musicale.

Nell’album ci sono ben due tracce strumentali, che sono molto rock and roll. Hai dichiarato che il rock and roll è la musica più vera che possa esistere. Perché?

È la più onesta perché non è ruffiana, nasce da artisti come Chuck Berry che era uno a cui non interessava niente delle classifiche. Lui cantava “Roll over Beethoven”, andiamo oltre Beethoven, questo è rock’n’roll! È un genere irriverente, sincero, onesto, provocatorio. Questa è la musica che ho sempre ascoltato.

Mio padre un giorno mi portò un vinile di Jimi Hendrix e io da quel giorno ho capito che “rock’n’roll” è un modo per poter vivere la mia vita come voglio io. E finora ci sono riuscito. È il mio lavoro. Se non è il massimo della libertà, questo!

Nella canzone “Bilancio di coppia”, canti, “sono gli sbagli a fare la differenza”. Mi spieghi questo concetto?

Nella vita sono gli sbagli a fare la differenza, perché tu puoi fare bene per cento volte, se una volta sbagli, si ricordano solo quello. La vita è così. Ed è in quel momento che cresci, che impari, anche se è un momento spietato. Quella frustrazione va fotografata in quel momento preciso, che piaccia o no, senza compromessi. E mi piace farlo attraverso il mio lavoro. Mi fa stare bene, mi risolve un sacco di cose.

Potremmo dire che la musica è la tua zona di comfort?

Non so dire se sia in una zona di comfort ma fin quando avrò voglia, sarà il mio modo mentale per comunicare con il mondo. Quando lavoro ad un disco c’è un misto di emozione vera, perché io lo so che è vera -e sta poi in chi l’ascolta di vedere se ci si chi si ritrova o no- ma poi per me la musica è lavoro, non solo passione, soprattutto lavoro. E quindi quando sono in studio e faccio un disco, lì voglio dare il massimo della mia professionalità, altrimenti non sarei qua dopo 25 anni di carriera.

“Carciofi” è una canzone pazzesca: c’è un riff di chitarra che si mescola a ritmi incalzanti e crea un sound energico. Ogni strumento enfatizza il ritmo e rende questo brano veramente potente! Tu l’hai definita meravigliosamente stupida: ma lo sai che non lo è affatto?

Ecco, vedi!  La canzone diventa tua e va bene così. Quello che dico io conta poco.

Tu cosa vuoi dire col testo di questa canzone?

Niente. Cosa vuol dire Obladi Oblada? Non vuol dire niente Obladi Oblada nel pezzo dei Beatles, eppure è bello. È un momento di gioco dentro l’album. A me piace molto divertirmi. Poi mi piace anche l’idea di dare la percezione di essere uno stupido, però io so che non lo sono. E quindi gioco con il mio pubblico.

E a te cosa dice questo brano?

Che posso fare tutto quello che voglio! È una grande libertà potermi permettere il fatto che ti dico che seriamente faccio tutto quello che voglio, cioè sono serio anche quando faccio un pezzo così!

Sei molto onesto perché quello che tu mi stai trasmettendo è che non scendi a compromessi

No, no, sono radicale: se ti piace bene, se no non lavoriamo insieme. Non ci riesco, sarei disonesto con te. Mi accontenterei, ma io non voglio. A qualcuno potrà dare fastidio. Non mi interessa, vuol dire che non dobbiamo lavorare insieme. Però stai certo che se lavoriamo insieme, da me hai il 200%. Se io noto che tu non mi restituisci lo stesso, lasciamo stare. Ma guarda che io non lo faccio per il bene mio, lo faccio per il bene del progetto.

Da quello che mi stai raccontando, quando tu crei, lo fai con egoismo, per te stesso e non con altruismo…

Sono profondamente egoista, ed è giusto che sia così. Se piaccio o no alla gente, a me non interessa. Quello che faccio deve piacere a me. Poi magari ad alcuni miei fan piace un disco e non un altro ma io non scendo a compromessi né con gli altri né con me. Questa cosa non è accomodante e può anche dare anche fastidio, però per me è così che va la vita.