2 Luglio 2020
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2 Luglio 2020

Anansi racconta i trentenni di oggi in “Volevo Fare l’Astronauta: Parte 1”

E' uscito dopo anni di silenzio il nuovo Ep di Anansi Volevo Fare l’Astronauta: Parte 1, che arriva a 6 anni da "Inshallah"

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E’ uscito il nuovo progetto discografico di Anansi Volevo Fare l’Astronauta: Parte 1, 4 brani inediti interpretati e prodotti dal poliedrico artista.

Dopo le collaborazioni di questi anni con Coez, Ghemon, Frah Quintale, Frankie Hi-NRG e Roy Paci, Anansi torna tra it-pop e sonorità pop-soul. Un racconto sui trentenni di oggi, la vita nelle città metropolitane, le difficoltà e le soddisfazioni della vita quotidiana e l’amore universale.

Sono passati alcuni anni dalla partecipazione a Sanremo con Il Sole Dentro datata 2011. Volevo Fare l’Astronauta: Parte 1 segna il ritorno dell’artista dopo un periodo di silenzio discografico in cui ha lavorato come docente di conversazione inglese, insegnante di lettere, ricercatore e linguista.

L’ultimo album Inshallah, infatti, è uscito nel 2014 (ne abbiamo parlato Qui e Qui).

ANANSI VOLEVO FARE L’ASTRONAUTA: PARTE 1

Il percorso musicale si snoda in 4 brani inediti, in cui l’artista si lascia ispirare anche da suoni internazionali.

Ad aprire l’EP è Mamma e Anna, canzone scritta di getto in un pomeriggio estivo, liberamente ispirata a Mama’s Got a Girlfriend Now di Ben Harper.

Racconta il carattere universale dell’amore, a prescindere dalle etichette e dal genere, più forte di qualsiasi chiacchiericcio e frase fatta, perché l’amore visto con gli occhi di un bambino non può che essere limpido e libero da qualsiasi preconcetto:

“Ora mamma c’ha una compagna che la rispetta, una donna che la cura e l’ama più di papà”.

La Gente rappresenta una libera riflessione sulla nostra generazione, da sempre stretta in un perenne limbo dalla costante sensazione di incompiutezza e, molto spesso, mancanza di coerenza:

“Vorremmo champagne ma beviamo birrette, amiamo l’umanità ma odiamo la gente”.

Country Boy è stata scritta a Milano dopo una notte particolare e parla della diversità di approccio, realtà, vita, priorità e prospettive della gente di città e di quella di provincia. Si tratta di una riflessione su come la semplicità possa essere la risorsa più importante nella vita di tutti i giorni.

“In città c’è un gran casino per la strada, ma la gente non si parla né si guarda, in città non puoi sentire la rugiada, fra i palazzi, i muri e la sopraelevata”.

Tutto ok è stata scritta e composta subito dopo l’acquisto un ukulele. E’ un sincero racconto malinconico, ma anche spensierato, della vita quotidiana di tutti noi:

“Il mondo mi appartiene, ma mi perdo in casa mia, va tutto bene, per me va tutto ok”.