4 Luglio 2020
di Interviste, Recensioni
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4 Luglio 2020

Intervista a Marina Rei. I continui cambiamenti di un’artista con il desiderio che la sua musica corrisponda alla sua anima

Una lunga chiaccherata in cui la cantautrice racconta il suo ultimo album, "Per essere felici", ma non solo.

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Intervista a Marina Rei realizzata da Fabio Fiume.

Ci sono artisti che, durante la loro carriera, sono capaci di cambiare pelle più volte, dare movimento alla loro produzione che così non appare mai statica, mai già sentita.

Ci sono tali artisti, è vero, ma lo è altresì anche il fatto che siano pochi a risultare credibili in ognuno di questi cambiamenti e uno di questi artisti è sicuro Marina Rei.

Non ho mai avuto occasione di incontrarla prima d’ora, pur se l’ho vista live ben due volte nel corso degli anni e se posseggo diversi album della sua produzione che, proprio quest’anno, festeggerà il venticinquennale.

L’occasione per incontrarla, almeno telefonicamente è l’uscita di Per Essere Felici, il suo decimo lavoro, ed è per me ghiotta e non me la lascio certo sfuggire, pieno di curiosità come sono; a partire proprio da questo lavoro che, manco a dirlo, ancora una volta segna un cambiamento stilistico, volto all’essenzialità…

Non ho mai amato il superfluo – spiega Marinae forse un disco come questo, era già nella mia mente da tempo.

E’ un album che arriva dopo il lockdown e che tu stessa hai definito casalingo, anche se in realtà non è affatto nato per la forzata clausura, vero?

Assolutamente no. Pensa che questo disco l’ho riscritto tre volte. Riascoltavo, aggiustavo, cestinavo. Ho composto tanto e poi ho lavorato di sottrazione.

Addirittura quando avevo chiuso l’album, convinta di quel che avevo prodotto, l’ho riascoltato ed eliminato 2 pezzi che mi sembravano non brutti, ma superflui per quel che volevo raccontare. Poi è arrivata l’ispirazione per Dimenticarci, che ho trovato invece giusta ed allora l’ho inserita.

Marina la sensazione che ho avuto ascoltando questo piccolissimo lavoro ( appena 8 canzoni di cui alcune non superano i tre minuti – ndr ) è che in realtà ti bastasse così, che il disco fosse completo, un piccolo scrigno di tutte le emozioni che volevi esattamente trasmettere. Trovi giusta questa mia analisi?

Sono contenta che tu l’abbia interpretato così. Ma in realtà sono contenta di qualsiasi interpretazione si dia ad una mia canzone.

Non sono mai stata una che accettava le canzoni spiegate; le canzoni hanno una loro anima ma chi le ascolta usa la sua di anima e ci trova, legge, percepisce ciò che vuole. Questo è il bello, questa per me è l’arte. L’arte è libertà.

Averti E’ Come Avere Paura – 2020

Questo è quindi come vorresti che la gente percepisse la tua musica, ma tu invece? Cosa cercavi di comunicare con queste canzoni?

Io racconto me, quello che mi accade, quello che osservo come sempre. La cosa che però mi premeva durante il lavoro su Per Essere Felici, era il voler che ogni canzone avesse un valore specifico, che raccontasse una parte di me adesso, come è Marina adesso.

Non a caso è un disco molto autobiografico…

Appunto. Ci sono alcune canzoni che parlano apertamente di rapporti miei personali, anche delicate se si vuole.

Nella titletrack dici: “La facoltà di perderti è l’unica via per ritrovarti”…

E’ anche l’approccio alla musica che ho. Cambio, cambio molto da un disco all’altro, guardo avanti ma non cancello cosa ho fatto, non resetto. A volte ci si perde e poi ci si ritrova.

Per Essere Felici ( primo singolo estratto )

Questa cosa che dici mi chiama però una domanda che invece non volevo farti…

Perché mai? Chiedi pure.

Dici che guardi avanti senza resettare il passato; eppure c’è una leggenda che ti precede e cioè che non vuoi parlare della tua musica del passato, in particolare di alcuni successi…

E purtroppo lo so e non capisco come si sia alimentata. Io non rinnego nulla di ciò che ho fatto.

Per altro, permettimi d’interromperti, tutto ai massimi livelli di credibilità. Sei stata quella della musica calda, tutta fiati e percussioni, quella del pop patinato, poi elettronica, poi ancora rock acustica, poi elettrica, adesso essenziale…

E sono assolutamente tutto questo. Il problema sai dove sta? Che quando faccio i live, cerco di stare nell’ora e mezza di tempo; non sono una che crede a concerti lunghi tre ore. Non sono mica Bruce Springsteen?

Quindi?

Quindi avendo ormai all’attivo 10 album e dando chiaramente spazio maggiore all’ultimo nato, dei dischi precedenti in genere propongo 1 o massimo 2 brani a testa. Inoltre li riarrangio di continuo per renderli chiaramente più in linea con il mood dell’ultimo album. Ecco perché la gente pensa che io non ami più quelle sonorità o le abbia rinnegate.

In realtà ne faccio una questione di gusto d’insieme, cercando di scegliere dal passato le cose più adatte al discorso attuale. E poi, quest’anno festeggio i 25 anni dall’uscita del mio primo album, Marina Rei, ed è in programma una festa dedicata. Lo riproporrò, lo festeggerò. Quindi quale rinnegamento?

Al Di Là Di Questi Anni – 1996

Torniamo a Per Essere Felici: Bellissimo è un’accorata dedica a tuo figlio, che adesso ha l’età per allontanarsi…

Si, è dedicata a lui che adesso ha 18 anni e chiaramente il rapporto è molto cambiato; non c’è più quella dipendenza totale da me, dai suoi genitori.

Non capisco se nel racconto ne sei più sollevata o dispiaciuta?

Né l’una né l’altra. Oggi dico che è la vita ed è giusto che sia così. Il distacco, crescendo, diventa necessario.

L’adolescenza invece è qualcosa di devastante non solo per chi la vive ma anche per un genitore che deve controllare tante cose, la voglia d’indipendenza che si manifesta, ma anche il ritorno al bisogno di te, con gli umori che vanno e vengono. Non è facile per nulla.

Bellissimo – 2020

Avevi già cantato la maternità proprio a Sanremo, nel 1997, con Dentro Me. Lì si trattava di un desiderio, di un’attesa piena di pensieri. Poi nella vita come è stato?

Completamente diverso. L’inconscio ti fa pensare a tante cose ed una donna pensa molto a quel momento e lo fa con tutta la dolcezza possibile.

La realtà è ovviamente un’altra cosa, ma una cosa però è in comune, sia nel pensiero dolce di Dentro Me , che nella vita reale di Bellissimo: quel legame è indissolubile ed è qualcosa che veramente le parole non possono spiegare. Una donna non amerà mai nulla di più.

Dentro Me – 1997

Comunque Tu è invece dedicata a tuo padre ( Vincenzo Restuccia, noto batterista ndr ). ..

Si. Lui è una persona fondamentale per me, ma che ha anche significato un esempio forte ed importante da seguire. Era l’ammirazione ma anche il paragone, la voglia di dare soddisfazione.

Devo a lui sicuramente i miei approcci alla musica e qui l’ho raccontato.

Dimenticarci, l’attuale singolo che prima hai anche citato, è un brano tutt’altro che in linea con la stagione, te ne sei accorta?

Certo e molti mi hanno chiesto se sia proprio stato il lockdown ad ispirarlo. Assolutamente no. Pensa che esce adesso in Estate e che l’ho scritta ad Agosto dell’anno scorso, quindi sempre in Estate.

Ascoltandola nei suoi 2 minuti e 50, di cui appena 1 minuto e 30 circa cantato, io penso ad un treno in corsa ed ai passaggi che si susseguono al di là dei finestrini…

Ah bella visione.Vedi? E’ perché la musica, l’arte è libertà, come dicevo prima..

Chi guarda la tracklist del tuo album, soffermandosi sulle durate dei brani, penserà che hai fatto un lavoro pieno di singoli per compiacere la volontà attuale dettata dalle radio e da Spotify. Tutte canzoni sotto i 3 minuti. Poi lo ascolti…

E capisci che non è certo così. Nemmeno sapevo delle esigenze di Spotify pensa! Sono venute così, come ti dicevo prima. Ho tolto tutto ciò che mi sembrava in più.

So che Dimenticarci non è per nulla estiva ed è un pezzo strano, perchè canto solo per un minuto e mezzo e poi lascio andare alla musica, ma che potevo farci?

Pensa che quando mi è venuta l’idea al piano, non riuscivo a trovare delle parole adatte ed avevo comunque pensato d’inserirla nell’album, nella versione solo strumentale. Immaginati quindi quanto io pensi a queste cose.

Dimenticarci – 2020

Si, ma quanto è stato difficile Marina? Voglio dire: tu sei una che veniva da successi da centinaia di migliaia di copie vendute. Come hai fatto a far accettare ai discografici che non t’interessava fare ancora il brano per l’Estate e poi quello per Sanremo e così via?

E’ stato un macello. Oggi nemmeno parlo più coi discografici. Faccio tutto da sola. All’epoca, dopo i primi dischi, mi presentavo con i lavori finiti e mi mettevano in stand by. Ascoltavano, ma poi tergiversavano sul fatto che non lo immaginavano così e che bisognava aspettare il momento giusto per pubblicarlo.

Ma la musica per l’artista è un’esigenza e si evolve in continuazione. Non si poteva aspettare, non era giusto. Io in quel momento ero quella e non potevo fare altro. Era la mia esigenza, quella di potermi sempre ritrovare in quel che canto.

Così a poco a poco i rapporti con la discografia, quella importante, si sono persi. Sia chiaro, non è che se un mio pezzo va in classifica o diventa una hit radiofonica a me dispiace. Semplicemente deve essere però quel che io ho fatto e non quel che gli altri vogliano che faccia. Sai cosa?

Cosa?

Per fare il discografico ci vuole coraggio; il coraggio di far sentire anche qualcosa di nuovo e non sempre le stesse cose. Oggi questo coraggio non c’è più.

E’ praticamente una lotta?

No, è una gara con me stessa. Una mia forma mentis che spinge a cercare di migliorarmi, di esplorare, nel concetto poi dell’arte che ho e di cui dicevamo prima: l’arte è libertà. Sempre lì torno!

I Miei Complimenti – 2001

Ogni tua canzone lancio è sempre stata seguita da un album che ne sviluppava l’idea musicale. Solo una volta questa cosa non è successa, lasciando una tua hit orfana di lavoro a seguito…

Oddio! Quando? Non me ne sono accorta…

Con Un Inverno Da Baciare , con cui hai fatto Sanremo nel 1999 e con cui hai toccato con grande sapienza l’elettronica, hai fatto sì che l’orchestra di Sanremo la suonasse alla perfezione, cosa certo non facile, ma poi, nonostante l’ottimo riscontro, l’hai fatta morire lì. Perché?

Hai ragione. E’ un pezzo di cui sono molto contenta, anche perché credo che fosse la prima volta che l’orchestra di Sanremo si cimentasse in quel tipo di lavoro. Andò benissimo.

Un lavoro elettronico è sempre stato nelle mie idee. In quel caso non si realizzò perché il brano fu inserito nella ristampa di Anime Belle , che era uscito l’Ottobre prima ed in realtà la musica, scritta da Davide Pinelli, era già parte delle sessioni di lavoro dell’album, solo che non mi era venuto un testo, che venne invece quando ormai l’album era già in uscita.

Ecco perché non ha capitanato un album tutto su quello stile. Però è una cosa che mi è assolutamente rimasta e non è detto che non la realizzerò.

Un Inverno Da Baciare – 1999

Proprio quando l’altro giorno ho pubblicato la notizia sui social che t’avrei intervistata, un tuo fan mi ha scritto in privato di chiederti se a tornare a Sanremo non ci pensi più. E’ così?

Quando mai? Proprio quest’anno ho presentato un pezzo, ma non è andata. Io rifarei Sanremo tranquillamente ma è una settimana complicatissima ed anche stressante e la riaffronterei solo con un brano che mi sento di poter sostenere, che ritengo idoneo.

Quest’anno me la sentivo e ci ho provato. Non è andata, pazienza. Speriamo solo che non siano necessari altri 6 anni per trovare un altro brano da sostenere.

Fammi Entrare – 2005

Marina tu sei sempre stata un animale da palco, una di tanti live. Questo è sicuramente un periodo particolare. Stai provando a capire come portare in giro questo Per Essere Felici?

Ci sono alcuni contatti ma anche diversi problemi. Ammetto che la cosa m’addolora. E’ chiaro che la mia musica oggi è per ambienti più piccoli, ma questi non hanno la facoltà di potere distanziare le sedute e perdere posti.

Per il momento c’è di sicuro una serata importante il 1° di Agosto, chiamata Voci Della Libertà, per Amnesty International e poi, sperando che tutto proceda per il meglio per tutti noi, a Settembre con la festa a Roma per i 25 anni dell’album Marina Rei.

Allora non lo odi ( rido ndr ) ?

Certo che no ( ride ndr.. ).

Noi – 1995

 

Foto di copertina di Simone Cecchetti