13 Giugno 2018
di Interviste, Recensioni
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13 Giugno 2018

Intervista a Marco Armani: Dal Festival di Sanremo a “Ora O Mai Più”. Nel mezzo? Tanta musica senza occasioni di promozionarla.

Tra i protagonisti del fortunato "Ora o mai più" c'è anche Marco Armani. Ripercorriamo la sua carriera ricca di partecipazioni al festival

Marco Armani
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Lui negli anni 80 era un giovane rampollo del pop italiano. Ha partecipato a diversi Festival di Sanremo e le ragazzine impazzivano. Si tratta di Marco Armani, oggi nuovamente sulla scena grazie allo show di Rai 1 Ora O Mai Più. Un ritorno sulle scene per lo meno mediatiche, perché Marco non ha in realtà mai smesso di fare musica…

Vero! La gente purtroppo crede che se non sei più in televisione chissà che fine hai fatto, cosa stai facendo, hai cambiato mestiere etc etc. In realtà, come tu dici, ho sempre continuato a fare musica.

Quale è stato lo scoglio quindi che ti ha impedito di rendere la tua musica anche visibile alle masse?

Il fatto che viviamo in un’epoca usa e getta, dove si confeziona un prodotto, lo si butta sul mercato, tira finché può, finché non arriva un altro più nuovo e si butta via. Per chi ha quindi una storia le dinamiche che si vengono a creare non sono semplicissime. Per chi non è più giovanissimo è impensabile questo confronto. E poi gli spazi? Dove sono gli spazi?

E’ chiaro che stai parlando dei talent, anche tu contrario?

Non propriamente. Hanno però una colpa: troppi ragazzi gettati sul mercato, troppo in fretta, troppo senza tempo, troppo spesso poi, una volta finita la botta di popolarità immediata, sul lettino degli psicanalisti. Non c’è il tempo per coltivare l’artista. E’ un meccanismo ottimo per la tv, un po’ meno per la musica.

Ora O Mai Più è quindi un nuovo spazio?

Uno spazio dedicato a chi non ha più 18 anni ed ha, per sua fortuna, comunque dei successi alle spalle. E’ un’occasione importante, un talent non talent, perché ti permette si di raccontarti, ma poi sostanzialmente non ti piega alle dinamiche delle eliminazioni e televoto ad esempio. Fai musica ed è la cosa per cui sei li.

E poi ci sono i coach…

Ed è una grande possibilità, perché ti mette in gioco davvero con questi grandi nomi, grazie a duetti, prove, consigli. E’ una bella sfida.

Ma per uno come te che è venuto fuori negli anni 80, quando la musica si vendeva fisicamente, che ha alle spalle vari Sanremo di successo, cosa significa il pensare di inserirsi in un mercato completamente cambiato?

Bella domanda! Intanto sto girando in questi giorni il primo video della mia vita per il nuovo singolo. Mi ero sempre rifiutato di girarne, ho sempre pensato che la musica meritasse di essere immaginata. Oggi chiaramente non posso pensare di non realizzarne uno, sarei anacronistico. E pensa che per me è persino complicato fare il playback.

Come sta la musica?

C’è tanta domanda ma la risposta non lascia segno. Oggi la musica non è rispettata, è usata spesso come un sottofondo, come la tv che tieni accesa anche se non la guardi. Questo fa si che le canzoni non rimangano.

Come scusa! Tu che sei figlio artistico degli anni 80, dove persino a Sanremo per qualche edizione si cantava in playback?

Non si cantava in playback e basta! Avevi la possibilità di scegliere anche se andare live su base e poiché io sono sempre stato scarsino nella mimica, ho sempre proposto le mie canzoni live.

Ci racconti qualche aneddoto delle tue partecipazioni sanremesi?

E’ La Vita è il brano che mi ha rivelato al grande pubblico. Era Sanremo 83, ed arrivai decimo credo e pensa che nello stesso anno Vasco Rossi arrivò penultimo con Vita Spericolata. Esser Duri nel 1994 invece fu il primo ed anche unico ed ultimo Sanremo che ho fatto in cui c’era l’orchestra. Ero sicuramente più consapevole, me lo sono vissuto davvero, compreso il timore. Negli 80 invece mi accorgevo di essere al Festival dieci minuti prima di cantare; esisteva ancora il divismo, le ragazzine fuori dall’albergo.

C’è qualche canzone del tuo repertorio che non ha avuto attenzione e che vorresti fosse rivalutata?

Ce ne sono diverse: Cosa Penso e Tutto L’Oro Del Mondo ad esempio fanno parte di lavori venuti dopo i Sanremo degli 80 ed in cui ancor oggi credo molto.

E di quelle famose, quella che senti ti rappresenti di più?

Quella a cui sono più legato è la prima in assoluto, che è Domani. Non la feci nemmeno al Festival ma a Domenica In. E’ stata la prima che ho inciso e quindi il mio primo amore.

Stai girando il video del tuo prossimo singolo, che sarà lanciato nell’ultima puntata dello show e poi a Settembre arriverà l’album. Cosa vorresti accadesse?

Che Non Ho Tempo che è il singolo in uscita venga ascoltato dai grandi network italiani senza pregiudizi. Noi viviamo anche di radio e le radio una volta erano libere. Mi piacerebbe che ascoltassero davvero il brano prima di bocciarlo eventualmente e che non decidano invece a priori che non potrai passare. D’altronde è contemporaneo come pezzo, con battuta in 120 bpm, persino insolito per me.