26 Ottobre 2021
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26 Ottobre 2021

Intervista a Tiromancino che pubblica un disco indie che riesce a trovare le parole e i suoni per comunicare con tutti

Nell'intervista si parla delle nuove canzoni del tour e della capacità del cantautore di mettere d'accordo i cantautori di tutte le generazioni

Tiromancino ho cambiato tante case
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Si intitola Ho cambiato tante case ed è il nuovo lavoro discografico di Tiromancino.

12 tracce che includono Finché ti va, singolo di grande successo che proprio in questi giorni compie un anno, ma anche Cerotti, scritto con Gazzelle e Er musicista che fanno parte della colonna sonora del film Morrison che Zampaglione ha prodotto e diretto.

E c’è Domenica, l’inedito che ha anticipato l’uscita del nuovo album, disponibile già da qualche giorno in digitale e nei negozi tradizionali su etichetta Virgin Records/Universal Music Italia.

Il brano è già tra i 10 più programmati dalle radio ed è accompagnato da un video realizzato con protagonisti scelti nel dettaglio e con grande attenzione.

Per l’occasione abbiamo contattato il cantautore per parlare del suo nuovo progetto discografico.

Intervista a Tiromancino

Federico, raccontaci chi c’è nel video della canzone Domenica, come ti è venuta l’idea di scegliere proprio i protagonisti e tutte le comparse che vediamo….

Nel video di Domenica ci sono diversi familiari: mia figlia Linda, mia moglie Giglia, mio padre, l’altra figlia di Claudia, i ragazzi della band con le proprie fidanzate, Carlo Verdone, Claudia Gerini.

Insomma, persone di famiglia e amici molto cari. L’idea di chiamare loro mi è venuta perché volevo creare un clima disteso in cui si respirasse un senso di unione, condivisione e amicizia, per dare l’idea di qualcosa di naturale, di sentito e non di una situazione architettata. Si respira quell’atmosfera di vera domenica tra persone che si vogliono bene.

Hai cambiato tante case, titolo evocativo del viaggio della vita. Hai finito? Hai finalmente trovato quella della tua “dimensione”, quella della maturità?

Ho cambiato tante case nella vita, soprattutto case artistiche e cerco sempre di esplorare per cui non credo che con questo disco l’esplorazione sia finita.

Mi rendo conto che quando penso di essermi fermato con un progetto mi si accende una luce nella testa, una curiosità verso qualcosa di diverso, che può essere uno stile musicale, un genere cinematografico, una storia da raccontare con un libro o una sceneggiatura e immediatamente prende forma un nuovo trasloco.

Credo che questo sia nel mio DNA e difficilmente mi troverete fermo ad aspettare. Sono sempre in movimento.

Ogni canzone è un’emozione, è avvolgente e ti descrive in tutte le sfaccettature che la vita ti ha proposto per essere l’artista che sei oggi. “Eccoci Papà”: è lei la canzone in cui ti ritrovi di più?

Ti ringrazio per considerare le canzoni emozionanti e avvolgenti.

I temi trattati in questo disco sono diversi: ci sono le canzoni d’amore – Finché ti va, Cerotti, Tu e io e anche Avvicinandoti – che parlano di sentimenti nelle loro varie sfaccettature, dall’incontro al distacco al riuscire a far durare una storia nel tempo a qualcosa di più immaginato.

Ci sono canzoni che parlano della vita, come L’odore del mare con Carmen Consoli, o la stessa Ho cambiato tante case.

Troviamo anche Questa terra bellissima, una canzone che tratta il tema dell’ambiente e in cui si fa il punto della situazione sulla Terra e su cosa resterà del nostro pianeta alle generazioni future, con uno sguardo né polemico né accusatorio, ma con l’intento di raccontare la bellezza che ci circonda.

Si parla anche della vita del musicista in Er musicista fatta con Franco126 e Testaccio blues, canzone dedicata al grande bluesman Roberto Ciotti, che è stato un maestro e un amico.

Eccoci papà è una canzone dedicata a una persona importantissima per me, sia da un punto di vista umano che artistico. È una canzone che mi appartiene molto, e l’ho dedicata a mio padre dopo tanti anni di rapporto veramente incredibile per cui mi ritengo fortunato.

C’è anche una canzone che parla dell’effetto delle dipendenze, “Lei”, che sembra una canzone d’amore, ma nasconde anche un po’ di inquietudine nella paura di diventare schiavi di qualcosa che poi ci controlla.

Nell’album ci sono collaborazioni interessanti per la scena indie. Gazzelle, Galeffi, Leo Pari e Franco126. Di ognuno di loro potresti essere il padre artistico dal momento che sei indubbiamente uno dei fondatori della scuola cantautorale romana. Come vivi la tua dimensione con loro? Ti senti più vicino al loro mondo o a quello dei tuoi colleghi coetanei?

La collaborazione coi giovani cantautori è molto viva e nasce sicuramente da reciproco rispetto, stima e ascolto. Loro durante la loro formazione hanno ascoltato i miei dischi trovando dei punti di contatto con la loro musica. Mi vedono come un fratello maggiore che prima di loro ha seguito la strada dell’indie, che per me consiste nel traghettare delle sonorità e un linguaggio non tipicamente pop verso una massa, verso le classifiche e verso grandi spazi live.

Si tratta di un indie non rivolto a una nicchia ristretta, ma che riesce a trovare le parole e i suoni per comunicare un po’ a tutti. In questo senso, noi Tiromancino nel 2000 con il disco La descrizione di un attimo abbiamo anticipato questa tendenza.

I giovani musicisti con cui ho collaborato sono anche amici, sono persone molto carine, ispirate, di cuore e con le quali è sempre un piacere passare del tempo a chiacchierare o bere una cosa insieme. È un rapporto molto bello.

Sono contento che con il passare degli anni tutto il lavoro fatto con Tiromancino venga considerato sempre attuale dai giovani, anche con quelli della scena rap, come Ernia, Fabri Fibra, Rocco Hunt, che spesso mi hanno chiamato a collaborare, anche recentemente.

Alla fine, le canzoni sono fatte per restare e per essere condivise con le generazioni successive. Ho ricevuto tantissimi complimenti da diversi colleghi: Gianluca Grignani, Jovanotti, Giuliano Sangiorgi, Alessandra Amoroso, Biagio Antonacci.

L’ideale è che una canzone arrivi un po’ a tutti. Quando in una canzone si trovano elementi di emozione, quando vengono raccontate delle cose vere si può arrivare a tutti. Io credo che una bella canzone non finisca ghettizzata in una categoria quando arriva al cuore. E questo per me è un aspetto della musica molto bello.

Raccontaci come mai hai scelto proprio Carmen Consoli per la canzone L’odore del mare. Quando hai pensato a lei, la telefonata, l’ascolto del brano cantato da lei…tutte le tue emozioni, insomma…

La collaborazione con Carmen Consoli è molto importante per me. Lei è un’artista che stimo e con la quale mi sarebbe piaciuto collaborare da sempre. Ci siamo sentiti perché a entrambi era dispiaciuto non aver collaborato in occasione di Fino a qui, il disco di duetti. La conversazione avvenne mentre io camminavo sulla spiaggia e mentre parlavamo c’era questo odore del mare, profetico in qualche modo.

È diventata la canzone che abbiamo condiviso e credo che sia uno degli episodi più intensi di questo disco. Carmen ha qualcosa che ti tocca l’anima, la nostra è un’accoppiata che punta all’emozione e all’intensità.

Quando partirà il tour? Che stile gli darai? Più grintoso o più acustico? Quali degli ospiti presenti nel tuo disco, vedremo sul palco con te?

Il tour partirà ai primi di febbraio, andrà avanti a marzo e ricomincerà d’estate. Sarà il Ho cambiato tante case tour ed è il primo tour annunciato con capienza al 100% nei teatri. Ne siamo molto contenti e io non vedo l’ora di tornare sul palco, che mi è mancato tantissimo.

Sarà sicuramente una grande emozione, per me la musica dal vivo è tutto, è il momento di condivisione massima con il pubblico. Per questo tour stiamo studiando uno spettacolo che racconti il nuovo album e che riprenda anche i pezzi del nostro repertorio che non possono mancare, e che ormai sono diventati tanti. Dovremo trovare un modo per farci entrare tutto dentro queste varie case dello spettacolo.

Ci saranno dei momenti visivi che si riallacceranno anche al mio lavoro da regista, e dei momenti di narrazione, in cui racconterò il mio percorso ormai trentennale, che è stato costruito tanto sulla curiosità, ma anche sul rischio. Rischiare per me significa spingersi oltre ai propri limiti. Secondo me la comfort zone tende a inaridire l’artista. Saper rischiare ci mantiene vivi, curiosi, connessi con le nuove generazioni e anche con il nostro passato, con le nostre radici.

Questo disco ne è l’esempio, perché ho avuto l’opportunità di lavorare con tanti giovani – Gazzelle, Franco126 e Leo Pari – con leggende del rock come Alan Clarke, con una grande cantautrice come Carmen Consoli, e anche con tanti producer, come Jason Rooney, Antonio Marcucci e lo stesso Leo Pari.

Anche dal vivo si respirerà quest’aria di esplorazione, di curiosità e di cambiamento, senza mai dimenticare da dove veniamo.