7 Settembre 2016
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7 Settembre 2016

INTERVISTA a RAIGE: “Ho dovuto cestinare un album finito e ricostruire da zero per arrivare al mio disco più maturo, ALEX”

Raige si racconta a 360°:ecco ALEX,il nuovo disco e la voglia spingersi sempre oltre. Un disco di rinascita nato dalle ceneri di un album cupo

raige
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Oggi diamo spazio a Raige, a soli due giorni dall’uscita del suo nuovo disco Alex, disponibile da venerdì 9 settembre. Un lavoro dall’elevato peso specifico che ci viene raccontato direttamente da lui in quest’intervista.

Un album composto da 11 tracce, “11 cose meravigliose” per Raige che arrivano dopo un momento umanamente molto particolare per lui quando, dopo la scomparsa della madre, si è trovato a cestinare un album praticamente finito e a ricostruirlo da zero mostrandosi come non mai attraverso il suo modo di scrivere.

Di questo e di tutto quello che fa parte del suo percorso fatto “di coraggio e presunzione” (tra una nuova dimesnione live e la voglia di spingersi in nuove esperienze come Sanremo) ci parla Raige in quest’intervista che crediamo sappia mostrare uno spaccato molto intenso di questo artista pronto a tornare in scena nel migliore  dei modi.

Parliamo di Alex, un disco dove è evidente il cambiamento – musicale e non. Sembra proprio che nel duello tra l’incazzoso Raige e il solare Alex il secondo stia iniziando a picchiare più duro. Quasi uno sblocco… tu stesso hai parlato di paure superate, cosa ti spaventava?

Le paure che mi sono sempre portato dietro sono legate all’estremismo che spesso si trova nella scena rap dalla quale provengo. Da quel mondo mi sono arrivate molte belle cose ma anche una serie di costrizioni mentali che a lungo rischiano di condizionare la tua musica.

Lì comunque ero una mosca bianca, ho sempre fatto una cosa diversa dagli altri. Il grosso  arriva dalla parte umana, da una lunga serie di paure legate alla vita di ciascuno. Se scrivi canzoni nel modo in cui credo di farlo io, mettendomi totalmente a nudo, subentra la paura di mostrare le proprie fragilità e le proprie debolezze. Però io conosco solamente questo modo di fare musica: è la mia forza, che in alcuni momenti è diventato la mia debolezza.

I tempi di questo disco, più volte annunciato nell’ultimo anno, sono andati più lunghi del previsto. Cos’è successo?

Siccome voglio bene a All Music Italia dirò solo a voi la verità (ride ndr). Ci ho messo un anno e mezzo a fare questo album. In realtà il disco era quasi pronto quando uscì Whisky. Ma non poteva uscire, venivo dalla morte di mia madre. Un momento che mi ha turbato profondamente, condizionando anche la mia scrittura. Mi sono reso conto che quello che avevo scritto era troppo personale, forse troppo cupo. Per Alex ho scritto 35 canzoni , solo che 11 sono nel disco e 24 nel mio hard disk…

Quindi hai ricostruito un progetto praticamente da capo.

Ho tenuto 5 brani di quello che era pronto. Il resto l’ho scritto da zero, tra ottobre 2015 e gennaio 2016.

Ti ne sei reso conto da solo che fosse necessario?

Me ne sono reso conto grazie all’aiuto delle persone che lavorano con me. Ma non è stato facile accettarlo… ogni canzone è importante, sembra banale dirlo ma è così. È stata la prima volta in vita mia che mi sono affidato veramente a qualcuno, dal mio management 011 alla Warner Music e poi a cascata ai produttori che hanno lavorato con me, Antonio Filippelli e Cristian Milani.

Un Raige meno individualista su più fronti. Nel disco canti spesso l’importanza della condivisione e lo fai in una serie di brani nei quali collabori con alcuni tra i migliori nuovi autori della scena (da Dario Faini a Fabio Campedelli, passando per Tony Maiello). Come hai lavorato con loro?

Difficilmente faccio mettere mano alla parte testuale da chiunque altro. Nonostante ciò anche chi collabora alla parte musicale deve comunque avere una vicinanza con me, quello che scrivo è talmente sentito che diventa fondamentale l’affinità con le persone con le quali collabori.

Nel caso di Davide Simonetta poi è nata una vera e propria fratellanza musicale… 

Con Davide siamo davvero fratelli, ti anticipo che ora lavoriamo anche insieme nello scrivere canzoni per altri… non posso dirti di più, ma spero di rendere fieri tutti anche in questo modo. Con lui c’è un rapporto di estrema vicinanza emotiva.

La scrittura è il punto forte sul quale hai costruito il tuo seguito e il tuo genere, forse proprio per questo difficile da identificare. In questo disco la penna cambia e cresce. In ognuno degli 11 brani troviamo una struttura ben definita  e differente a livello narrativo. Ho l’impressione che tu ti sia “rimesso a studiare” o comunque abbia messo fortemente in discussione anche lo scrivere, la tua più grande sicurezza. È così?

Non è un processo maturato in maniera conscia ma probabilmente è così. Posso dirti che credo proprio sia il mio miglior album a livello di scrittura, la fortuna è stata anche l’essere particolarmente ispirato in questo periodo.

Alex presenta 11 tracce, per alcuni possono sembrare poche, che rispondi?

Rispondo quello che ho imparato grazie all’esperienza e alla saggezza dei miei produttori (Filippelli e Milani ndr) che hanno una visione della musica secondo me molto bella. Per prima cosa non volevo pezzi filler, nessuno riempitivo.

Poi non volevo che i pezzi si assomigliassero, ormai il modo di ascoltare la musica – non parliamo nemmeno di acquistarla legalmente – è cambiato. Se qualcuno trova il tempo di ascoltare la tua musica non puoi permetterti di prenderlo in giro: dall’avvento delle musicassette dopo il vinile, da quando le persone possono “mandare avanti”, è cambiato tutto. Hai poco tempo per carpire la loro attenzione. Potevo fare un disco di 20 tracce a 10 € per attrarre le persone, ma se in quel disco poi trovi 3 pezzi che dicono 3 volte gli stessi 3 concetti, alla fine hai meno di 10 canzoni e te la giochi malissimo.

Preferisco darti 11 canzoni che siano il meglio che posso offrire in questo momento, 11 cose per me meravigliose, piuttosto che prenderti in giro.

La parte musicale dei pezzi è particolarmente curata e resa accattivante da un taglio pop molto deciso che potrebbe avvicinarti un pubblico più ampio. Non hai paura che questa veste pop possa far passare in secondo piano le parole dei tuoi testi per chi si avvicina alla tua musica oggi?

Il problema di come arrivino i miei testi c’è ma non solo per questo album, c’è sempre stato. Quando ero giovanissimo e potevo rivolgermi ai giovanissimi alla fine venivo capito solo da chi era più grande per via dei miei testi.

Ma io so scrivere solo così, vorrei saper scrivere il tormentone e ho davvero rispetto per chi lo fa, rivolgendosi ad un pubblico sicuramente più ampio del mio. Ma io non sono capace e sono ormai “rassegnato” a doverci mettere sempre più tempo di altri. Di fatto è una cosa che ho scelto io e anche per Alex sarà così.

Queste “nuove ” strutture musicali mi fanno pensare che anche in dimensione live le cose cambieranno. Mi immagino più musicisti chiamati a suonare con te e un tuo atteggiamento differente sul palco. Sarà così?

Tra il 2014 e il 2015 ho avuto la fortuna di girare parecchio e già allora non mi sono presentato con la classica formazione da rap: oltre all’immancabile DJ uscivo c’era un polistrumentista con talk box dal vivo e chitarra acustica. Successivamente iniziando a suonare con Davide Simonetta la formazione si è già trasformata in piano, chitarra elettrica e chitarra acustica.

Con l’uscita di Alex la cosa si evolverà, è presto per parlarne anche perché dipenderà molto da come andrà il disco, ma stiamo lavorando a quello che sarà il prossimo tour. Vorrei un contesto club, tra novembre e dicembre, una decina di date che abbiano un’atmosfera intima. Vorrei dar vita ad un posto dove ci siamo io, la mia band e poche centinaia di persone che pagano il biglietto per venire a vedermi: vorrei davvero cercare il contatto emotivo. Il tutto con una struttura musicalmente più ricca, almeno un elemento in più, ma anche con momenti solo voce e piano. Stiamo lavorando in questo senso.

Un’atmosfera che in scala ridotta e con i dovuti distinguo date le location, testerai a brevissimo con le date degli Instore dove alla formula “firmacopie” abbinerai un minilive in acustico…

L’anno scorso lanciai questa “moda” dell’acustico, riproposto poi in tutte le salse da alcuni colleghi spesso anche con cose molto poco acustiche (ride ndr). Lo spettacolo che proporrò, vincolato dai tempi non larghissimi e dalle possibilità tecniche, è il minimo che posso dare a chi ha scelto di seguire me tra i tanti e di acquistare il mio disco.

Questa volta voglio fare le cose per bene, con lo scorso album abbiamo fatto 4 instore in contesti sbagliati e in un momento nel quale non volevo forse mostrarmi per davvero. Ora ho 14 date in pochi giorni (le trovate qui) e molta voglia di contatto: la cosa un pò mi spaventa e anche per questo, per mettermi a mio agio, ho scelto di portare la musica con me.

In tema di contatto con i fan, hai lanciato un modo ancora più diretto acquistando la SIM di un cellulare attraverso la quale regali a chi preordina Alex una traccia, Il sole quando piove, un omaggio acustico a tuo padre. Un brano molto intenso già nella sua versione “grezza”. Perché non ha trovato spazio nel disco nonostante un indubbio potenziale?

Era un regalo per mio padre. Non avrei potuto mai metterlo “in vendita”, avrebbe perso valore. È un discorso forse commercialmente sbagliato per un pezzo con 16000 like e mezzo milione di visualizzazioni in un giorno, però era un regalo e ora è rimasto un regalo per il mio pubblico.

Non pagherà in termini di commercio ma forse lo fa in termini di coerenza, se il pubblico lo riesce a percepire…

Il mio fine ultimo, oltre a vendere dischi, è spiegare anche qualcosa ai ragazzi che mi ascoltano. Nel solo modo in cui so fare musica voglio mostrare che esiste un’alternativa. La mia ambizione non è entrare nel pop italiano ma quella di far conoscere un’alternativa, quella della mia musica e del mio modo di farla.

Più colori pop e cantautorali. Ti sentiresti a tuo agio su un palco mainstream come potrebbe essere quello del Festival Sanremo, dove i cantanti non puramente “da voce” potrebbero non sentirsi perfettamente a casa?

Ah mi chiedi proprio di un palco a caso… Uno come me sulla carta lì potrebbe sembrare non a casa, ma ho capito che casa mia sono le mie canzoni, quindi se io avessi – e sottolineo il se – una canzone che veramente considero casa mia potrei andarci tranquillamente, felice di mostrare una cosa di cui sono fiero.

Nel caso sarebbe un altra tappa del mio percorso fatto di coraggio e presunzione: quello che voglio fare è restare coerente alla mia storia portando sempre qualcosa di nuovo, un palco generalista potrebbe esserlo e non credo verrebbe malvisto dal mio pubblico, mentre mi permetterebbe di farmi conoscere ancora da più persone.

Ora lo dici molto convinto ma credo che qualche anno fa non avresti detto le stesse cose…

Si, è vero.

In Alex troviamo Dove finisce il cielo, dedicata a tua madre. Un testo che hai innestato in un brano di Fabio Campedelli, come mai non hai costruito un brano completamente tuo per un pezzo così particolare?

Cercavo il modo di fare un pezzo del genere, ma non ci riuscivo. Diventava tutto troppo personale. Cercavo la dignità giusta: nella mia presunzione doveva arrivare una canzone nella quale chiunque abbia passato un momento del genere si potesse ritrovare.

Mi è arrivato questo brano di Fabio (Campedelli ndr) e nonostante avesse altre parole e fosse privo di ritornello capii immediatamente che sarebbe stato quello. Ho schiacciato play dalla mail, senza nemmeno scaricare il file; di colpo mi sono accorto di avere le parole in testa e l’ho scritto. Una collaborazione atipica ma non poteva essere altrimenti, un pezzo così non sarebbe mai potuto nascere in maniera convenzionale.

Cosa fa un artista a poche ore dall’uscita del suo disco?

Scrivo, scrivo tantissimo e fino a notte fonda.

L’ultima cosa che ci si aspetta in questo momento è che uno scriva. Tra la promozione, l’incognita delle radio e tutte le preoccupazioni del caso…

Come ti dicevo sono molto ispirato, poi proprio per via di molte cose che accadranno e che non sono legate alla mia volontà, devo alleviare il carico di ansia e lo faccio scrivendo canzoni. E´ la cosa che mi salva, ringrazio il cielo ogni giorno di aver la fortuna di poter scrivere.

Una fortuna che ha saputo condensare nelle 11 tracce di Alex che, nel ringraziare Raige per la disponibilità, vi invitiamo ad ascoltare, dando la giusta e meritata attenzione ad un progetto che racchiude così intensamente l’essenza del proprio autore, ormai entrato a pieno titolo tra i protagonisti della scena musicale italiana.