13 Maggio 2022
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13 Maggio 2022

Intervista ai Toolbar, freschi del lancio di “Borghese”: “Siamo autoironici, propositivi e stachanovisti”

Nel nuovo singolo il racconto di una more impossibile tra un giovane boscaiolo e una figlia di papà.

Toolbar
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Nelle scorse settimane i Toolbar hanno rilasciato con Ada Music Italy il singolo Borghese, una riflessione ironica sui gradini della scala sociale sullo sfondo di un amore impossibile tra un giovane boscaiolo e una figlia di papà. Per l’occasione abbia realizzato un’intervista con la band.

Andiamo però a conoscere meglio la band…

I Toolbar sono Andrea Zoppirolli (voce, frontman), Edoardo Omezzolli (chitarra, tastiera, cori), Niccolò Silvi (chitarra, cori), Tommaso Straffelini (basso, cori) e Sebastiano Omezzolli (batteria, cori).

Il progetto dei Toolbar nasce nel 2017. Nella visione artistica della band, le sfide sociali e i sentimenti personali, sono tradotti in testi autoironici e in soluzioni compositive pregne di contaminazioni. Il loro approccio musicale è sicuramente ricco di spunti creativi, che spaziano tra R&B, Hip-Hop e New Wave.

Inizialmente cantano in inglese ma, nel 2020 con il singolo Come uno showman, decidono di realizzare la propria musica in italiano. Tra il 2020 e il 2021 pubblicano i brani Film, Geografia, Aquila reale, Sedia e Chillo.

Il nuovo singolo, Borghese, è una canzone pop, che con il suo riff energico, racconta l’amore impossibile tra un giovane boscaiolo e una figlia di papà. Andiamo a conoscere meglio il progetto parlandone con il frontman, Andrea Zoppirolli.

Intervista ai Toolbar

Ciao Andrea, benvenuto su All Music Italia. È la prima volta che ti incontriamo quindi direi di iniziare raccontandoci come nasce il progetto dei Toolbar.

Nasce dalla passione per la musica, dalla necessità di esprimere delle emozioni incontenibili e dalla voglia di mettersi alla prova. Dal 2017 ad oggi, personalmente, ho accresciuto la consapevolezza di me stesso tramite la scrittura e la relazione stretta con altri artisti che condividono il mio stesso obbiettivo. Il progetto celebra l’amore per la performance live e punta sulla libertà artistica di incidere dei brani eclettici e pieni di influenze.

Nei vostri brani si evince una scrittura sarcastica, a volte pungente, ma allo stesso tempo anche riflessiva sulla società di oggi. Se vi chiedessi di definirvi con tre aggettivi, che descrivano la vostra visione del mondo, quali useresti?

Autoironici, propositivi, stachanovisti

Avete iniziato scrivendo in inglese, poi nel 2020 c’è stata la svolta in italiano. A cosa dobbiamo questo cambiamento?

Mi ha convinto mio padre, dicendomi che in inglese non si capiva nulla.
Da quando mi sono sciolto nella scrittura mi sento più libero di farmi domande precise riguardo a come sto oppure a come percepisco la realtà. Le possibilità liriche dell’italiano mi permettono di elaborate testi più affini al mio modo di essere.

“Borghese” è il vostro nuovo singolo e mi ha colpito molto la storia che racconta di questo amore impossibile, in cui le differenze sociali sono la causa del rapporto complicato tra i due. E il brano è autobiografico, ce ne vuoi parlare?

Penso che in Borghese io parli chiaro. La borghese vuole come tutti essere amata, ma ha questo blocco interiore che la tiene su un piedistallo di vetro. Non credo che ne valga la pena di insistere molto per farla scendere, alla fine cerco di preservare il mio cuore dai sentimenti non corrisposti.
Ho scritto e diretto il video ufficiale del brano assieme al regista torinese classe 2002 Marco Mannini, a breve sarà disponibile sul nostro canale YouTube.

Nella vostra musica è molto presente anche un rapporto profondo con la natura e l’ambiente. Ci puoi dire qualcosa in più?

Di sicuro è un argomento che ci tocca personalmente, tuttavia non siamo intenzionati ad esprimere massime morali o sentenziare sull’atteggiamento delle persone, portiamo solo la nostra testimonianza attiva da cittadini di montagna, dove la natura è al primo posto nella vita di tutti i giorni.

A proposito di natura, sulla cover di “Borghese”, ti vediamo quasi nelle vesti di un moderno boscaiolo. Possiamo dire che anche in questo caso può esserci un riferimento autobiografico?

Non avete mai visto un lumberjack vero e proprio, o almeno uno intelligente… non si vestirebbe mai così. L’idea di Borghese si rifà, dualmente, all’incontro tra il selvaggio e il raffinato; il cavallo, il pantalone bianco sono simbolo di zelo mentre l’ambiente incontaminato, la nudità rimandano ad una dimensione più ferale, istintiva, che va a braccetto con la musica più che con il mio vissuto.

Ho fatto il boscaiolo dopo la tempesta Vaia del 2018 e per aiutare mio cognato a fermare le infestazioni del bostrico, un parassita che prosciuga gli abeti rossi, in Val di Ledro. Mi ha insegnato in particolare due cose: moderare le mie energie; quindi, avere una visione più attenta e reattiva in situazioni rischiose; che un albero avvelenato, se non abbattuto in tempo, permette a tutto il versante di una montagna che a catena s’infetti ad una velocità terribile.

Mi ha fatto stare solo con me stesso e ho scoperto strade che ancora oggi mi sto percorrendo.

Avete aperto per diversi nomi della scena musicale indipendente, da La rappresentante di Lista a Emma Nolde, avete in programma dei live prossimamente?

I concerti che abbiamo fatto fin’ora sono stati un’occasione per esibirci in contesti prestigiosi e farci notare, a breve avremo nuove possibilità di suonare prima di altre istituzioni della scena indipendente italiana, come Popx a Trento il 29 aprile, Fulminacci a Bologna il 1 luglio o gli Zen Circus a Treviso il 20 luglio.