8 Aprile 2020
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8 Aprile 2020

Intervista a Gianni Togni: “I miei grandi successi hanno offuscato altre caratteristiche”

Sono passati poco più di sei mesi dall'uscita dell'album di Gianni Togni "Futuro Improvviso". Ne abbiamo parlato in una lunga intervista.

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Sono passati poco più di sei mesi dall’uscita di Futuro Improvviso, il nuovo album di Gianni Togni (ne abbiamo parlato Qui).

Un album musicalmente interessante e che mette in risalto una notevole curiosità artistica, che sfocia in una composizione per nulla convenzionale, ma libera sotto tutti i punti di vista.

Una scrittura, quella di Gianni Togni, sempre al passo coi tempi. Brani senza tempo recentemente utilizzati da altri artisti come Jovanotti che ha interpretato una cover di Luna e il producer canadese Prince Paris che insieme a Il Pagante ha riscritto la hit Giulia.

INTERVISTA A GIANNI TOGNI

Abbiamo contattato telefonicamente Gianni Togni per parlare di Futuro Improvviso, ma non solo!

Buongiorno Gianni Togni e benvenuto su All Music Italia.

Ciao a tutti.

Come stai vivendo questo momento così complicato?

Forse adesso ho il tempo di fare più cose. In realtà ti accorgi che fai più cose quando hai molto da fare, non so per quale motivo. Sarà un fatto psicologico. Sinceramente sono molto preoccupato del momento che viviamo. Io e la mia compagna abbiamo perso un amico di 52 anni a Londra qualche giorno fa. Si comincia a sentire il peso di questa pandemia come di una guerra molto complicata. Purtroppo non puoi farne niente se non stare a casa.

Quale può essere il ruolo della musica in questo momento? Cosa pensi dei tanti gli artisti che cantano e suonano da casa?

Devo dirti la verità. In questo periodo di cantare non ne ho una grande voglia visto quello che sta accadendo anche intorno a me.
Ognuno fa quello che vuole, ma non vorrei che queste esibizioni domestiche diventassero un qualcosa di autoreferenziale. Se uno vuole passare del tempo adesso con la musica digitale può andare a sentire quello che vuoi anche gratis. Un idea? Ogni artista potrebbe cantare le canzoni degli altri. Sarebbe qualcosa di diverso.

Sono passati poco più di sei mesi dall’uscita di “Futuro Improvviso”, un disco che colpisce per la scelta sonora. Un album registrato in analogico. Come mai questa scelta così controcorrente?

La sala di incisione dove mi appoggio è del mio chitarrista Massimiliano Rosati. Lui è un grande appassionato del suono e mi ha trovato una sala di incisione analogica. Io sono nato con i nastri e questo tipo di sonorità piatta che oggi va per la maggiore non riesco più a sentirla. Dopo aver allestito lo studio con il materiale di cui avevamo bisogno abbiamo chiamato i musicisti che sono rimasti colpiti dalla qualità. Il digitale è importante, ma secondo me solo nella pre-produzione. L’analogico è fondamentale soprattutto se stampi LP.

C’è un brano che mi ha colpito proprio per la registrazione e per una metrica rock dove non mancano anche delle parole stronche. Questa è “Voglio correre senza freni”.

Il mio modo di scrivere funziona proprio così. Inizio componendo con un finto inglese e il mio metodo mi rende un cantautore dall’approccio poco italiano. Non ho una scrittura che prevede molte parole piane e questo è quello che faccio da oltre quarant’anni. Anche se in un disco, anche inglese o americano, quello che mi deve colpire è la musica, ma anche come una canzone è cantata, arrangiata. Prediligo la musica al testo, altrimenti avrei scelto di scrivere dei libri di poesie! Io ho studiato letteratura all’università, stiamo parlando, quindi, di due mondi che neanche si toccano. Giustamente Francesco De Gregori afferma di non scrivere poesie, ma canzoni, nonostante sia considerato il più poetico tra i nostri cantautori. Io penso che l’arte sia forma e sostanza. Solo forma e solo sostanza non possono esistere. Io do prevalenza a musica, sonorità, canto, arrangiamento e solo dopo il testo. Se è bello e se suona bene è meraviglioso, ma in una canzone è meno importante.

Un altro brano di “Futuro Improvviso” che secondo me segue bene questo concetto è “Vado via con me”.

E’ vero. E’ un esempio di ciò che dicevo prima perchè spesso mi sono inventato il modo migliore per cercare di unire un buon testo a una buona musica. Tra un testo meraviglioso su una brutta musica suonata male e cantata male e un testo così così su una bella musica suonata bene e cantata bene sono certo di sapere cosa sceglieresti. Mi sono reso conto di questo ascoltando i cantautori in vinile. Ho tradotto dei testi di canzoni bellissime e storiche e spesso li ho trovati banali. A volte confondiamo troppo testo e musica. Soprattutto in Italia.

Qualche tempo fa hai dichiarato: “Nella musica pop la profondità non stride affatto con la leggerezza“. Oggi secondo te qual è il concetto di musica pop?

Ho una definizione molto personale di musica pop. Per me significa mescolare le carte in tavola e non avere mai un punto di riferimento. Nella mia carriera dopo aver cantato Luna ho proposto Semplice che era una canzone completamente diversa. Poi Giulia e Segui il tuo cuore. Tutti brani diversi tra loro. Anni fa ho pubblicato l’album Bersaglio mobile, un LP realizzato con Pino Palladino completamente diverso da quello che avevo fatto prima con anche un brano prog. Pensa che nel 1998 ho anche fatto rap con nell’album Ho Bisogno di Parlare

Lo ricordo perfettamente… era il 1998!

E’ vero! Il senso della musica è proprio quello. Puoi fare una ballata, ma anche un pezzo tiratissimo. Un brano che ha influenze jazz rock. Tutti questi generi, per me, descrivono bene il concetto di pop, quello che io prediligo perchè non avrà mai uno schema preciso.

Nell’album “Ho bisogno di Parlare” c’era un brano che a me piaceva moltissimo, ovvero “Stanotte tienimi con te”. Ho trovato molti punti di contatto tra quel lavoro e “Futuro Improvviso”.

In Futuro improvviso mi sono ripreso delle caratteristiche che avevo già e le ho allargate alla mia, più o meno vasta, conoscenza musicale. Per cui gli arrangiamenti possono variare dagli U2 agli Electric Light Orchestra, ma anche a gruppi meno famosi. Ci sono anche i REM, che ho amato moltissimo, ma anche quelle contaminazioni che avevo anche in tutti gli altri dischi. Io sono un ascoltatore. L’arte nasce dall’arte. Impari, cerchi di capire. Non bisogna invidiare gli altri, bisogna cercare di capire come mai sono riusciti ad arrivare a quel suono; cercare d’imparare da loro come poterti migliorare. Per me è questo l’ascolto di un disco e Futuro Improvviso non nasce a caso. Nasce con l’idea di unire. C’è Phil Collins, Michael Jackson, i Beatles. Quella è la mia formazione, io sono nato con i Beatles, quindi capisci bene che non posso farne a meno. Però erano cose che già avevo in tutti gli altri dischi.

In molti mi dicono che secondo loro il mondo musicale mi ha molto sottovalutato, ma io non credo sia vero. Probabilmente i miei grandi successi hanno offuscato determinate altre caratteristiche. Per esempio ho scritto musical sinfonici. Se fossero stati composti da altri, ne avrebbero parlato tutti.

Non solo musical sinfonici, ma anche pop, come quello con Massimo Ranieri negli anni ’90…

Sì, è vero. Ma sono stato anche l’unico artista italiano a scrivere musical all’estero. Porta la mia firma un lavoro su Greta Garbo a Stoccolma, dove ho vissuto due anni. L’avesse fatto chiunque altro… Quando ti trovi davanti all’arte, devi affrontarla con la mente sgombra. Se ti aspetti qualcosa, rimani quasi sempre deluso.

I PROSSIMI LIVE

Gianni Togni avrebbe dovuto tenere un concerto a Milano mercoledì 22 aprile al Teatro Repower. A causa dell’emergenza sanitaria l’evento è stato rinviato a data da destinarsi.

Stessa sorte per il live previsto il giorno precedente al Teatro Colosseo di Torino.

La tappa romana, invece, è stata ufficialmente rinviata al 19 dicembre all’Auditorium Parco della Musica.

 

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