17 Novembre 2019
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17 Novembre 2019

Intervista a Iva Zanicchi: “Il segreto è amare la vita, la gente, essere curiosi…”

E' uscito per Rizzoli "Nata di Luna Buona", l'autobiografia di Iva Zanicchi. Un racconto di oltre 50 anni di musica, ma anche della vita sociale del nostro paese. Ecco l'intervista.

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E’ uscito per Rizzoli Nata di Luna Buona, l’autobiografia di Iva Zanicchi. La vita dell’Aquila di Ligonchio è da sempre ricca di aneddoti.

Una donna speciale e con un’anima artistica ricca di sfaccettature. E’ la cantante donna ad aver vinto più volte il Festival di Sanremo, ma allo stesso tempo il pubblico più giovane la ricorda come volto del programma televisivo delle allora reti Finivest Ok! Il prezzo è giusto.

Poi, la politica, senza lesinare le apparizioni televisive in veste di opinionista. Tutto ciò senza dimenticare la musica. Oggi a 79 anni l’artista ha deciso di raccontarsi a tutto tondo con l’autobiografia Nata di luna buona. Un viaggio tra l’infanzia e gli anni più recenti attraverso ricordi, retroscena arricchito da episodi inediti e documenti fotografici anche privati. Un percorso temporale che si snoda tra Castrocaro, Canzonissima, dieci Festival di Sanremo, il Madison Square Garden, la tournée teatrale con Walter Chiari, la televisione e la politica. Senza mai risparmiarsi, giocando anche con il pubblico, come fatto lo scorso febbraio in occasione del lancio della serie Netflix Suburra (Qui il nostro articolo)

Una vita raccontata in maniera schietta. Un volume che, come detto da Iva Zanicchi, è stato scritto con tanto amore.

INTERVISTA A IVA ZANICCHI

Abbiamo intervistato Iva Zanicchi a Gallarate, a margine della presentazione dell’autobiografia moderata dalla giornalista e scrittrice Sara Magnoli.

Ciao Iva!

Ciao a tutti i lettori di All Music Italia.

Qual è la differenza tra Nata di luna buona e il precedente “Polenta di castagne”?

Polenta di castagne, che ha avuto successo perché è un libro molto carino, raccontava la storia delle donne della mia famiglia, soprattutto le mie bisnonne e le nonne. Un viaggio a partire da metà ‘800, sino agli anni ’60. Donne coraggiosissime, povere, ma che hanno lottato con le unghie e con i denti per far sì che i figli e i nipoti potessero avere qualcosa in più. Una lotta per l’istruzione che non c’era. Per esempio mio nonno non sapeva né leggere né scrivere, ma la mia bisnonna ha lottato, ha minacciato di morte il prete affinché gli insegnasse a leggere e scrivere.

Questo libro, invece, parla proprio di me, della mia vita, ma non in maniera presuntuosa. Racconto 55 anni di vita, non che io ne abbia 55, ne ho tanti tanti di più, e racconto fatalmente anche la storia di questo paese. Io sono nata in tempo di guerra, per cui parlo della ricostruzione, della rivalsa delle nostre nonne, la volontà di poter ricostruire, creare; l’idea di avere, vedere per la prima volta un elettrodomestico, che mi faceva anche paura. Il frigorifero, ma chi mai l’aveva visto? Una volta venne un vecchio americano che ci disse: “In America i fazzoletti da naso si usano e poi si buttan via.” Per me era mostruoso, andai da mia mamma, “Ze non ascoltare che sono americanate!” e invece era vero, sono di carta e poi li butti via.

Racconto anche tante altre cose: la prima Lambretta, la prima volta che sono andata a Reggio Emilia o sul Po a vedere quella meraviglia, ma anche gli incontri, gli scontri, gli inizi difficilissimi. Tante cose che penso accomunino molte persone.

Parlando di musica, che ricordo hai del tuo esordio con “Come ti vorrei”?

Il primo amore non si scorda mai, proprio perché è stato tanto sofferto, voluto, cercato e poi… non arrivava mai il successo… Scelsi questa canzone che era una cover di un brano blues americano perché io sono emiliana e noi nella voce abbiamo il blues.

I discografici me la lasciarono cantare perché dicevano, poverina, facciamogliela cantare, è 2 anni che aspetta… che faccia quello che le pare. E invece è stato successo vero, soffertissimo, però bello, lo descrivo nel libro. Però non ve lo dico, dovete leggere il libro se volete sapere certe cose!

Dopo tanti anni sei ancora l’unica donna ad aver vinto 3 volte il Festival di Sanremo. Qual è il ricordo più bello e quello più amaro delle tue esperienze in Riviera?

Il ricordo più bello devo dire che è stato Zingara, perché ero in coppia con Bobby Solo. Eravamo molto amici, eravamo giovani, è stata una vittoria bellissima, quasi preannunciata. La prima volta che l’abbiamo cantata al Casinò abbiamo visto anche gli “avversari” applaudire ho detto: “Bobby, è fatta! Non so se vinceremo, ma in finale sicuramente ci andremo!” Ed è stata una vittoria stupenda (Qui il video di un’esibizione a Senza Rete nel 1969).

La vittoria più brutta, orribile, è stata sicuramente quella del 1967 con Non pensare a me in coppia con Claudio Villa. Una bellissima canzone italiana, ma purtroppo la vittoria è coincisa con la morte di Tenco e che è stata devastante per me. Io vengo da un paese. Quando muore qualcuno tutti sono in lutto, oppure se c’è festa è festa per tutti. Era inconcepibile dover continuare a cantare con questo povero ragazzo morto. Hanno deciso di proseguire, non hanno fermato neanche un giorno, e questo per me è stato devastante.

Ho pianto come un vitello per tutto il tempo. Il presentatore mi disse: “Capisco che sei felice per la vittoria, ma insomma… contieniti!” Io non son riuscita a dirgli che non piangevo di felicità, ma perchè mi sentivo indegna. Non volevo festeggiare con un uomo morto poche ore prima. Non potevo festeggiare. E’ stato orribile. Poi questa canzone l’ho portata in giro per il mondo. Ricordo anche quando la cantavo in Sudamerica e tutti si alzavano in piedi. Una canzone che da quelle parti piace molto e mi fa ricordare un viaggio con Gina Lollobrigida o anche ne tournée in Russia. Sai che sono stata la prima cantante straniera a fare un tour nell’Unione Sovietica?

Per la mia generazione tu sei la regina di “Ok, il prezzo è giusto”. Ricordi il momento in cui ti hanno contattata per condurlo?

In principio doveva essere un fatto sporadico di qualche mese. Mi avevan detto: “Dai… prova… 3 o 4 mesi. Registri tante puntate, andiamo in onda per 6 mesi e poi torni a fare il tuo lavoro.

Questi 6 mesi sono durati… 14 anni. Però nel frattempo non ho mai smesso di cantare. Facevo le mie tournée, le serate, ma era talmente forte il format di Ok! Il prezzo è giusto, che faceva un po’ dimenticare tutto il resto.

È stato un grande successo che mi ha portata nelle famiglie, a contatto con la gente e ancora oggi vedo delle ragazze come te che da bambine guardavano Ok! Il prezzo è giusto con i nonni, per cui c’è questo legame: bambine, che ora sono donne, con i nonni, una cosa che a me fa molto piacere.

Anche adesso, tanti giovani quando passo per strada mi salutano così: “100, 100, 100!

Hai lasciato “Ok! Il prezzo è giusto” per “Domenica In” con Carlo Conti. Hai qualche rimpianto legato a quell’esperienza?

No no! Ok! l’ho fatto anche per troppi anni, forse avrei dovuto lasciarlo prima. Chiaramente ho fatto anche tanti altri programmi, ospitate. La domenica con Carlo Conti la ricordo con grande piacere, però già quando facevo Ok! ho fatto altri programmi carini. Per esempio Ed io tra di voi, Una sera c’incontrammo.

Ho anche condotto un programma dove invitavo solo donne, grandissime artiste che magari non si vedevano da un po’, come Gabriella Ferri o Giuni Russo… straordinarie. Giuni Russo aveva una voce da accapponare la pelle, peccato che non abbia avuto il successo che avrebbe assolutamente meritato.

Ho avuto davvero grandi ospiti, grandi cantanti: Milva, Patty Pravo

Il libro s’intitola “Nata di Luna Buona”. Ti vediamo sempre sorridere: qual è il segreto?

Il segreto è amare la vita, amare la gente, essere curiosi e anche, nonostante io abbia tantissimi anni, aspettare sempre qualcosa di bello e di positivo. La vita ti offre sempre qualcosa di bello, anche in tarda età!

Intervista realizzata e trascritta da Gabriella Battiato.

Foto dai Social di Iva Zanicchi